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Daniela, campionessa di videogiochi: “Investo tutto quello che ho su questo, sarà il mio futuro”

Daniela “Effy” Vrabie è la capitana delle LXT, un team taliano di Valorant composto solo da giocatrici donne. Daniela ha spiegato a Fanpage.it cosa vuol dire lavorare in questo ambiente.
Intervista a Daniela "Effy" Vrabie
Pro Player e capitana delle LXT, team italiano di Valorant
A cura di Lorena Rao
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I videogiochi non sono più una cosa da maschi. Da tempo. Secondo il rapporto IIDEA 2022, l'assocazione italiana di categoria, in Italia il 42% del pubblico videoludico è composto da giocatrici. Nel mondo, il 46%. Il discorso si fa tuttavia più complesso se ci addentriamo negli eSport, settore in cui giocatrici e giocatori professionisti si sfidano in tornei e leghe ufficiali di giochi competitivi. Sparatutto o first person shooter (FPS) come Call of Duty e Valorant, così come i Multiplayer Online Battle Arena (MOBA) come League of Legends, diventano arene virtuali in cui atlete e atleti, o più in generale pro player, si sfidano per ottenere gloria e ingenti montepremi. Il giro d'affari degli eSport a livello globale è gigantesco: il settore è seguito da circa 215 milioni di persone e nel 2021 ha generato un fatturato pari a 947,1 milioni di dollari. Il comparto dei pro player però è principalmente maschile. "La percentuale di giocatrici professioniste è solo del 5%, mentre il restante 95% appartiene esclusivamente agli uomini", riporta il recente rapporto di G2A.

Qualcosa però sta lentamente cambiando, anche in Italia. Crescono e acquisiscono visibilità i team femminili. Tra loro ci sono le LXT Esports, squadra di Valorant fondata da Ask Advisory in collaborazione con lo studio legale Lexant Sbta. A comporre il team ci sono Daniela "Effy" Vrabie, Jamalia "Lia" Duangrai, Sara "Aranel" Lippolis, Giulia "Giu" Venuti e Regine "Regi" Cabael. La più grande ha 24 anni, la più piccola 19. Un team di giovanissime che lo scorso maggio ha trionfato al Minerva Series, il primo torneo femminile amatoriale ufficiale dedicato allo sparatutto di Riot Games. Abbiamo intervistato la capitana delle LXT, Daniela Vrabie, per capire quali sono le sfide di chi vuole investire negli eSport a livello professionale, donne incluse.

Quando hai iniziato il primo videogame?

Ho iniziato quando ero piccola, intorno ai 10 anni. In quel periodo ho scoperto i primi giochi su computer, come Prince of Persia, che è il ricordo più grande che ho in questo momento. Giochicchiavo anche ai giochi che aveva mio padre sui vecchi cd, come Aladdin. Da lì ho scoperto i primi MMO RPG (giochi di ruolo multiplayer online), poi League of Legends, fino a ritrovarmi a giocare a Valorant.

Quando è arrivata la svolta competitiva con gli eSport?

La svolta competitiva arriva effettivamente con Valorant, però molto più tardi rispetto a quando ho iniziato a giocare. Nel senso, il gioco è uscito durante la quarantena, è stata la mia esperienza con uno sparatutto in prima persona, quindi ero scarsissima. Questa cosa la ripeto sempre: nel gruppo eravamo cinque amici ed ero veramente quella più scarsa. Mi sono messa sotto, mi sono data da fare per circa un anno e mezzo ed è stato il periodo in cui c'è stato un torneo di Ladies Invitational Italia, in cui delle ragazze han dato la possibilità di invitare altre quattro player a creare dei team per giocare al torneo italiano. Da lì vivere la competizione, avere quel tipo di esperienza, mi ha fatto capire che mi piacerebbe andare molto più nel profondo in questo mondo. Qui ho deciso di giocare in modo competitivo e non in modo amatoriale.

LXT | Il videogioco Valorant
LXT | Il videogioco Valorant

Quali sono le sfide che devi affrontare da capitana di un team di pro gamer?

Essendo game leader, cioè colei che che guida il team durante la partite, faccio anche il capitano. La sfida principale è affrontare le interviste, perché quando magari c'è qualcosa da dire sono tutte "vai, vai tu, non ti preoccupare". Quando arriverò alla fine di questo percorso sarò in pro anche in questo, chi lo sa! Un'altra cosa è affrontare lo stress durante la partite ed essendo il capitano c'è il peso del "devo essere quella che deve guidare le compagne" dal punto di vista mentale. Il problema è che a volte sono anche io quella che crolla e ha bisogno di supporto.

Il ricordo più bello che hai con le LXT?

Sicuramente il primo bootcamp che abbiamo fatto insieme. Per me è stata una bella esperienza, e aver legato con loro prima di conoscerle dal vivo mi ha fatto sentire subito a mio agio. Riuscire a vederle e passare una settimana con loro è stato davvero davvero bello. Un altro è quando prendiamo in giro il team manager e il coach, ecco!

LXT | La squadra al completo
LXT | La squadra al completo

Ci puoi raccontare la tua giornata tipo in vista di un torneo?

Cerco sempre di non caricarmi troppo di Valorant. Quindi magari non seguo troppo, non gioco neanche delle semplici partite, ma magari faccio qualcosa che mi permetta di staccare completamente nella prima parte della giornata, che sia leggere o passeggiare. Qualche ora prima del torneo mi faccio la mia routine di game, ad esempio provo la mira e i movimenti della mano in poligoni simulata. Poi un'oretta prima ci ritroviamo su Discord e decidiamo come giocare.

La carriera da pro player è molto breve. Dopo i 25 anni i riflessi cominciano a scendere. Cosa si può fare dopo?

Parto dal dire che la carriera breve dipende dai punti di vista. Ovviamente rispetto ad altri tipi di lavoro è meno longevo e non ti permette di farlo per tutta la vita, però ci sono ancora pro player che giocano a 30 anni anche in leghe molto alte, sia giocatori che giocatrici. Si può arrivare, se c'è la possibilità, oltre i 25 anni. Dopo, chi magari vuole continuare nel mondo degli eSport, lo può fare come coach, team manager, project manager e tutte quelle figure che girano attorno al settore.

Pensi quindi che in futuro gli eSport faranno ancora parte della tua quotidianità?

Vorrei, assolutamente. Da quando sono entrata in questo mondo voglio investire in tutto quello che ho, voglio dare il cento per cento, riuscire a fare la mia carriera da pro player e passare, più tardi, quando ne sentirò il bisogno, a qualcosa che ci giri intorno, come coach o social media manager. Quindi mi piacerebbe sì, ce la sto mettendo tutta per riuscire a far diventare gli eSport una carriera per il mio futuro.

Al di là delle competizioni, a cosa giochi?

I videogiochi che gioco per piacere sono quelli single-player. Mi piace League of Legends ma è sempre un titolo competitivo, quindi tendo a dare il meglio e ad essere al top, più che a divertirmi e a rilassarmi. Questa cosa non mi fa staccare effettivamente dal lavoro. Come titolo, mi piace molto Teamfight Tactics, sempre di Riot Games. Uno dei miei preferiti è Little Nightmares. Mi è piaciuta tantissimo la serie, ho adorato tutto. Ho iniziato a giocare in questo momento a Diablo. Insomma, tutti i single-player con sound e storie particolari mi prendono.

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