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Così i videogiochi sono diventati un modo per parlare di amore

Da Yuna e Tidus di Final Fantasy X a Kay e Yu di Haven: la storia del videogioco è ricca di magnifiche storie d’amore, ciascuna declinata in maniera differente.
A cura di Lorena Rao
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Se c’è un sentimento difficilmente associato al videogioco, quello è l’amore. Eppure la realtà dei fatti è ben diversa. Pensate a Mario Bros. nel 1983: tutto ha inizio perché Mario desidera salvare la principessa Peach dalle grinfie di Bowser. Da pretesto narrativo a fulcro del gioco: negli anni l’immaginario videoludico ha accolto coppie oggi iconiche come Gidan e Garnet, James e Mary, Samantha e Lonnie. Magnifiche storie d’amore, alcune tragiche, altre romantiche, capaci di fare palpitare il cuore a milioni di giocatori e giocatrici in tutto il mondo.

L’aspetto più affascinante dell’amore nei videogiochi è vedere come viene declinato attraverso l’interazione tipica del medium, la quale permette di immedesimarsi totalmente nelle vicende dei protagonisti. Giocando a Final Fantasy X, riusciamo a sentire lo strazio di Tidus nell’abbracciare un’ultima volta Yuna dopo l’eterna lotta contro Sin, così come il tenero imbarazzo di Ellie quando viene baciata da Dina in The Last of Us Parte II durante un ballo nel mondo devastato dal cordyceps.

THE LAST OF US PARTE II | La scena del bacio tra Ellie e Dina
THE LAST OF US PARTE II | La scena del bacio tra Ellie e Dina

Il risultato è un racconto interattivo in cui i sentimenti dei personaggi diventano i nostri, per un coinvolgimento tale che rende significativo ogni sguardo, abbraccio, bacio visto su schermo. Serie come quelle di Final Fantasy, così come i giochi Naughty Dog, tra cui Uncharted e il già citato The Last of Us, riescono a mettere al centro del loro racconto le relazioni tra i personaggi, per un travolgimento emotivo che è impossibile dimenticare.

L’amore come meccanica

Ci sono poi giochi che utilizzano l’amore come meccanica vera e propria. Si tratta di un espediente tipico del genere RPG, Role-Playing Game, tipologia di gioco in cui bisogna ruolare un personaggio, ossia interpretarlo. Il grado di personalizzazione dunque è molto elevato, dato che le decisioni e i comportamenti intrapresi nei panni del protagonista andranno a influenzare il mondo di gioco. Ciò vale anche per la scelta del partner.

La trilogia di Mass Effect ha fatto da apripista in questo, attraverso le cosiddette romance. Nel ruolo del comandante Shepard, potremo svolgere missioni e interazioni per instaurare un rapporto speciale con uno dei membri della Normandy, fino a sbloccare una scena passionale tra i due. Uno spaccato umano e sensuale nel mezzo di una lotta eterna contro creature spaziali conosciute come i Razziatori. Nonostante l’ottimo cast di comprimari, ci sentiamo di spezzare una lancia in favore di Liara T’soni, scienziata Asari, oggi simbolo dell’immaginario legato alla space opera di BioWare.

MASS EFFECT LEGENDARY EDITION | Il personaggio di Liara T'soni
MASS EFFECT LEGENDARY EDITION | Il personaggio di Liara T'soni

Secondo i saggi racchiusi in VirtualErotico, volume curato da Francesco Alinovi e Luca Papale che indaga amore e sesso nella produzione videoludica, le romance sono sì una grande occasione per sperimentare con sé stessi, ma anche mera meccanizzazione di un rapporto amoroso. La scena erotica tra protagonista e partner assume il valore di mero premio voyeuristico da ottenere al termine di una sequela di missioni. Dopo non assistiamo a una maturazione del rapporto: tutto continua come se nulla fosse successo, per una distruzione totale della sospensione dell’incredulità.

Titoli più recenti hanno provato ad andare oltre a questa prospettiva, umanizzando i partner presenti nel gioco e dando continuità al rapporto dopo l’acme sessuale. È il caso di Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED che, checché se ne dica delle mancanze che hanno caratterizzato il lancio, riesce a dare valore alle romance presenti al suo interno. Tra quelle disponibili, è il caso di citare quella con Judy, esperta di braindance dalla vita a dir poco tormentata. Eppure tramite V, riusciremo a farla aprire: memorabile la missione in sua compagnia tra le acque contaminate ma colme di ricordi di Night City. Al termine dell’atto amoroso, Judy – o Panam o River o Kerry – manderà messaggi, inviterà a casa propria, seguirà le nostre decisioni, ma non in maniera passiva. Di conseguenza la scelta finale sul destino di V avrà un peso perché a soffrirne di più non saremo noi, ma la persona che abbiamo deciso di avere e, soprattutto, sentire accanto.

L’amore come essenza

Il discorso su amore e videogiochi non finisce certo qui. Anzi, è addentrandoci nelle piccole produzioni, anche indipendenti, che troviamo le declinazioni più interessanti. In tal senso, impossibile non citare Don’t Make Love, avventura testuale di Maggese in cui, attraverso parole e gesti, vivremo il tormento di due mantidi religiose, talmente innamorate l’uno dell’altra che desiderano non accoppiarsi pur di stare insieme, andando contro le regole prestabilite della natura. Un titolo di una dolcezza e malinconia uniche.

Se Don’t Make Love basa la sua esperienza sulle parole, Red Rope: Don’t Fall Behind di Yonder si fonda interamente su simbolismo e gameplay. Nessuno scambio verbale tra i protagonisti, catapultati in un mondo enigmatico e inquietante. L’unica arma a disposizione è la collaborazione tra le due parti, letteralmente. Una volta acquisita la giusta sinergia nei movimenti, si possono distruggere i pericoli che costellano i labirinti del mondo di gioco. Il tutto attraverso un filo rosso, simbolo dell’unione tra due persone. Non a caso il titolo è da giocare in coppia.

RED ROPE | Il filo rosso che lega i due protagonisti
RED ROPE | Il filo rosso che lega i due protagonisti

Red Rope non è l’unico titolo che si fonda sulla cooperazione della coppia. Tra questi c’è It Takes Two, gioco dietro cui si cela il genio di Josef Fares. L'eccentrico game designer di Hazelight ha pensato a un titolo da giocare obbligatoriamente in due per aiutare una coppia di genitori in procinto di divorziare a tornare in forma umana dopo un misterioso incidente che li ha resi dei pupazzi. Una sorta di "Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi" che però mette alla prova l’affiatamento del duo, nel gioco e nella realtà, per un’esperienza finale ricca di risa ma anche di profonde riflessioni.

Concludiamo questo veloce viaggio tra il romanticismo videoludico menzionando Haven. L’RPG francese prende la storia di Romeo e Giulietta e la reinterpreta in un ‘opera Sci-Fi in cui i protagonisti Kay e Yu sono pronti a rinunciare a tutto in un pianeta lontano pur di stare insieme. Più che i combattimenti contro i nemici, ciò che rende indimenticabile Haven sono le passeggiate al tramonto di Fonte, mano nella mano con il proprio amato o la propria amata (i personaggi sono personalizzabili con i nuovi aggiornamenti), e le scene di quotidianità in cui emergono momenti felici e altri di tensione, per uno scorcio della vita di coppia dolce ma anche reale. Da giocare in singolo o in co-op con il proprio partner, Haven riesce a intenerire con grande sensibilità e al contempo semplicità. Fin qui abbiamo riportato una serie di titoli che vale la pena menzionare quando si parla di amore e videogiochi. Un connubio raro, specie nell’opinione pubblica, ma che in realtà offre una serie di esperienze che altro non fanno che esaltare uno dei sentimenti più potenti che abbiamo a nostra disposizione.

HAVEN | I protagonisti Kay e Yu sul pianeta Fonte
HAVEN | I protagonisti Kay e Yu sul pianeta Fonte
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