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Facebook vince in tribunale contro CasaPound, può chiudere la pagina perché “istiga all’odio”

Nel settembre del 2019 Facebook aveva rimosso la pagina di CasaPound. Due mesi dopo, il tribunale di Roma aveva chiesto al social di riaprila.
A cura di Valerio Berra
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Nuova sentenza, nuova decisione. Il tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto esercitato da Meta a chiudere le pagine di CasaPound Italia aperte su Facebook. Secondo i giudici della Sezione diritti della persona e immigrazione, Meta ha il diritto di rimuovere la pagina di CasaPound senza andare contro le leggi che tutelano la libertà d’espressione: “I discorsi d’odio non rientrano nell’ambito di tutela della libertà di manifestazione del pensiero, la quale non può spingersi sino a negare i principi fondamentali e inviolabili del nostro ordinamento”.

Questo è solo l’ultimo capitolo di uno scontro cominciato nel settembre del 2019, quando Facebook aveva deciso di cancellare le pagine italiane di CasaPound e di due dei suoi esponenti più importanti: Gianluca Iannone e Simone De Stefano. Tra le pagine chiuse dal social fondato da Mark Zuckerberg c’era anche quella di Roberto Fiore, legato invece a Forza Nuova. Il 2 dicembre il tribunale di Roma aveva ritenuto la decisione di Facebook lesiva della libertà di espressione e aveva chiesto al social di riaprirla, pena il pagamento di una sanzione.

Il “dovere legale di rimuovere i contenuti” di Facebook

Nel settembre del 2019 uno dei temi più dibattuti nella Silicon Valley era la responsabilità dei social network nella condivisione dei contenuti violenti, soprattutto se collegati a forze politiche. La sensibilità del pubblico a questi temi era cambiata dopo lo scandalo Cambridge Analytica esploso all’inizio del 2018.

Allora Facebook aveva giustificato così la decisione di rimuovere la pagina: “Chi diffonde odio non trova posto nelle nostre pagine, gli account che abbiamo rimosso violano la nostra poolicy a tutela della libertà individuale”. Questa decisione ora è supportata dal tribunale, secondo cui Facebook "aveva il dovere legale di rimuovere i contenuti, dovere imposto anche dal codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea”. Al momento la pagina di CasaPound su Facebook non è più raggiungibile.

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