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Federico, obbligato a lavorare fuori orario: “Sogno Excel, perdo i compleanni e i capi mi scrivono sempre”

Federico non è l’unico, sempre più persone faticano a tracciare un confine netto tra lavoro e tempo libero con ripercussioni sulla vita sociale e ricadute piscologiche. Ora è stata presentata una nuova proposta di legge per il diritto alla disconnessione, il diritto da parte dei dipendenti di non rispondere a comunicazioni lavorative nel momento di riposo.
A cura di Elisabetta Rosso
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"Spesso quando mi addormento sogno Excel, ho l'ansia, controllo lo smartphone in continuazione e parlo sempre di lavoro, sempre, perché è diventato difficile per me parlare di altro". Federico (nome di fantasia) nell'ultimo periodo ha perso quasi tutti i compleanni dei suoi amici. Se c'è, c'è anche il suo computer, si siede in mezzo alla strada per rivedere le slide e salta la cena per revisionare i documenti. Tutto è iniziato sei mesi fa, quando ha accettato di lavorare per un'azienda di consulenza. Da quel momento il confine tra tempo libero e lavoro si è progressivamente assottigliato. Basta una chiamata, una mail, un messaggio su WhatsApp o su Slack.

Non esiste al momento una legge che stabilisca un confine netto tra il tempo libero e l'ambiente lavorativo, e i dipendenti spesso si sentono costretti a rispondere anche fuori dall'orario previsto. Il Partito Democratico ora ha depositato una proposta di legge per introdurre in Italia il diritto alla disconnessione, ovvero il diritto di non rispondere a comunicazioni lavorative nel momento di riposo. “Poter lavorare lavorare nei tempi giusti ci permetterebbe di fare il lavoro che amiamo senza rinunciare alla nostra vita o sentirci costretti a farlo per non perdere il posto”, ha spiegato Federico a Fanpage.it.

"La mia situazione è precaria. Il periodo di internship dura tre mesi, che vengono rinnovati con 3 mesi di internship, che vengono rinnovati con 6 mesi di determinato e così via. Allungano il periodo per metterti alla prova, chi si rifiuta di lavorare oltre l'orario semplicemente viene licenziato. La nostra produttività viene monitorata e controllata costantemente. I manager hanno parlato chiaro: chi non rispetta gli standard è fuori." Il tempo libero progressivamente è stato eroso da chiamate, mail, messaggi. “I miei amici hanno iniziato a prendendomi in giro, ora mi dicono che sto scomparendo. E se guardo i miei colleghi devo dire che molti non hanno fidanzati, amici, hobby o passioni. Questa cosa mi spaventa. Se penso al mio futuro qui penso che non sia sostenibile.”

Oltre l'orario di lavoro: quante ore ci rubano le chiamate e i messaggi de capi

“Ho iniziato a lavorare in questa azienda di consulenza sei mesi fa. Di per sé il lavoro mi piaceva anche i colleghi, poi si è rivelato un ambiente con molta pressione dall’alto. È assolutamente normale tornare a casa dall’ufficio e continuare a lavorare. In altre parole non finisci mai. A volte mi chiedono dei powerpoint, slide o lo studio di documenti, bandi, fuori dall’orario di lavoro”, spiega Federico.

"Ho fatto un calcolo e come minimo lavoro 4 ore in più al giorno. Spalmate sui cinque giorni lavorativi diventano 20 ore in più a settimana. Poi dipende dal periodo a volte ho fatto le due di notte. Cerco di tenermi il weekend libero ma molti colleghi si fanno sei ore sia sabato sia domenica. Quindi ecco, 20 è proprio la base.”

“Il problema è che lo facciamo tutti", sottolinea, "nessuno dice nulla. Da un lato sappiamo che funziona così, se andassi in un’altra azienda di consulenza sarebbe uguale. Dall’altro chi vuole crescere e fare carriera non ha molta altra scelta”. E infatti, come racconta Federico chi non rispetta i ritmi viene licenziato, "motivo per cui ti tengono appeso molto tempo, prima di un indeterminato". La prima raccomandazione è essere sempre reperibili e avere un pc con sé. E infatti i messaggi arrivano nel weekend, al mattino presto o alla sera tardi. "Non si tratta di situazioni di emergenza, funziona proprio così".

Come il lavoro ha impattato sulla vita di Federico

Il telefono è diventato un'ossessione, aumentano i livelli di insicurezza, di ansia. “Mi sto perdendo ogni cosa, compleanni, feste, rimpatriate, a volte arrivo in ritardo, l’ultima festa era di una mia carissima amica e sono arrivato quando già avevano spento le candeline”. La paura di non essere reperibile ha alimentato meccanismi malsani, "controllo sempre lo smartphone ho il terrore che si scarichi e finisco per portarmi sempre dietro il computer.”

L’impatto sulle relazioni e la vita sociale è alto. “Un mio amico venerdì sera si doveva esibire a un evento di stand up comedy, prima ho lavorato in macchina, poi sono entrato nel locale, mi sono messo in fondo e ho dovuto chiudere le ultime slide”. Non solo. “Una volta stavo tornando da lavoro a casa a piedi, non ho tempo di fare molta attività fisica e così ne approfitto. Mi hanno chiamato durante il tragitto per rivedere un progetto e mi sono dovuto sedere sui gradini di una chiesa per controllarlo. Mi sono reso conto che ormai è diventato più forte di me, e un po' mi fa paura”.

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