Esiste una mappa in cui sono tracciati tutti quelli che hanno una Tesla

Il sito Dogequest ha avuto una vita breve. È stato pubblicato il 17 marzo, molto chiacchierato il 18 e poi il 19 marzo ha cominciato a funzionare a intermittenza. Un po’ è stato visibile, un po’ no. Ora sembra chiuso ma potrebbe sempre tornare. La piattaforma era molto semplice: c’era una mappa degli Stati Uniti, piena di icone: a volte c’era il simbolo di Tesla, altre volte quello del cane Doge. Una volta passato sulla mappa il cursore si trasformava in una molotov.
Dietro a ogni icona c’erano i dati personali dei proprietari di una Tesla. Come ha ricostruito NBC News le persone sulla mappa non erano tutti i proprietari presenti negli Stati Uniti ma solo una piccola parte. In ogni caso molti dati corrispondevano, altri no. L’obiettivo era chiaro. Un invito nemmeno troppo velato a estendere le manifestazioni di protesta contro Elon Musk su un livello più ampio.
A cosa serviva la mappa dei proprietari di Tesla
Lo abbiamo visto anche a Milano. Nelle ultime settimane le Tesla sono diventate il simbolo di una protesta contro Elon Musk, il Ceo che guida l’azienda e detiene il 13% delle sue azioni. Il punto delle proteste non è tanto Tesla ma quello che Elon Musk è diventato da quando ha appoggiato la corsa di Donald Trump alla Casa Bianca. E le proteste stanno avendo un effetto, visto il crollo delle vendite e del titolo in Borsa.
Ha appoggiato i tedeschi di Afd, si è esibito in un saluto romano durante il comizio, ha pubblicato frasi sprezzanti sulle persone che stanno affrontando un percorso di transizione di genere, sui grandi genocidi del ‘900 o su parecchi altri temi. E questo senza contare le polemiche seguite alle sue scelte da quando ha preso la guida del Doge, il dipartimento per l’efficienza governativa creato da Donald Trump apposta per lui.
Il problema del doxxing
Quello che sta facendo chiunque ci sia dietro a Dogequest ha un nome abbastanza preciso: si chiama doxxing e nel gergo informatico è una pratica che prevede di collezionare informazioni private su degli individui basandosi su quello che si può trovare in rete. In questo caso non è chiaro se il doxxing si sia fermato a informazioni pubbliche o sia arrivato in altri tipi di archivi.
Il problema però non è solo questo. I proprietari di Tesla non sono necessariamente sostenitori di Elon Musk, tanto che ormai è nato un informale Anti Elon Tesla Club e in rete si trova una discreta varietà di adesivi tipo: “Ho comprato questa Tesla prima che Elon diventasse matto”.