Da dove arriva l’ossessione di Elon Musk per la lettera X
Se ora provate a scrivere x.com nella barra di ricerca di Google vi ritroverete immediatamente su Twitter. Nel gergo informatico si tratta di un’operazione che si chiama Redirect. Si prende un dominio, l’indirizzo a cui trovate un sito, e li si chiede di indirizzare a un altro sito. Con qualche euro potete farlo anche voi, finché non vi bloccano. Questo Redirect è recente, ed è stato annunciato da Elon Musk in una delle più grandi operazioni di rebranding nella storia dei social network.
Twitter non si chiamerà più Twitter. E il suo simbolo non sarà più Larry, l’uccellino azzurro perfettamente iscritto in una serie di cerchi che accompagna l’app dal 2010. Il social, e tutta l’app che verrà costruita attorno, si chiamerà semplicemente X e il suo logo sarà appunto una X. Elon Musk ha spiegato che Larry, chiamato così in onore del giocatore NBA Larry Bird, verrà progressivamente dismesso.
Non è chiara la tempistica. Il nuovo proprietario di Twitter aveva già anticipato la sua mossa ad aprile, quando per qualche ora aveva cambiato il logo del social con il paffuto volto dello Shiba Inu diventato noto ai social come il Doge Meme, simbolo della cripto Dogecoin. La nuova X è una singola lettera bianca, con una stanghetta raddoppiata rispetto all’altra. Tutto su sfondo nero.
Le origini di X.Com
La X torna spesso nel credo muskiano. È in SpaceX, è nella sua società di intelligenza artificiale xAI, ed è anche in X.corp, la società in cui attualmente si colloca Twitter. Ma soprattutto è nella seconda impresa dal lui fondata. Nel 1999 Elon Musk aveva 28 anni, era un giovane milionario reduce dalla vendita della sua prima startup. Nello specifico, era riuscito a vendere il servizio di mappe Zip2 al gigante Compaq ricavandone circa 22 milioni di dollari. Lo stesso anno Musk ha deciso di cambiare completamente la direzione del suo business e spostarsi verso un altro settore: i pagamenti digitali. Così nel 1999 fonda, e acquista il dominio, di X.com.
L’idea era quella di diventare la prima banca digitale. Il progetto X.com non è finito benissimo. L’azienda ospitava nei suoi uffici un’altra piccola startup che si occupa dello stesso settore, si chiamava Confinity e lavorava a un altro progetto per i pagamenti digitali: l’allora sconosciuto PayPal. Quando il servizio PayPal ha cominciato a crescere, X.com ha proposto a Confinity di fondersi per puntare tutti sullo stesso servizio. PayPal è diventato il progetto principale e nel 2000 X.com si è ufficialmente spento per 23 anni. Fino a ieri.