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Cosa succede a internet se i ribelli Houthi tagliano davvero i cavi del Mar Rosso

L’associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenite ha segnalato l’ipotesi di un attacco da parte delle milizie Houthi ai collegamenti sottomarini nel Mar Rosso, ma non sono chiari i rischi che ne potrebbero derivare. L’esperto di telecomunicazioni Roberto Cusani ha spiegato a Fanpage.it perché questa opzione sembra ancora “inverosimile”.
Intervista a Roberto Cusani
Docente di Ingegneria di telecomunicazioni dell'Università Sapienza di Roma
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Immaginiamo che una strada venga deviata, il traffico sarebbe dirottato sugli altri percorsi liberi. Certo, per qualche ora le macchine andrebbero a rilento, ma comunque, anche se a fatica, il traffico continuerebbe a scorrere. Ecco, questo è quello che potrebbe succedere qualora si concretizzasse l'ipotesi avanzata dalla General Telecommunications Corporation, l'associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenite, secondo cui le milizie Houthi starebbero pianificando di tagliare i cavi delle telecomunicazioni posati sul fondo del Mar Rosso.

Tutto è partito dalla pubblicazione su un canale Telegram considerato vicino alle milizie Houthi di una mappa delle infrastrutture digitali presenti sui fondali del Mar Rosso, accompagna da questo messaggio: "Ecco le mappe dei cavi internazionali che connettono tutte le regioni del mondo dal mare. Sembra che lo Yemen si trovi in una posizione strategica, dato che le linee Internet che connettono interi continenti, non solo Paesi, passano vicino allo Stato".

La General Telecommunications Corporation – rimasta fedele al governo dello Yemen riconosciuto dall'Onu – ha condannato l'ipotetico piano di attacco dei gruppi Houthi, sottolineandone la gravità e precisando che nel Mar Rosso si trovano 16 cavi di telecomunicazioni "non più spessi dei tubi usati per innaffiare le piante, quindi molto vulnerabili", nei quali è stato stimato corra il 17% del traffico internet su fibra ottica del mondo. Uno dei più strategici, il cavo AE1, è lungo 25.000 chilometri e collega Asia, Africa ed Europa.

Nonostante l'allarme generato dalla notizia –  il ministro dell'Informazione del governo yemenita ha parlato di una minaccia a "una delle infrastrutture digitali più importanti del mondo" – non è però chiaro cosa potrebbe succedere qualora l'ipotesi si rivelasse fondata. Lo ha spiegato a Fanpage.it Roberto Cusani, docente di Ingegneria delle Telecomunicazioni dell'Università Sapienza di Roma.

Che cosa potrebbe succedere se i cavi sottomarini del Mar Rosso venissero tagliati?

Sicuramente questo attacco potrebbe creare un danno rilevante, ma bisogna inquadrare la minaccia nel contesto da cui proviene. Stiamo parlando di una guerra e quella di tagliare le reti dei servizi è una mossa strategica tipica in caso di attacchi militari: dalla corrente, all’acqua passando per il gas e anche ovviamente le linee telefoniche e quindi internet. Anzi, rispetto alle altre reti, subire un attacco alle infrastrutture di telecomunicazioni potrebbe essere l’ipotesi meno allarmante.

Perché meno allarmante? 

Subire un attacco alla rete internet piuttosto che uno alla rete elettrica o a quella del gas o dell'acqua potrebbe essere meno grave, non perché internet sia meno importante – ormai è alla base del funzionamento della maggior parte dei servizi e dell'economia – ma per la sua stessa natura: dobbiamo infatti pensare che qualora le milizie Houthi tagliassero questi cavi sottomarini, otterrebbero che tutto il traffico di dati che vi passa attraverso dovrebbe essere redirezionato su altri canali. Ma internet è nata con scopi militari ed è stata progettata proprio per riuscire a fare questo e a resistere a eventuali danneggiamenti o attacchi ai nodi della rete.

Cosa succede alla connessione se un cavo viene tagliato o bloccato?

Se un cavo viene tagliato – come minacciano di fare gli Houthi – i dati deviano il percorso e ne cercano un altro che li porti alla stessa destinazione. Internet è stata costruita per permettere questi continui percorsi alternativi. Immaginatela come la tela di un ragno: è formata da una connessione di nodi, che fanno da raccordo a tanti collegamenti, che a loro volta partono da altri nodi. Quando noi inviamo un file, questo viene spacchettato in tanti piccoli "pacchetti" di dati, che vengono poi inviati dalla rete verso la destinazione attraverso un percorso che non è prestabilito: man mano che questi dati viaggiano seguono il “percorso migliore”. Quindi qualora incontrino un percorso intasato o "deviato", cambiano direzione per cercare un altro percorso.

Quali conseguenze potrebbero verificarsi nel funzionamento della connessione?

Chiaramente questo potrebbe comportare un disagio importante, ma non irrisolvibile. Un attacco a singoli collegamenti – come quello si ipotizza starebbero progettando gli Houthi –  produrrebbe al più un ingolfamento sui nodi rimasti attivi, che quindi andrebbero incontro a un sovraccarico del traffico da gestire. Per avere un danno davvero significativo, gli autori dell'attacco dovrebbero riuscire a tagliare non uno o due fili, ma molti e in diversi punti geografici.

Corriamo il rischio che interi Paesi restino isolati?

La natura di internet, pensata per resistere ad eventuali danni, rende davvero molto difficile isolare un’intera zona, come un Paese. Sarebbe necessario tagliare così tanti ponti da rendere inverosimile un'operazione del genere. Non è un caso se esistono i cyberattacchi: nel momento in cui si vuole colpire un Paese isolandolo, infatti, è più facile agire tramite hacker che lavorano da remoto, piuttosto che smuovere armi e persone per tagliare manualmente cavi sottomarini collocati sul fondo del mare.

In caso di attacco come ci si potrebbe difendere?

Oltre a presidiare militarmente le zone sensibili per difenderle, la contromisura migliore consisterebbe nel dare un percorso alternativo alla connessione. Per fare questo si potrebbe installare un satellite che possa fare le veci dell’eventuale cavo tagliato, così da permettere alla connessione di “scavalcare” il punto danneggiato. Ovviamente servirebbe una banda molto potente, capace di reggere l'elevato carico di dati che normalmente viaggiano lungo i collegamenti transoceanici.

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