DoNotPay è l’intelligenza artificiale che vuole sostituire gli avvocati: “Sono pagati troppo”
Tutto è iniziato con una pila di biglietti del parcheggio universitario di Stanford. “Non potevo permettermi il costo delle multe, così ho cominciato a diventare un esperto in scappatoie per evitare di pagarle”, ha spiegato il Ceo e fondatore di DoNotPay, Joshua Browder.
Inizia così e finisce con un avvocato robot che, per la prima volta, difenderà un cliente in tribunale. L’intelligenza artificiale GPT “entrerà” in un'aula inglese a febbraio, e il caso potrebbe diventare un precedente “per sconfiggere la burocrazia e tagliare le spese altissime degli apparati legali”.
Il primo avvocato robot
L’intelligenza artificiale è un progetto della start up DoNotPay, funzionerà su uno smartphone, e in tempo reale ascolterà le argomentazioni in tribunale, poi riferirà all’imputato come rispondere, ripetendo le parole dettate dall'IA. La causa in questione sarà una multa per eccesso di velocità, l’IA difenderà il suo cliente e, in caso di sconfitta, Joshua Browder, ha spiegato che coprirà eventuali spese.
Quella di febbraio potrebbe essere solo la prima causa gestita da un'intelligenza artificiale. Browder infatti punta alla Corte Suprema, su Twitter ha scritto “DoNotPay pagherà 1.000.000 di dollari a qualsiasi avvocato o persona con un caso imminente davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti per indossare AirPods e lasciare che il nostro avvocato robot discuta il caso ripetendo esattamente ciò che dice.”
Come funziona DoNotPay?
L'intelligenza artificiale inizia chiedendo al cliente qual è il problema legale, quindi trova una scappatoia e la trasforma in una lettera, che il cliente può inviare all'istituzione competente o caricare su un sito web. In caso di processo si comporta come un vero e proprio avvocato, schierato “al fianco" dell’imputato. I clienti in aula infatti dovranno indossare un auricolare con connettività Bluetooth, probabilmente un AirPod o un apparecchio acustico, con l'IA che sussurra istruzioni su cosa dire.
"La legge è quasi come codice e linguaggio combinati, quindi è il caso d'uso perfetto per l'IA", ha detto Joshua Browder a Usa Today. "Penso che questo sia il più grande potenziale per la tecnologia GPT e Large Language Model."
Il lavoro della start up
La start up è nata nel 2015, lanciando un chatbot di consulenza legale per aiutare i clienti a pagare le multe. Poi, nel 2020, Browder, che ha studiato informatica alla Standford University, ha scelto di applicare l’intelligenza artificiale nel progetto. Browder ha spiegato che ci è voluto molto tempo per addestrare l'assistente AI di DoNotPay e forninre tutte le informazioni necessarie per permettere all’Ia di poter accedere alle fonti di diritto necessarie. "Stiamo cercando di ridurre al minimo la nostra responsabilità legale. E non va bene se l'IA distorce i fatti o diventa troppo manipolativa."
DoNotPay, ha anche pubblicato modelli per aiutare le persone a contestare i biglietti del parcheggio o richiedere rimborsi aerei, e sviluppato un bot in grado di negoziare fatture con aziende come Comcast utilizzando la tecnologia GPT.
Combattere le parcelle degli avvocati
Browder ha spiegato che il suo obiettivo finale è riuscire a sostituire gli avvocati con l’app, almeno per le cause più semplici, per far risparmiare gli imputati.
"È tutta una questione di linguaggio, ed è quello che gli avvocati fanno pagare centinaia o migliaia di dollari l'ora per farlo", ha detto. "Ci saranno ancora molti bravi professionisti là fuori che potrebbero discutere davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ma molti avvocati chiedono semplicemente troppi soldi per copiare e incollare documenti e penso che saranno sicuramente sostituiti, e dovrebbero essere sostituiti.”
Quello di DoNotPay, quindi, è un assistente che non offre solo una consulenza legale, ma che vuole "combattere le società, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante".