“Ero una baby influencer e ho visto cosa fanno gli uomini online”: la storia di Jackie
I kid influencer sono cresciuti. Quei bambini da 100.00 follower, ora adulti, fanno parte della prima generazione dei social media, hanno cavalcato l'economia multimilionaria dei creator e ridefinito il concetto di adolescenza. La loro storie sono diverse. C'è Cam Barrett che ha fato causa a sua madre e chiede un risarcimento per aver sfruttato la sua immagine online e poi c'è Jacky Dejo che viaggia sui suoi yacht vendendo le foto su OnlyFans.
La sua storia, raccontata dal New York Times, mette in mostra tutte le lusinghe e i pericoli del mestiere del kid influencer. Se da un lato Jacky a 15 anni guadagnava 50.000 dollari al mese vendendo foto online, dall'altro è diventata l'oggetto del desiderio di uomini adulti che condividevano quelle immagini in chat pedopornografiche.
Il caso Jacky Dejo offre uno sguardo privilegiato su un'industria per uomini che sono sessualmente attratti da minorenni e ragazzine che costruiscono carriere milionarie con foto in bikini e perizomi sottilissimi. Ma partiamo dall'inizio.
La storia di Jackie: dai video con lo snowboard a OnlyFans
Tutto iniziò nel 2012, Jackie aveva 6 anni e sua madre e suo padre lanciano un account Facebook gestito da loro per condividere foto e video di Jackie sullo snowboard, la sua passione. A 8 anni arriva l'account su Instagram e inizia ufficialmente la sua carriera da baby influencer lavorando con sponsor come Adidas e Nitro Snowboards. A 13 anni, comincia a promuovere anche una collezione di costumi da bagno.
Con l'adolescenza cominciano ad accumularsi tra i suoi follower uomini adulti, arrivano le prime foto sessualmente esplicite in chat, e le sue immagini vengono ricondivise su gruppi pedopornografici. Arriva anche una nuova richiesta di lavoro, una piattaforma che vende immagini di ragazze minorenni svestite le chiede di diventare una modella. Non si tratta di nudi ma le foto sono sessualmente esplicite e il costo varia tra i 10 e i 100 dollari. Jackie accetta e annuncia il suo nuovo lavoro con una foto su Instagram a cavallo di una motocicletta con un bikini a perizoma.
Quando finisce la scuola Jackie ha guadagnato più di 800.000 dollari vendendo foto online, racconta suo padre al New York Times. Non solo, quando la piattaforma fallisce decide di aprirne una sua. "Volevo in un certo senso dare a tutti l'opportunità di fare ciò che ho fatto io", ha spiegato. Il modello di business si basa su immagini erotiche che non coinvolgono nudità assoluta. Il pubblico di riferimento sono uomini adulti. "Ho sempre spiegato ai genitori e alle ragazze quali possono essere i rischi devono capire che può avere ripercussioni sulla vita".
Dopo aver compiuto 18 anni Jackie decide di aprire un profilo su OnlyFans e Playboy, chiede circa 10 dollari al mese per le foto di nudo o in abiti provocanti. "Sono felice", ha raccontato al New York Times, "possiedo una barca e un appartamento. Non c'è niente di meglio".
Quali sono i rischi per le baby influencer
La vetrina virtuale può degenerare rapidamente in un ricettacolo sotterraneo per i pedofili a caccia di immagini di minori. Più i profili dei baby influencer raccolgono follower più è alto il rischio di attirare pedofili. Uno studio del 2020 condotto da Meta ha rivelato che 500.000 account di bambini ricevono interazioni "inappropriate" ogni giorno. Basta guardare tra i commenti delle foto di Jacky minorenni per trovare apprezzamenti ed emoticon con chiari richiami sessuali.
Anni dopo Jackie ha anche scoperto che le sue foto venivano pubblicate su forum pedopornografici e due dei fotografi che l'avevano contattata sono stati in seguito accusati di reati di sfruttamento minorile. Su un forum del dark web monitorato dal Canadian Center for Child Protection, un'utente ha detto che i suoi "fan sono impazziti" per le sue "foto seminude". Un altro su Instagram ha scritto: "Sottomessa e adatta alla riproduzione".
Non solo. Dal punto di vista psicologico, invece, c'è il rischio di sviluppare un Falso Sé. Essendo esposti sin dall'infanzia sui social i ragazzi potrebbero creare barriere difensive che compromettono l’autenticità. D’altronde è molto difficile imparare la differenza tra pubblico e privato, quando tutto viene postato sui social.