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Dare del “bimbominkia” online è reato, secondo la Cassazione

Il termine “bimbominkia” rappresenta un’offesa vera e propria e, se scritta online, si configura come diffamazione aggravata.
A cura di Marco Paretti
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Dare del "bimbominkia" a qualcuno online, che siano i social network o i videogiochi, è diffamazione e, quindi, può essere punito. Ad affermarlo è la Corte di Cassazione in una sentenza, spiegando che il termine vuole indicare una persona con un quoziente intellettivo limitato e quindi costituisce diffamazione aggravata. La sentenza che coinvolge questo termine, spesso utilizzato online per offendere altre persone, riguarda l'animalista Enrico Rizzi, a cui è stata rivolta l'offesa. Rizzi si era peraltro già trovato dall'altra parte della barricata in qualità di condannato proprio a causa di offese rivolte al presidente del consiglio regionale Diego Moltrer. È proprio un'amica di Moltrer ad aver utilizzato il termine "bimbominkia" contro Rizzi.

La Cassazione ha spiegato che questo termine lascia intendere che la persona a cui è rivolto possiede un quoziente intellettivo limitato e, quindi, deve essere paragonato a un'offera vera e propria. Nel caso in questione, l'ingiuria è stata scritta all'interno di un gruppo Facebook da oltre 2.000 iscritti, elemento che l'ha resa diffamazione aggravata. Questo perché in precedenza la Cassazione aveva deciso che l'offesa su internet equivale alla diffamazione a mezzo stampa. In pratica, offendere qualcuno su Facebook è tanto grave quanto farlo sulle colonne piombate di un giornale.

Il parallelismo tra social network e testate giornalistiche sarebbe dovuto alla "potenzialità, idoneità e capacità del mezzo utilizzato per la consumazione del reato a coinvolgere e raggiungere una pluralità di persone […] con ciò cagionando un maggiore e più diffuso danno alla persona offesa". Insomma, il network di persone presente su Facebook rappresenterebbe un bacino di "lettori" così ampio da poter essere equiparato a quello di un giornale vero e proprio. Per questo l'offesa su web si configura come diffamazione aggravata. Per quanto riguarda il termine bimbominkia, la Treccani lo indica come un "giovane utente dei siti di relazione sociale che si caratterizza, spesso in un quadro di precaria competenza linguistica e scarso spessore culturale, per un uso marcato di elementi tipici della scrittura enfatica, espressiva e ludica".

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