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Cosa succede al cervello nello Spazio: “Cambia la vista e aumenta la materia grigia”

Secondo un nuovo studio dell’Università della Florida gli astronauti hanno bisogno di almeno tre anni tra una missione e l’altra per riprendersi dagli effetti della microgravità.
A cura di Elisabetta Rosso
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La materia grigia aumenta, la vista cambia, si perde densità ossea e i vetricoli cerebrospinali diventano più grandi. Per questo agli astronauti servono almeno tre anni di recupero sulla Terra prima di tornare nello Spazio. Lo studio "Impatti dell'esperienza del volo spaziale sulla struttura del cervello umano" dell'Università della Florida pubblicato giovedì su Scientific Reports racconta gli effetti della microgravità sul corpo, da anni si cerca di comprendere come sopvravvivere lontano dalla Terra, e l'ultima ricerca punta un paletto importante.

D'altronde non è un gioco da ragazzi resistere nello Spazio. Soprattutto il cervello rischia di subire danni. I ricercatori hanno studiato le scansioni cerebrali di 30 astronauti tornati da un viaggio spaziale. Otto sono stati in missione per due settimane, 18 per sei mesi, e quattro hanno vissuto per un anno a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). "Abbiamo scoperto che più tempo le persone trascorrono nello spazio, più grandi diventano i loro ventricoli", ha spiegato Rachael Seidler, professoressa di fisiologia applicata presso l'Università della Florida e autrice del nuovo studio.

I ventricoli citati Seidler sono quattro cavità comunicanti del cervello adibite alla produzione del liquido cefalorachidiano e al suo trasporto all'interno dell'encefalo e del midollo spinale, nutrono e proteggono il cervello. Senza gravità il fluido spinge le massa cerebrale e espande i ventricoli. Le scansioni cerebrali hanno mostrato come gli astronauti che sono stati nello Spazio solo due settimane non abbiano subito cambianti, diverso per i team che sono rimasti sei mesi o un anno.

Gli effetti collaterali scoperti negli ultimi anni

Non solo vetricoli cerebrali. Anche la vista può subire mutamenti. Era già successo nel 2005 all'astronauta della Nasa John Phillips. Dopo una missione di sei mesi aveva riscontrato problemi agli occhi, non era l'unico, e infatti dopo una serie di test i ricercatori avevano scoperto che un volo spaziale di lunga durata può alterare la quantità di liquido cerebrospinale nel cervello, incidere sulla vista e durare oltre un anno dopo il ritorno sulla Terra.

La permanenza nello Spazio può anche provocare la perdita di densità ossea, artrofia musicolare, e danni al cuore, alla colonna vertebrale e alle cellule. Uno studio dell'Università del Michigan nel 2017 aveva mostrato come un periodo prolungato lontano dalla Terra causasse strani aumenti o diminutizioni della materia grigia, la componente tissutale del sistema nervoso centrale. Anche in questo caso la colpa sembra essere la microgravità. "Immagina che la gravità attiri tutti i fluidi verso i tuoi piedi, e nello spazio non accadrà", aveva spiegato Seidler alla testata specializzata in innovazione Gizmodo. "C'è più fluido verso la testa, potresti aver visto foto di astronauti in cui hanno facce gonfie nello spazio, ma c'è anche uno spostamento di fluido nel cervello."

 In vista di un futuro sulla Luna e su Marte

Sono passi avanti ma rimangono molti interrogativi aperti sugli effetti del volo spaziale sul corpo umano. "Non sappiamo ancora con certezza quali siano le conseguenze a lungo termine di questa espansione del ventricolo cerebrale sulla salute e sulla salute comportamentale dei viaggiatori spaziali", ha spiegato Seidler. "Siamo stati felici di vedere che i cambiamenti non aumentano in modo esponenziale, considerando che alla fine avremo persone nello spazio per periodi più lunghi".

Ora che la Nasa progetta una presenza umana sostenibile sulla Luna, e si intravede pure Marte, è fondamentale comprendere i rischi dell'esposizione allp Spazio. L'unito studio fissa un punto cruciale: gli astronauti hanno bisogno di uno stop sulla Terra di almeno tre anni. Come spiega Seidler: "Consentire al cervello di riprendersi sembra una buona idea".

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