“Da che mondo è mondo, in Italia la presidenza del Senato vale tre ministeri”. Non è la frase più dura tra quelle trapelate dalla riunione tra Silvio Berlusconi e i parlamentari di Forza Italia. E nemmeno quella che offre la possibilità migliore per fare un titolo di giornale. Però è la frase che più di tutte evidenzia lo stato delle trattative per definire la squadra che inaugurerà il primo governo di queste legislatura. Il totoministri è un’antica pratica che in questi giorni sta infittendo le chiacchiere tra i tavolini esterni dei bar tra Palazzo Madama e Montecitorio, complice anche un’ottima ottobrata. Una pratica da cui sembra escluso un ministero.
Di sicuro non c’è nulla. Si parla di Antonio Tajani agli Esteri (vodka permettendo), di Matteo Piantedosi all’Interno, di Guido Crosetto allo Sviluppo Economico o di Giancarlo Giorgetti all’Economia. Si parla di una trasformazione del ministero delle Pari Opportunità, di un possibile Ministero per la Natalità. Quello che nemmeno si cita, che non viene considerato strategico e che non rientra nel computo delle trattative è il ministero dell’Innovazione o della Transizione Digitale.
Il peso dei 40 miliardi di euro previsti nel Pnrr
Dal 13 febbraio 2021 ad oggi questo posto è stato occupato da Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone. Prima ancora il ministero dell’Innovazione era stato guidato da Paola Pisano, professoressa di gestione dell’Innovazione dell’Università di Torino. Ora, a margine di qualche retroscena si parla Alberto Barachini, senatore di Forza Italia con un passato da giornalista a Mediaset.
Chiariamo un punto. Sia Colao che Pisano erano ministri senza portafoglio, non avevano in mano strutture con una capacità di spesa e tanto meno un budget da gestire. La loro presenza era necessaria per occuparsi di dossier definiti e coordinare la strategia del governo. Dopo la pandemia di Coronavirus il tema della digitalizzazione del Paese ha assunto un peso diverso.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero dello sviluppo economico. I fondi stanziati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono 191,5 miliardi di euro. La voce di spesa più importante riguarda la Rivoluzione verde e la transizione ecologica, un ambito per cui sono stati destinati 59,47 miliardi di euro. Al secondo posto c’è Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura con 40,32 miliardi di euro. Giusto per fare un paragone, solo questa voce è più del valore di una manovra finanziaria fatta in Italia in tempi senza guerra e Covid.
I dossier sul tavolo: il portale per i bonus e la cybersecurity
Gli indici per valutare il livello di digitalizzazione di un Paese sono diversi. Nessuno di quelli che si possono consultare mette l’Italia in una buona posizione. Prendiamo il Desi, l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società utilizzato tra i Paesi dell’Unione europea. Secondo i dati del 2022 l’Italia è al 18° posto su 27 Paesi europei, tra Lettonia e Repubblica Ceca. Non il massimo per un Paese del G7.
La strada da fare e lunga e i dossier urgenti non mancano. Il primo è il portale unico per i bonus, un progetto ereditato dalla gestione Colao che dovrebbe permettere agli utenti di vedere tutti i bonus di cui hanno diritto. Il progetto è già avanzato ma il Garante della Privacy ha segnalato che ci sono ancora parecchi punti da sistemare.
Il punto più importante da affrontare riguarda però la cybersecurity. Sotto il governo guidato da Mario Draghi è stata aperta l’Autorità per la cybersicurezza nazionale, un organo guidato da Roberto Baldoni che dovrebbe aumentare le capacità di difesa del Paese. La struttura è nata da meno di un anno e avere un ministero di riferimento chiaro è il minimo indispensabile per darle forza e farla diventare strategica.