Dead Space è tornato: abbiamo provato il remake del gioco che ha terrorizzato una generazione
Il silenzio dello spazio. Le scie di sangue sui muri e i corridoi della USG Ishimura. I necromorfi nascosti nei condotti di aerazione per agguati improvvisi. Quindici anni fa Dead Space regalava una serie di sensazioni che ancora oggi fanno venire la pelle d’oca. Una pietra miliare del genere horror, che merita di essere riscoperta dalle nuove generazioni di giocatori e giocatrici. Da qui la necessità di un remake, curato dallo studio Motive e pubblicato da Electronic Arts.
Di cosa parla Dead Space
La USG Ishimura è una nave spaziale adibita all’estrazione mineraria nel Sistema Aegis. Dopo 72 anni di impeccabile servizio, sembra non rispondere più alle comunicazioni. Alcuni tecnici della USG Killion vengono quindi inviati per ripristinare i contatti. Tra loro c'è l’ingegnere Isaac Clark.
Una volta messo piede sulla prestigiosa nave, il gruppo viene travolto dal caos: gran parte della Ishimura è in avaria, l’intero staff sembra dissolto nel nulla e copiose chiazze di sangue ricoprono scrivanie e pavimenti. Dietro questo spettacolo raccapricciante ci sono i necromorfi, letali creature che utilizzano condotti e pertugi della Ishimura per predare le loro vittime. Non si sa da dove vengono, né se vi sono sopravvissuti. Ciò che conta è ripristinare le funzionalità della nave e tornare sulla Terra sani e salvi. Spetta ad Isaac Clark compiere la disperata impresa. Si apre così Dead Space, con un incipit che getta (quasi) immediatamente nell'azione.
Perché Dead Space fa ancora paura
Proprio come quindici anni fa, anche nel remake ci si sente spaesati, fragili e facili vittime di agguati. E questo accade nonostante un equipaggiamento sopraffino dotato di tuta e pistola al plasma. Certo, vagando tra le sezioni della Ishimura si troveranno ulteriori armamenti e potenziamenti, ma la sensazione di essere indifesi permea tutta l'esperienza di gioco. Il merito va in primis all'atmosfera, che nel remake di Dead Space acquisisce ancora più valore, grazie alle performance delle recenti piattaforme.
In tal senso, il sound design gioca un ruolo di primordine, tant'è che è consigliabile giocare con l'ausilio di cuffie, in modo da sfruttare l'audio 3D, ora disponibile. In generale, il silenzio regna sovrano all'interno della nave in avaria. Un silenzio che però spesso viene squarciato da effetti sonori che fanno rabbrividire, se non saltare dalla sedia.
Del resto, Dead Space ricorre spesso ai jump scare, ossia suoni o eventi improvvisi che hanno lo scopo di spaventare chi gioca. Sarebbe però riduttivo dire che il gioco si basa solo su questa tecnica: a caratterizzare Dead Space è una costante tensione, perché ogni porta sbloccata, ogni angolo scoperto, può celare un agguato. E anche quando è ora di combattere la situazione non cambia. Questo perché la Ishimura è dotata di spazi stretti, a volte claustrofobici, il che rende complesso sfuggire agli attacchi dei nemici, i quali spesso prediligono le spalle.
Per acuire questo senso di imprevedibilità e accerchiamento, il remake di Dead Space offre un sistema dinamico di generazione degli scontri. Ciò vuol dire che il gioco è in grado di generare 1.200 eventi unici, tra apparizione dei nemici ed effetti sonori. In questo modo nessuna partita sarà uguale alla precedente.
Gli scontri sono inoltre intervallati da risoluzioni di puzzle (che nel remake sono stati arricchiti) e fasi esplorative. Il risultato finale è un ritmo di gioco variegato, davvero apprezzabile anche oggi. Ciò che rende ancora unico Dead Space è la narrazione ambientale, evitando la presenza di elementi a schermo che alterano la sospensione dell'incredulità. Per dire, la vita di Isaac è segnalata dalla spina dorsale della tuta, così come le munizioni dal display delle armi. Inoltre, gli occhi più attenti noteranno che le disperate scritte sui muri spesso celeranno dei consigli per andare avanti nell'avventura, tra cui mirare agli arti dei necromorfi per indebolirli. Espedienti che nel 2008 furono avanguardistici per l'intero settore videoludico, ma che ancora oggi si rivelano funzionali per l'intera esperienza.
Dead Space è un mix di novità e riproposizioni
Il primo aspetto che colpisce di un remake di un vecchio titolo videoludico è l'aspetto visivo. Ebbene, nel caso di Dead Space, è stato utilizzato il Frostbite Engine, motore grafico già apprezzato nei Battlefield. E in effetti, già dalle prime inquadrature, il remake colpisce. La caratteristica tuta di Isaac ha un livello di dettagli incredibile, soprattutto se investita dalle poche fonti di luce della Ishimura o se macchiata di sangue. Discorso analogo per nemici: colpendoli con le armi al plasma, sarà possibile vedere i loro tessuti, i loro tendini, i loro muscoli, per scontri all'insegna del gore.
Anche luoghi e personaggi secondari appaiono ben realizzati, per un'immersione di gioco ancora più potente. Unica nota dolente, in termini di immersione, è il doppiaggio italiano. In particolare, alcune voci appaiono prive di pathos, inficiando le ottime atmosfere del remake. Per fortuna questo aspetto non riguarda Isaac Clark, che questa volta parla, a differenza del capitolo originario del 2008.
Arrivati fin qui, è chiaro che il remake di Dead Space si propone di mantenere intatte le sensazioni generate dal titolo originario del 2008 senza rinunciare a particolari innovazioni legate al comparto tecnico e non solo. Tra doppiaggio, sequenze narrative e di gioco nuove, snellimento di alcune meccaniche (come muoversi a gravità zero) e molto altro ancora, il Dead Space di Motive è un titolo che vuole riconquistare le schiere veterane dei fan, ma vuole anche parlare alle nuove generazioni di giocatori e giocatrici, grazie a un mix di elementi passati e moderni in grado di spaventare ancora una volta. Il remake di Dead Space sarà disponibile dal 27 febbraio 2023 su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.