Festa del papà: tutti i videogiochi con i migliori padri (buoni e cattivi)
Si sa, i papà agli occhi dei figli sono degli eroi. Nessuna debolezza, nessuna paura: quello che vediamo, soprattutto da bambini, è la loro invincibilità. Crescendo però impariamo a comprendere la loro umanità, fatta di sfide, timori e difficoltà. Lo stesso accade nei videogiochi: da adolescenti, ci siamo sentiti un dio nei panni di Kratos di God of War, per poi scoprire con sorpresa, da trentenni o più, il suo lato più intimo e fragile. Un uomo spinto a redimersi dal passato per il bene del figlio Atrues. Ciò non lo rende più debole, solo più umano.
Questo è un concetto molto caro all’ecosistema PlayStation. Negli anni, le sue icone sono cresciute, svelando un animo in cui è più facile immedesimarsi, perché più vicini al nostro essere adulti. Comprendiamo il sacrificio di Nathan Drake, protagonista di Uncharted, nel rinunciare a una parte di sé per proteggere la figlia Cassie, così come il dolore atroce ed eterno che aggroviglia il cuore di Joel in The Last of Us.
L’immaginario videoludico è pieno di padri pronti ad affrontare mostruosità, anche interiori, per il bene dei propri figli. A volte sono persone comuni, come Ethan Mars di Heavy Rain, disposto a mettere in pericolo la propria vita per trarre in salvo quella del figlio rapito, o Sojiro Sakura di Persona 5, un uomo burbero che però cela un’enorme sensibilità nello stare vicino a Futaba, una ragazzina hikikomori che ha deciso di vivere nella sua camera senza alcun contatto col mondo esterno.
Altre volte sono invece super-papà, come Barret di Final Fantasy VII, l’ecoterrorista che non le manda a dire a nessuno con il suo braccio-mitagliatore, che però non esita a sciogliersi davanti a un sorriso della piccola Marlene. Un altro super papà è Ryan Green, che assieme alla moglie Amy ha dato vita a uno dei videogiochi più impattanti nella storia recente del medium, That Dragon Cancer. Chi gioca, diventa impotente spettatore di una tragedia che stravolge la vita di una giovane coppia di genitori. Un titolo profondo, che ricorre al linguaggio interattivo del videogioco non per far sentire invulnerabili, ma il contrario. “Desideravo parlare di mio figlio”, afferma Ryan nel documentario sul making of del gioco, Thank You For Playing. Padri che imparano a cadere, anche nel baratro più profondo, pronti però a rialzarsi per esserci sempre come guida. Ed è proprio in questi attimi che capiamo quanto siano invincibili.