Cronaca della nostra lotta nelle Terre Viventi: la nostra prova del videogame Avowed
Nel mondo fantasy di Avowed siamo un deiforme, una persona toccata alla nascita da una divinità. Questo comporta avere dei particolari segni in volto. Per alcuni si tratta di una maledizione, per altri di una benedizione. Lo capiamo non appena iniziamo a chiacchierare con gli abitanti delle Terre Viventi. Siamo arrivati in questo continente remoto per ottenere informazioni sulla Piaga dei Sogni, un misterioso fenomeno che prosciuga e trasforma essere umani, animali, terreni. Per le creature senzienti, i sintomi di chi prende la piaga comportano incubi ed episodi crescenti di psicosi, fino ad arrivare alla perdita totale di raziocinio e alla trasformazione effettiva del corpo.
A rendere ancora più complessa la situazione sono i rapporti geopolitici: noi siamo inviati di Aedyr, un grosso impero in espansione, in un territorio ostile come le Terre Viventi. Qui a dominare è la natura, se non fosse per alcune città libere e indipendenti, che mal vedono l’intrusione di una potenza ingombrante come l’impero. Non a caso, la maggior parte degli abitanti locali si riferiscono a noi con disprezzo o scetticismo, in quanto siamo esponenti di una forza reputata colonizzatrice. Non mancano però personaggi affascinati dal nostro aspetto deiforme, pronti a seguirci in questa avventura fatta di misteri sovrannaturali e intrighi di potere.
Dilemmi etici in un mondo fantasy
Gran parte dell’esperienza di Avowed si basa sui dialoghi e sulla lettura di testi. Azioni che potrebbero apparire tediose, soprattutto considerata l’attuale soglia dell’attenzione, ma che nella realtà si rivelano piacevoli. Il merito va alla scrittura pregevole, che cattura subito e che mette in mezzo, tra una battuta e un’altra, riflessioni etiche di un certo rilievo. Tutto questo accade seguendo la missione principale, le missioni secondarie e persino dialoghi estemporanei con gli NPC, i personaggi non giocabili.
Non sveliamo i dettagli per lasciare il piacere della scoperta, ma Avowed riesce a mettere in mezzo questioni legate all’eutanasia, alle risorse belliche e persino allo sfruttamento della manodopera. Il gioco reinterpreta tutto questo in chiave fantasy – nel caso della manodopera, si parla dello sfruttamento di non-morti, cadaveri riesumati tramite l’antica arte dell’antimanzia – e forse proprio per questo le tematiche trattate arrivano forte e chiare, senza alcuna forzatura. Una qualità di scrittura già vista nella distopia lavorista di The Outer Worlds, sia nella lotta di classe miniata di Pentiment, che più in generale in tutta la produzione di Obsidian Entertainment.
L’aspetto più interessante è che possiamo scegliere come reagire a questo caos in base a come desideriamo caratterizzare il nostro deiforme. Noi, ad esempio, abbiamo sempre optato per il dialogo e la diplomazia, interpretando un personaggio curioso e rispettoso nei confronti delle popolazioni delle Terre Viventi. Del resto siamo inviati, e per ottenere le informazioni necessarie è meglio avere più amici che nemici. Tuttavia, nulla toglie la possibilità di interpretare un imperialista convinto, un attaccabrighe se non addirittura un cinico nichilista. Tutto in Avowed è possibile, grazie alle numerose opportunità di caratterizzazione del personaggio principale, sia come approccio al dialogo che al combattimento. Sì, perché in Avowed si combatte e anche tanto.
La libertà d'approccio in Avowed
Armi a due o a una mano, armature pesanti, archibugi e grimori per la magia. Nel titolo di Obsidian trovare l’equipaggiamento giusto è essenziale per far fronte alle ostilità letali che costellano le Terre Viventi. Quando l’energia sta per esaurirsi, conviene accamparsi sotto il cielo stellato, e scambiare due chiacchiere con Kai, Marius e altri amici che si uniranno al nostro seguito, cucinare qualche prelibatezza al falò o potenziare l’equipaggiamento.
Avowed offre un ritmo di gioco coinvolgente, come se fossimo in un’avventura di Dungeons&Dragons, ricca di possibilità di interpretazione e di approccio, ma all’interno di un mondo originale dotato di sue regole, completamente esplorabile. Al di fuori delle città, si stagliano vasti paesaggi di varia natura. In essi si celano rovine, tesori e nascondigli con trappole, oltre a storie interessanti raccontate tramite pagine di diario o elementi dell’ambientazione (anche nella narrazione emergente Obsidian si conferma una fiore all’occhiello del settore). Aspetto interessante è la verticalità: conviene guardare in altro in Avowed, perché grazie a salti e ad arrampicate possiamo raggiungere luoghi impervi o nascosti.
Fin qui sembra tutto stupendo, in realtà resta un po’ di amaro in bocca per il dettaglio grafico-tecnico, non proprio all’avanguardia per quel che riguarda espressioni e animazioni dei personaggi, e per una certa macchinosità dei menù. Nella nostra prova abbiamo riscontrato alcuni bug, con personaggi che sembravano i content creator che imitano gli NPC.
Quest'ultimo aspetto probabilmente verrà risolto con l'aggiornamento al lancio, la cosiddetta patch al day-one. Tutto il resto però non inficia l’esperienza di Avowed, che resta profonda, coinvolgente e sfidante. Un gioco di ruolo fantasy da manuale, capace di trasportare in un mondo di finzione in cui è bello perdersi, tra chiacchiere, scontri armati e passeggiate esplorative.