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Caso Boccia-Sangiuliano

Cosa succede se Boccia pubblica le chat private con il ministro Sangiuliano: i rischi legali

Nel caso Boccia-Sangiuliano sui social sono già stati pubblicati documenti, mail, audio e registrazioni. Ora Boccia potrebbe postare anche le conversazioni private con il ministro, per esempio le chat su WhatsApp.
Intervista a Nicola Bernardi
Presidente di Federprivacy
A cura di Elisabetta Rosso
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"Perché ho registrato tutto da un certo punto in poi? Perché il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto: "Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai'". Maria Rosaria Boccia spiega a Federico Monga, giornalista de La Stampa, come è nata la sua collezione di prove sul suo rapporto con il ministro Gennaro Sangiuliano. Ha già pubblicato mail, audio, documenti e riprese delle stanze di Montecitorio fatte con occhiali-camera, nel suo dossier potrebbero esserci anche le chat private con Sangiuliano.

E infatti, quando è stato chiesto al ministro durante l'intervista al TG1 se temesse la pubblicazione di nuovi documenti, ha risposto: "Sicuramente possono uscire le chat, anche se questo sarebbe un reato". Quelli che Boccia ha definito "documenti per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta", se pubblicati, potrebbero diventare un problema non solo dal punto di vista politico ma anche legale.

Cosa sono le chat private

"Nel gergo informatico una chat privata è una conversazione effettuata con misure di sicurezza che garantiscono ai partecipanti coinvolti di mantenere le loro conversazioni al sicuro in modo che non siano tecnicamente accessibili da terzi, come avviene nei casi in cui una piattaforma utilizza la crittografia end-to-end (E2E). Ma nel gergo comune, per chat private si intendono quelle conversazioni in cui uno o più dei partecipanti coinvolti manifestano la loro volontà che ciò che viene detto debba rimanere riservato e confidenziale senza essere divulgato ad altre persone", ha spiegato Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy.

Se chi ha partecipato a una chat ha espresso la volontà che rimanga privata, chi la pubblica divulgandola a terzi agisce senza il consenso del diretto interessato. "Tuttavia, dipende molto dal contenuto delle chat. Infatti, se la conversazione ha carattere personale e contiene informazioni generiche che non ledono la privacy della persona, non si configura alcuna violazione della normativa, e neppure si applica il GDPR", spiega Bernardi.

Se però, i messaggi pubblicati contenessero dati sensibili, per esempio informazioni sulla sfera sessuale lo stato di salute, chi le pubblica violerebbe l’articolo 617 septies del Codice Penale. Per la legge viene punita con la reclusione fino a quattro anni qualsiasi persona che, “al fine di recare danno all'altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche, svolte in sua presenza o con la sua partecipazione”.

Non solo, "se si compie una simile azione con l’intento di danneggiare l’altra persona attraverso la stampa o attraverso i social, allora si aggiungerebbe anche l’aggravante prevista dal reato di diffamazione, che in questi casi prevede una pena che va da sei mesi a tre anni di reclusione", sottolinea Bernardi.

Quali sono le eccezioni per la pubblicazione di chat private

La corrispondenza è considerata inviolabile, e pertanto deve rimanere segreta. Ci sono però delle eccezioni. Se per esempio c’è un interesse pubblico i giornalisti possono pubblicare le chat anche se sono private, rispettando però i limiti del diritto di cronaca, "in caso di violazione di tali obblighi, il Garante della Privacy può intervenire e disporre il blocco del trattamento dei dati pubblicati, vietando alle testate di diffonderli ulteriormente".

È difficile prevedere quali potrebbero essere le conseguenze per Boccia nel caso pubblicasse le chat private con Sangiuliano. Come spiega Bernardi non conosciamo il contenuto, i temi, documenti, immagini e video scambiati durante le conversazioni, "quindi l’evoluzione della vicenda è imprevedibile, perché noi non abbiamo a disposizione i dettagli".

Rimangono quindi aperte più opzioni. "A seconda dei contenuti, si potrebbero infatti configurare dei reati più o meno pesanti, oppure potrebbe intervenire il Garante della Privacy. Non solo, i contendenti potrebbero proseguire il loro scontro nelle aule dei tribunali per portare avanti cause risarcitorie, ma se i contenuti pubblicati fossero davvero “scottanti” come viene detto, alla fine dei conti le conseguenze maggiori sarebbero sicuramente sul piano politico".

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