Crescono i dati, cambiano i nomi: cosa sono i nuovi Ronnabyte e Quettabyte
Il primo modello di iPhone ad essere commercializzato sul mercato aveva uno spazio di archiviazione che poteva arrivare al massimo a 16 Gb. Nel 2007 questo sembrava un limite vicino all’infinito ma ora quasi non basterebbe nemmeno per ospitare il sistema operativo e le app di base. Negli ultimi anni la quantità di dati che girano sui nostri dispositivi è cresciuta in modo esponenziale, un effetto reso possibile dalla ricerca scientifica che si sta abituando a lavorare su quantità di dati sempre più grandi. Ora questa tendenza al gigantismo ha bisogno anche di nuove parole.
Il 18 novembre durante la Conferenza generale sui pesi e sulle misure che si è tenuta da fuori da Parigi il Sistema internazionale di unità di misura (Si) ha adottato due nuovi prefissi per definire ordini di grandezza impensabili fino a questo momento: Ronna e Quetta. I due prefissi verrano subito utilizzati in campo informatico. La loro introduzione nasce dalla necessità di definire i colossali archivi di informazioni creati da quelle tecnologie che prendono il nome di Big Data, lo studio statistico di ampi bacini di dati per trovare informazioni.
A quanto corrispondono Ronnabyte e Quettabyte
Partiamo da un dato conosciuto. La massima dimensione di memoria che passa sulle nostre scrivania è quella dei Terabyte. Per capire questa scala basta fare un percorso indietro nel tempo nello sviluppo dell’elettronica di consumo. Un Terabyte corrisponde a 1.000 Gigabyte, un Gigabyte corrisponde a 1.000 Megabyte, un Megabyte corrisponde a 1.000 Kilobyte e un Kilobyte corrisponde a 1.000 byte, la sequenza di bit che corrisponde all’atomo più piccolo delle strutture informatiche che utilizziamo tutti i giorni.
Tolta l’aggiunta di “byte”, i prefissi che vengono utilizzati per definire l’ordine di grandezza di un dato si posso replicare anche per altre unità di misura. Dopo i Terabyte si apre tutto un mondo conosciuto solo agli addetti ai lavori. Ci sono i Petabyte, 1.000 Terabyte, gli Exabyte, 1.000 Petabyte, gli Zettabyte, 1.000 Exabyte e gli Yottabyte, 1.000 Zettabyte. Per comodità a questi livelli viene indicato il numero di zeri presenti in queste unità di misura con esponente di 10. Un Megabyte è 10 alla 6°, un Terabyte è 10 alla 12° e uno Yottabyte è 10 alla 24°.
Qui la classificazione si ferma. Per indicare ordini di grandezza superiori a questa soglia la comunità scientifica aveva cominciato ad utilizzare prefissi non ancora ufficiali. Storico, e ora anche compianto, il prefisso “Bronto” che indicava un ordine di grandezza di 10 alla 27°. Un Brontabyte quindi corrispondeva a 1.000 Yottabyte.
Per far fronte agli enormi archivi di dati che generati con le tecnologie che si basano sui Big Data sono arrivati nuovi prefissi Ronna e Quetta. Il Ronnabyte quindi va a sostituire l’informale Brontobyte mentre il Quettabyte indica un ordine di grandezza ancora superiore: un Quettabyte corrisponde a 1.000 Ronnabyte, 10 alla 30°. Per capirci, per formare un Quettabyte bisogno impilare 1.000.000.000.000.000.000 memorie esterne da un Terabyte.
I prefissi per indicare l’infinitamente piccolo
Dopo l’infinitamente grande, il Sistema internazionale di unità di misura (Si) ha pensato anche l’infinitamente piccolo. Dopo l’ultima conferenza sono stati introdotti anche due prefissi che si riferiscono a unità di misure in cui l’esponenziale di 10 è negativo: Ronto e Quecto, rispettivamente 10 alla meno 27° e 10 alla meno 30°. Per capirci, un quectogrammo corrisponde al peso dell'elettrone di un atomo.