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TikTok

È davvero arrivato il momento di cancellare TikTok?

Il blocco Occidentale verso TikTok rischia di ridursi a una battaglia geopolitica. Potrebbe essere l’appuntamento giusto per regolare una volta per tutte i social.
A cura di Elisabetta Rosso
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Tutti puntano il dito contro TikTok, prima il Congresso degli Stati Uniti, ora la Commissione dell’Unione europea. Le accuse sono due, il social raccoglie i dati degli utenti e fa propaganda mirata. Dietro però c’è il vero peccato originale di TikTok: è nato in Cina. Un dettaglio che rischia di rendere tutta questa guerra un po' miope. Sì, il social raccoglie informazioni dei suoi utenti. E sì, è nato in Cina e nel Paese si sono registrati diversi casi di contenuti censurati per scopi politici. Eppure la storia è più complessa.

In realtà però TikTok non raccoglie più informazioni degli altri social. Se il No vale per uno, dovrebbe valere per tutti. Per questo il problema è altro, più grande del blocco Occidentale e Orientale. Il caso TikTok dovrebbe scrollarsi di dosso la politica, le dinamiche da Guerra Fredda, e diventare un precedente per costruire leggi più solide. Norme in grado di regolare la macchina dei social e tutelare, per davvero, la privacy degli utenti. Fare la crociata con un unico bersaglio, vorrebbe dire perdere in partenza, lasciando molti fianchi scoperti di una sicurezza digitale ancora fragile. Partiamo da qui per analizzare pezzo pezzo tutte le accuse rivolte al social cinese.

Tutta la storia di TikTok

TikTok sicuramente non ha una buona fama. Il social è proprietà di ByteDance, la sua sede è a Pechino. Non è un mistero, la Cina censura Internet e controlla gli utenti. Eppure TikTok ha sottolineato più volte che "il Partito Comunista Cinese non ha né il controllo diretto né indiretto di ByteDance o TikTok. ByteDance è un'azienda globale privata, di cui quasi il 60% è di proprietà di investitori istituzionali globali, mentre il resto è di proprietà principalmente dei fondatori dell'azienda e dei suoi dipendenti, tra cui migliaia di americani".

Nel 2019, Feroza Aziz è stata bloccata dopo aver pubblicato un video per protestare contro il trattamento riservato alla minoranza degli uiguri in Cina. Negli anni successivi sono trapelati i documenti che hanno rivelato la censura preventiva del social su determinati argomenti. Tra questi Piazza Tiananmen, gruppi religiosi non conformi al regime, l’indipendenza tibetana, e i leader mondiali “nemici” del Paese. Nel 2022 invece è trapelato un audio con 80 riunioni interne di TikTok dove si sente un "Tutto si vede in Cina", detto da un membro del dipartimento Trust and Safety di TikTok. L'ultimo caso è scoppiato poco prima di Natale, quando un'indagine interna di ByteDance, ha rilevato come i dipendenti abbiano rintracciato e spiato i giornalisti che seguivano le mosse l'azienda, accedendo ai loro indirizzi IP e ai dati degli utenti, per far luce su una presunta fuga di notizie all’interno dell’azienda.

Su queste basi è stata costruita l’aggressiva contro risposta statunitense. Il 14 dicembre, il Senato ha approvato un disegno di legge, il No TikTok on Government Devices Act che vuole impedire ai dipendenti federali di utilizzare il social sui dispositivi del governo. Seguita poi dall’Europa. Ieri la Commissione ha infatti vietato il social sui dispositivi dei dipendenti. Le preoccupazioni sono due: la prima è che il social fornisca dati personali a Pechino, la seconda è che utilizzi il TikTok come strumento di propaganda. Per capire meglio è necessario scindere politica e dati, ma soprattutto mettere a sistema l’universo dei social, perché alla fine sono tutti fin troppo simili. 

I meccanismi alla base dei social

"La Cina ci spia". Questo è il pallino statunitense, e infatti senza mezzi termini gli Usa si sono rivolti all’Europa facendo leva sul blocco Occidentale e dire: dovreste avere paura anche voi. Lo schema è lo stesso di Huawei, parte il ban dagli Stati Uniti e poi viene fatta pressione sull'Unione Europea. Il senatore Josh Hawley, che ha presentato un disegno di legge per vietare l'app negli Stati Uniti ha detto: "Se hai TikTok sul tuo telefono, sta leggendo le tue e-mail, sta guardando le tue foto, sta accedendo al tuo elenco di contatti e sta mettendo queste informazioni a disposizione del Partito Comunista Cinese, punto". Non è del tutto vero.

Geoffrey A. Fowler, del Washington Post, con l'aiuto di Disconnect, una società di software per la privacy, ha stilato una lista di tutte le informazioni che TikTok raccoglie dagli utenti. Tra queste: i contatti (se acconsenti), camera e microfono mentre fai i video, indirizzo e-mail, numero di telefono, localizzazione approssimativa, indirizzo IP, informazioni sugli altri dispositivi dove viene aperta l’app, cosa guardi, chi segui, il tuo compleanno, i messaggi privati. E poi prendendo esempio sempre da Facebook, ha aggiunto il monitoraggio delle pagine Web visitate. Non c’è traccia, come sostiene Hawley, che TikTok legga le mail.

Questo non vuol dire che va tutto bene. La raccolta dati di TikTok rimane invasiva, ma innanzitutto la campagna statunitense gonfia, esagera, trasforma banalmente in politica un problema che riguarda vuoti in ambito legale. Secondo, Facebook e Google raccolgono ancora più dati. Entrambi infatti possono registrare la cronologia degli spostamenti e le pagine che vengono visitate dagli utenti.

Il social raccoglie i dati per Pechino?

E qua arriva la seconda grande domanda: ma il governo cinese quindi ha davvero accesso a tutto ciò che TikTok raccoglie? Il social dice di no, e si appella ai dati, il 40% di ByteDance fa parte di società di venture capital americane, e poi tira fuori il suo asso nella manica: Oracle, una delle più grandi aziende della Silicon Valley, dove TikTok Global, che dovrebbe gestire i servizi cloud di ByteDance. “Abbiamo cambiato la posizione di archiviazione predefinita dei dati degli utenti statunitensi. Oggi, il 100% del traffico degli utenti USA viene instradato verso l'infrastruttura di Oracle Cloud. Utilizziamo ancora i nostri data center statunitensi e di Singapore per il backup, ma prevediamo di eliminare i dati privati degli utenti statunitensi dai nostri data center e passare completamente ai server cloud Oracle situati negli Stati Uniti”.

Questo è successo durante l’estate 2022, tecnicamente con il trasferimento dei dati Usa nei server dell'azienda, la Cina non dovrebbe più avere accesso alle informazioni dei cittadini americani. Non dovrebbe. Infatti se da un lato c’è Oracle dall’altro c’è la richiesta di dati degli utenti ai sensi della legge di Pechino. Ma la Cina non cerca nemmeno di nasconderlo, censura e controllo, sono due elementi fondamentali.

Poi la storia insegna, in realtà l’attività di raccolta dati da parte della Cina inizia ben prima di TikTok. Si pensi agli attacchi del 2015 all’ Office of Personnel Management degli Stati Uniti, quando gli hacker che lavoravano per il governo cinese hanno avuto accesso a circa 22,1 milioni di documenti, compresi i documenti relativi a dipendenti governativi con tanto di nomi, cognomi, indirizzi, informazioni di identificazione personale e numeri di previdenza sociale. Oppure lo scandalo Equifax del 2017, quando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato quattro hacker dell'esercito cinese che avevano rubato i dati personali di 145 milioni di americani all'agenzia Equifax. Pechino è interessata? Sì, quello sicuramente.

TikTok fa propaganda a Pechino? 

Il senatore Michael F. Bennet ha inviato una lettera a Apple e Google chiedendo di rimuovere TikTok dai loro app store: “Il Partito Comunista Cinese potrebbe costringere TikTok, tramite ByteDance, a usare la sua influenza per promuovere gli interessi del governo cinese, ad esempio, modificando il suo algoritmo per presentare contenuti americani per minare le istituzioni democratiche statunitensi o attutire critiche alla politica del PCC”, come riporta il Washington Post. TikTok sostiene invece che l’algoritmo venga alimentato dalle ricerche e dagli hashtag popolari. 

Sì ma non basta. La propaganda sui social sicuramente è un obiettivo del governo di Pechino. Come riporta Bloomberg, un'entità governativa cinese ha tentato di aprire un account invisibile su TikTok per produrre propaganda rivolta al pubblico occidentale. Ad aprile 2020 è infatti arrivato un messaggio a Elizabeth Kanter, responsabile delle relazioni governative di TikTok per Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi e Israele, che segnalava un "ente governativo cinese interessato a unirsi a TikTok ma che non vorrebbe essere visto apertamente come un account governativo poiché lo scopo principale è promuovere contenuti che mostrino il lato migliore della Cina”.

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