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Freud’s Bones, il videogioco che omaggia il padre della psicanalisi

Freud’s Bones è frutto di una sviluppatrice autodidatta, che utilizza l’interazione tipica del videogioco per mandare un messaggio, il quale arriva forte e chiaro.
A cura di Lorena Rao
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Cosa si prova a essere nelle ossa di Sigmund Freud? Stare nel suo studio, col ticchettio dell’orologio a far da sottofondo, mentre un paziente rivela se stesso? Axel Fox, alias Fortuna Imperatore, prova a rispondere a modo suo, con un videogioco: Freud’s Bones. Sua opera prima dedicata al padre della psicanalisi. Tutto comincia una sera presso lo studio di Vienna, sito a Berggasse 19. Freud è irrequieto, non si sa bene il perché: tocca a noi, nei panni di un suo demone interiore, risalire alle sue angosce, fuse a quelle dei pazienti che nel corso delle quattro ore di gioco varcheranno la porta dello studio. Ascesa del nazismo, antisemitismo, ostracismo della comunità accademica, malelingue della borghesia viennese di inizio Novecento. È questo che emerge in Freud’s Bones, esperienza punta e clicca dalla solida impalcatura narrativa.

La scrittura di Axel Fox, violenta, profonda e ricca, riesce a caratterizzare perfettamente non solo il cinico Freud, ma anche il piccolo ma intrigante corollario di personaggi secondari che fa capolino nel suo studio – dai pazienti ai borghesi del Café Eickmann fino ad arrivare a personaggi realmente esistiti come Salvador Dalì e Lou Salomé. Ne viene fuori un contesto verosimile, in cui la sospensione dell’incredulità vince. Nonostante le storie cliniche dei pazienti siano di fantasia, il quadro complessivo risulta affascinante e credibile. Questo perché, pur non essendo un videogioco propriamente storico, Freud’s Bones riesce a far comprendere l’enorme contributo di Freud nella scienza dell’inconscio, la psicanalisi. Un titolo che in Italia, dove regnano ancora scetticismi collettivi sulla psicologia e la terapia psicologica, anche in tempi di pandemia, ha davvero molto da dire.

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Ascoltando gli sfoghi di Johanna, di Julian e degli altri pazienti, si percepisce quanto sia importante il contatto con se stessi; parimenti, nei panni di Freud, emerge quanto sia difficile empatizzare con l’interlocutrice o interlocutore. Durante le fasi di gameplay dedicate alle sedute, bisogna saper indagare, infiltrarsi nell’inconscio del paziente per scoprire la causa del suo male non solo psichico, ma anche fisico. Ciò emerge facendo le giuste domande e utilizzando il tono oratorio più congeniale, il tutto per giungere a una corretta diagnosi.

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Quanto delineato è accompagnato da un attento e ricercato simbolismo, che ben raffigura sentimenti e percezioni personali. Il globo come metafora del Transfert, il toro sbuffante in calze a rete come espressione dell’Es, mentre l’Io appare come un burattino alla mercé del Super-io, qui reso un soldatino giocattolo. Axel Fox si impegna a dare validi strumenti per far sentire chi gioca un adeguato indagatore dell’inconscio, capace di cogliere metafore, lapsus e associazioni. Oltre alla suggestiva simbologia, giocano un ruolo centrale il prezioso taccuino di Freud e l’Enciclopedia Britannica, in cui trovare le informazioni basilari per condurre la terapia. Il risultato di questo mix tra didascalie e simbolismo è uno spaccato umano, verosimile e visionario, attuale e al contempo ben incastonato al contesto in cui è ambientato, che è l’Europa dell’inizio del XX secolo.

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Questo è il fulcro vitale di Freud’s Bones, che oscura la presenza di diverse features secondarie. Tra una seduta e l’altra, il padre della psicanalisi deve tenere sotto controllo la sua dipendenza dalla cocaina e dal tabacco; può scegliere la copertina dei suoi volumi prossimi alla stampa; deve tenere conto delle proprie finanze. Espedienti tutti interessanti ma che diventano marginali nell’economia del racconto, focalizzato su altro. La presenza di queste meccaniche, per quanto blanda, appare comunque interessante, dato che mostra la quotidianità in cui è invischiato Freud, rappresentato nella sua totalità, tra luci e ombre.

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La scrittura ricercata di Axel Fox fa da elemento trainante all’intera esperienza, mettendo in secondo piano la semplicità estetica e audio, davvero rudimentale. In tal senso, occorre precisare che Freud’s Bones è il titolo d'esordio di una sviluppatrice autodidatta, che utilizza l’interazione tipica del videogioco per mandare un messaggio, il quale arriva forte e chiaro. Il titolo, disponibile su Steam a partire dal 25 maggio 2022, è il frutto di un’ottima campagna sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter.

È un dettaglio che mostra quanto i piccoli sviluppatori facciano fatica a trovare il supporto istituzionale in un paese ancora ostile nei confronti del settore videoludico. E questo succede nonostante i tiepidi passi in avanti come il credito fiscale del 25% e First Playble Fund.

Purtroppo in Italia la demonizzazione del videogioco fa ancora parte dei cavalli di battaglia di frange della politica, il che limita il progredire di un settore florido da un punto di vista culturale, economico e sociale. Il resto del mondo lo ha capito. Gli sviluppatori indipendenti italiani e parte del pubblico pure. Tocca alle istituzioni dare ai nuovi talenti i mezzi per fiorire, al pubblico nuova linfa, e dare così inizio a quella che è la cultura del videogioco in Italia.

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