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Cos’è davvero la carne sintetica: smontiamo le accuse del governo una a una

Dietro il concetto di carne sintetica c’è un’idea molto semplice: per produrre un hamburger non mi serve l’intero animale. La tecnologia potrebbe risolvere il problema degli allevamenti intensivi.
A cura di Elisabetta Rosso
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Stanno attingendo a ogni tipo di narrazione possibile, dal cinema splatter all'archetipo di Frankenstein. Il governo per bandire la carne artificiale ha inventato una scienza ad hoc fatta di allevamenti di feti, cellule impazzite che proliferano, e residui chimici. Tutto falso. Contrapposta a questa narrazione distopica c'è il Made in Italy, i campi naturali di erba vera e le bestie che vanno consumate alla buona e antica maniera. Non importa se è tutto vero o no, serve a interrompere il progresso, che passa anche dalla carne sintetica.

Esistono già ristoranti con bistecche artificiali, o start up che producono hamburger di tigre, o sushi di zebra. Senza uccidere un animale. La carne realizzata in laboratorio è legale oggi negli Stati Uniti e a Singapore. Ma non lo sarà in Italia. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha portato alla seduta del Consiglio dei ministri, martedì 28 marzo, un disegno di legge che prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro, oppure il 10% del fatturato annuo, per chi produce, vende, distribuisce e somministra alimenti creati in laboratorio partendo da embrioni animali. In poche parole bandisce quella che comunemente viene chiamata carne sintetica. Un nome che di certo non aiuta, anche perché è meno sintetica di quanto sembri (non è comunque il peggiore, Lollobrigida la chiama carne Frankenstein).

Viene infatti prodotta a partire dalle cellule staminali embrionali di un animale, coltivate poi in un ambiente privo di contaminanti e senza l’uso di antibiotici. La guerra contro la carne sintetica sul terreno italiano è fatta di tanti pregiudizi, escamotage narrativi e dicotomie vecchie che giocano sull’ignoranza. I capi d’accusa sono deboli o inesistenti. Vediamoli uno per uno e cerchiamo di capire meglio cosa c’è dietro la carne prodotta in laboratorio.

Come si crea una bistecca a partire da una cellula

Dietro il concetto di carne sintetica c’è un'idea molto semplice: per produrre un hamburger non mi serve l’intero animale. Ormai siamo in grado di indirizzare le cellule verso lo sviluppo, e possiamo fare in modo che creino artificialmente cellule muscolari, nervi e tessuti connettivi. Tutto questo è possibile grazie alle cellule staminali, ovvero quelle cellule non specializzate, ma capaci di differenziarsi specializzandosi in un tipo di cellula differente presente nel nostro corpo.

Andiamo per step, prima vengono prelevate con una biopsia le cellule di un animale vivo, in alternativa si può anche usare carne fresca. Dopo l’estrazione le cellule vengono inserite in un bioreattore con sostanze nutritive, lì crescono e sfruttando le capacità staminali si replicano indefinitamente. Terminato il processo comincia la lavorazione delle fibre muscolari, e si ottiene così una carne simile al macinato, che viene compattata sottovuoto.

Tutti i vantaggi della carne prodotta in laboratorio

La carne artificiale come primo grande merito ha quello di essere sostenibile. Uno studio del centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, ha spiegato che la carne artificiale “potrebbe ridurre significativamente le emissioni di gas serra del settore del 92%, produrre il 93% in meno di inquinamento, diminuire del 95% il consumo di suolo e del 78% quello di acqua”. Non solo, come ha spiegato l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) “è un prodotto che offre una soluzione a diversi problemi correlati alla produzione della carne: una produzione che non lede il benessere animale, la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare. Anche se la produzione di carne coltivata richiede l’utilizzo di cellule animali, può rappresentare un’alternativa cruelty free alla produzione di carne che può andare incontro a chi ancora non ha abbracciato la scelta vegetariana o vegana”.

Un altro vantaggio è quello della sicurezza alimentare. La carne artificiale infatti viene prodotta in laboratorio, controllata, non ha contaminanti biologici, chimici, e fisici. La carne sintetica non è esposta a sostanze come pesticidi o fungicidi, presenti invece per esempio nei mangimi o nell’erba da pascolo, e soprattutto non è contaminata da antibiotici (ampiamente usati nell’industria della carne soprattutto negli allevamenti intensivi).

I veri e falsi della carne artificiale

I contro sono elencati tutti nella campagna contro la carne artificiale che ha portato al disegno di legge. Primo alfiere è proprio Coldiretti, peccato che, in realtà, ogni critica è infondata e facilmente contestabile. Sostengono per esempio che “lo status della ricerca e della sperimentazione degli alimenti sintetici sembra essere a una fase embrionale”. Non proprio negli Stati Uniti e a Singapore sono tre anni che si mangia carne sintetica. I critici puntano anche il dito sui costi. Nel 2013 l’università di Maastricht ha realizzato il primo hamburger in laboratorio, spendendo circa 290 mila euro, oggi il prezzo balla sui 4 euro per una bistecca di pollo. Succede come sempre, all’inizio le nuove tecnologie sono inaccessibili, poi i costi diminuiscono progressivamente, e scenderanno ancora. Quindi una delle tante critiche alla carne artificiale (è troppo costosa) è destinata a ritirarsi.

La prima bugia è relativa alla presunta salubrità della carne in provetta. L’alto tasso di proliferazione cellulare può indurre instabilità genetica delle cellule sostenendo la potenziale proliferazione di cellule cancerose sporadiche”, scrive Coldiretti. In poche parole sta dicendo che la carne artificiale fa venire in cancro. Le cellule muscolari però non integrano il loro DNA con l’ospite e quindi non inducono proliferazione in altre cellule. Non c'è nessun assunto scientifico che regga l'accusa.

Tra le accuse, forse la più strampalata è che rischi di danneggiare i territori, come abbiamo già spiegato in realtà la carne sintetica nasce come soluzione per risolvere il problema degli allevamenti intensivi. E poi hanno deciso di giocare sulla banale dicotomia contrapponendo il buon “antico e naturale” VS il terribile “moderno e sintetico”. In realtà il grande problema della carne sintetica non dipenderà dalla produzione ma dalla sua distribuzione. Come sempre, come tutto, potrebbe essere sbilanciato l’accesso tra Paesi più poveri e quelli invece più ricchi.

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