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Fenomeno D&D, la storia di Mattia Ceniti: “Ora giocare di ruolo è diventato un lavoro”

Mattia Ceniti è un Master di Dungeons & Dragons. Volto del progetto InnTale gioca di ruolo da 15 anni. Fanpage.it lo ha intervistato per capire come sta cambiando uno dei giochi di ruolo più famosi dell’universo nerd.
A cura di Lorena Rao
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Con Dungeons & Dragons – L'onore dei ladri nei cinema e l'attesa crescente sulla nuova edizione One D&D in arrivo nel 2024, è come se un'intera generazione stesse riscoprendo il gioco di ruolo ideato quasi 50 anni fa da Gary Gygax e Dave Arneson. Per capire meglio come funziona Dungeons & Dragons (in gergo D&D), abbiamo intervistato Mattia Ceniti, aka Matt Aster, uno dei volti e voci principali di InnTale, progetto multimediale di divulgazione del GDR (acronimo per indicare il gioco di ruolo), molto attivo su Twitch, YouTube e non solo. Mattia Ceniti in pratica è riuscito a trasformare la passione per uno dei giochi di ruolo più famosi dell'universo nerd in un lavoro.

Come descriveresti Dungeons & Dragons a chi non lo conosce?

Secondo me non c'è una risposta standard, ma in base alla persona che ho davanti cambio la risposta. Ad esempio, una persona che già si interessa di videogiochi o cose del genere gli proporrei un gioco di ruolo come Dungeons&Dragons come un'opzione in cui sei tu a scrivere la storia mentre hai un'assoluta libertà di scelta, nel bene e nel male. Una libertà che ti permette sia di fare cose belle, quanto di sbagliare, perché ti trovi ad affrontare sfide ostiche. Mentre una persona totalmenta lontana da questo mondo, proporrei D&D come una specie di recita, ovvero stiamo recitando tutti insieme una storia, perché sì, la figura del Master gestisce il gioco, ma la storia in sé viene raccontata in maniera corale dai giocatori col supporto del DM. Quindi stai inscenando uno spettacolo improvvisato, il tutto partendo da un'idea in testa.

Che consigli puoi dare a chi vuole iniziare a giocare?

La cosa fondamentale nel gioco di ruolo è il divertimento. Non stiamo recitando per qualcuno, se non per noi stessi. Siamo seduti a un tavolo  per divertirci tutti insieme e portare a casa una serata piacevole e creare ricordi. Quindi, l'unico obiettivo è questo: fare qualcosa che ci rimanga, a noi e ai nostri amici. Perché il divertimento e il coinvolgimento valgono se sono condivisi al tavolo. Se si diverte solo una persona in un tavolo composto da cinque, allora c'è qualcosa che non sta funzionando. Quindi il riferimento che ho fatto prima alla recitazione è solo per inquadrare cosa è D&D, ma nella realtà dei fatti non è necessario saper recitare o improvvisare, l'importante è semplicemente trovare qualcosa che ci dia soddisfazione.

Prima hai citato la figura del Master. In cosa consiste il suo ruolo?

Il Master si può intendere come la voce narrante della storia. Prendiamo il cinema: in un film la voce narrante non viene sentita dal protagonista, ma dallo spettatore. Allo stesso modo, il Master possiamo considerarlo una voce intermediaria tra un giocatore e il personaggio. In altre parole, il Master racconta a chi gioca cosa vede e percepisce il suo personaggio, che a sua volta, attraverso queste informazioni, riesce a fare agire il personaggio nel modo che ritiene più opportuno. Insomma, possiamo intendere il Master come un cannocchiale, un qualcosa che ci permette di vedere quello che sta succedendo.

Data la crescente diffussione di D&D e dei contenuti digitali, pensi che il DM possa diventare una professione effettiva?

Può diventarlo, sì. Secondo me, come tutte le questioni che riguardano la creazione dei contenuti e la pubblicazione digitale ci sono pochi limiti che si possono trovare. Il gioco di ruolo risponde a determinate domande nel grande mercato dell'intrattenimento e quindi sì, secondo me con la giusta attenzione, coi giusti intenti e soprattutto dimensioni, si può riuscire a trasformare il DM in una professione, soprattutto nel momento in cui non ci si limita a giocare ma ci si evolve sia come player che come Master e si diventa scrittore.

Quando si inizia a ingegnare coi propri regolamenti, le proprie ambientazioni e le proprie storie, è lì che si può realmente trasformare questa passione in una professione. Perché sì, i contenuti digitali sono un modo per trasformare le passioni in lavoro, ma nel caso specifico del gioco di ruolo, questa è l'evoluzione naturale per rendere al 100% in questo campo.

Rispetto a quando hai iniziato a giocare tu a D&D che evoluzioni hai notato in merito ai ruoli, soprattutto per andare incontro al pubblico crescente degli ultimi anni?

Io gioco a D&D qualcosa come più di 15 anni. Ho iniziato quando andavo alle medie, ormai ho 30 anni, quindi ho una bella carriera di giocatore. Il ruolo del Master non è troppo cambiato all'interno di D&D, perché resta la voce narrante, colui o colei che tesse i fili del destino in cui si devono districare i giocatori coi loro personaggi. Mentre, per quanto riguarda il gioco di ruolo in generale – quindi non solo Dungeons&Dragons ma anche tutti gli altri manuali – nel corso degli anni ha avuto enormi cambiamenti ed evoluzioni, portando addirittura alla domanda: ma il Master serve davvero?

Questa domanda è fondamentale in realtà, perché ha dato modo di creare una serie di giochi che non hanno bisogno della figura del Master, in quanto la storia viene coralmente raccontata da tutti quanti insieme. Negli anni, il Master è diventata una figura sempre più discussa ed elaborata perché molto spesso viene dimenticato un fattore fondamentale, ovvero che il Master è un giocatore, al pari degli altri. La differenza è che deve prendere appunti, perché deve sapere la storia e deve saperla raccontare. Ma alla fine anche lui è un giocatore libero di divertirsi.

Per chiudere, cosa ti aspetti da One D&D, la nuova edizione di gioco in arrivo nel 2024?

Questa è una bella domanda. Diciamo che in questo momento mi sto godendo il presente. Stanno continuando ad uscire tanti manuali in italiano, nonché in inglese, e ne hanno annunciati (in riferimento a Wizards of the Coast NdA) di altri che devono ancora uscire, che saranno molto interessanti secondo me. E quindi adesso sto preferendo vivere il presente. Io sono molto contento di queste edizioni, anche se all'alba dei tempi ero uno dei tanti detrattori. Poi, quando iniziai a provare, giocare e addentrarmi in questo mondo, l'ho trovata un'evoluzione molto interessante basata sulla semplificazione.

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