E se alla prossime Olimpiadi sostituissimo gli arbitri con l’intelligenza artificiale?
La squadra di pallanuoto italiana si è voltata di spalle durante l'inno dopo il torto arbitrale subito nel quarto di finale contro l'Ungheria. La World Aquatics, la Federazione Internazionale degli sport acquatica, ha confermato che il risultato è stato fortemente condizionato dalla decisione sbagliata dell'arbitro. Non è il primo caso durante le Olimpiadi di Parigi 2024. È stata contestata anche la sconfitta di Filippo Macchi contro il campione olimpionico di Tokyo 2020, l'atleta di Hong Kong Ka Long Cheung, e quella di Arianna Errigo, fiorettista azzurra che ha perso contro l'americana Lauren Scruggs. Le decisioni arbitrali sembrano aver penalizzato anche Manuel Lombardo e Odette Giuffrida negli incontri di judo. La lista è lunga.
Per gran parte della storia dello sport, il compito di arbitrare è stato nelle mani di esseri umani. Nel tempo tecnologie come i replay istantanei hanno fornito agli arbitri informazioni utili per prendere le loro decisioni. Decisioni spesso contestate, tanto che molti suggeriscono di rivolgersi sempre più spesso ai software.
L'intelligenza artificiale è già ampiamente utilizzata nell'arbitraggio, pensiamo per esempio al VAR. Ma nel prossimo futuro l'impiego è destinato ad aumentare. Il tennis è stato uno dei primi sport a utilizzare la motion capture e gli algoritmi informatici per capire se la palla fosse fuori dal campo. Ora il Hawk-Eye Innovations è talmente accurato che potrebbe sostituire completamente i giudici di linea entro il 2025. Ma anche le macchine sbagliano. E soprattutto. Siamo sicuri che l'errore artificiale non sia più pericoloso di quello umano?
I rischi della discriminazione algoritmica
La prima grande paura è quella della discriminazione algoritmica. In altre parole l'intelligenza artificiale potrebbe prevedere risultati distorti utilizzando dati distorti. Le derive della tecnologia sono già state osservate in diversi ambiti, come il diritto penale, le pratiche di assunzione o l'assistenza sanitaria. Non siamo di fronte a macchine ex novo, la tecnologia è figlia di tutte le nostre storture. Se ci sono dei pregiudizi storici, si rifletteranno sull'IA. Pensiamo per esempio alle discriminazioni razziste fatte dagli arbitri in partite del passato.
Non solo, potrebbero anche essere stati progettati in modo da privilegiare certe categorie a discapito di altre. Anche inconsapevolmente. Se ad addestrare l'IA, per esempio, è un uomo bianco etero e occidentale è probabile che la macchina privilegerà il suo punto di vista. Non è un caso che quasi ogni software che genera immagini produca donne estremamente sessualizzate. I sistemi automatizzati possono sembrare all'apparenza obiettivi e neutrali, in realtà rischiano di riprodurre e amplificare pregiudizi esistenti.
I limiti della tecnologia
Ci sono poi i problemi strutturali. Queste macchine al momento si inciampano in errori tecnici. Per esempio la NBA ha avuto problemi con le applicazioni di motion capture, spesso impiegano troppo tempo per prendere una decisione. Come spiega Meredith Wills, scienziata di dati sportivi specializzata nel baseball presso SMT (SportsMEDIA Technology), azienda tecnologica di grafica e trasmissioni sportive: "Il computer potrebbe non trovare la palla con la stessa facilità con cui vorresti".
Anche i cambiamenti di illuminazione, il colore dello sfondo o i movimenti degli spettatori sugli spalti potrebbero confondere l'IA "Potrebbe identificare erroneamente il cappello di qualcuno come la palla", spiega. "Per questo motivo, il tuo tracciamento potrebbe alla fine essere sbagliato".
Cosa succederà nei prossimi anni
Più diventano sofisticati, più dati sono disponibili per l'addestramento, più le macchine saranno performanti. I software e gli hardware avanzati potrebbero imparare a trasmettere i risultati più velocemente e ridurre al minimo l'errore. Ma non basta.
"L'aspettativa è evidente, si cerca una tecnologia in grado di risolvere in modo definitivo dei problemi. Tuttavia, la realtà è diversa", ha spiegato Pooya Soltani, esperta di tecnologia dei giochi alla Staffordshire University in Inghilterra. "Credo che la tecnologia debba essere utilizzata come strumento per aiutare il processo decisionale". La soluzione migliore sarebbe quella di implementare un sistema ibrido in cui gli arbitri umani collaborano con gli arbitri AI per migliorare l'accuratezza. Perché quando si tratta di prendere le decisioni, gli esseri umani svolgono ancora un ruolo fondamentale.