Cosa sono le memorie sintetiche, i ricordi di pixel creati con l’intelligenza artificiale
Non c’è brand che non abbia inserito il termine intelligenza artificiale (IA) nei suoi comunicati stampa o negli spot pubblicitari, anche perché queste due parole magiche hanno un effetto fantastico sulle quotazioni in Borsa e sulla coolness percepita dai consumatori. Eppure, fuori dalle logiche di mercato, c’è uno spazio in cui l’immaginazione può incontrare l’intelligenza artificiale per creare qualcosa di diverso. Memorie Sintetiche è un progetto di ricerca che utilizza l’AI per realizzare rappresentazioni visive dei ricordi delle persone. È stato ideato due anni fa da Domestic Data Streamers, uno studio di ricerca e comunicazione nato a Barcellona nel 2013.
“C’è un momento specifico, molto personale, in cui ho deciso che volevo realizzare questo progetto”, racconta a Fanpage.it Pau Garcia, fondatore di Domestic Data Streamers. “Una mia amica ha perso suo padre quando era piccola e non aveva molte immagini con lui. Stavamo lavorando nel campo dell’AI generativa e uno dei miei amici le ha proposto di realizzare un ricordo visivo di suo padre con un tool di intelligenza artificiale. Hanno creato questa immagine, simile a una fotografia e ho potuto vedere negli occhi di lei quanto fosse importante, ho percepito per la prima volta un impatto veramente emotivo dell’IA, così mi sono detto che dovevo provare ad esplorare questo aspetto e capire quali fossero le sue implicazioni sociali”.
Come nascono le Memorie Sintetiche
A differenza dei ricordi organici, che sono immagazzinati nel nostro cervello, quelli sintetici sono ricostruiti digitalmente. Qualcuno racconta una storia, una scena della propria vita e il team di Garcia la raffigura tramite un tool di intelligenza artificiale. Poi, questa immagine viene mostrata all’interlocutore, viene perfezionata e arricchita da dettagli fino a trasformarla in una memoria sintetica: un ricordo soggettivo.
“Abbiamo fatto un progetto pilota con persone affette da Alzheimer e da demenza”, racconta Garcia. “Non si tratta di una cura, ma di una ricerca sperimentale”.
I ricordi sintetici rientrano nel campo terapeutico della reminiscenza che consiste nella creazione di stimoli visivi e musicali per le persone affette da malattie neuro degenerative. Si crea un input elettrico così forte da bypassare i neuroni danneggiati dalla deposizione della proteina amiloide. Le memorie sintetiche rientrano in questo campo terapeutico. Il primo esperimento è stato condotto su 12 pazienti nelle prime fasi della demenza.
I ricercatori hanno scoperto che c’era una correlazione tra la capacità di costruire un ricordo e il loro livello di decadimento cognitivo, questo potrebbe permettere di capire come e quanto la malattia sta evolvendo nella mente di qualcuno. Inoltre, l’esperimento è apparso utile per mantenere un legame tra la persona malata e la sua famiglia o i caregiver, che vengono spesso coinvolti nel processo di costruzione del ricordo.
I ricordi artificiali dei migranti
Garcia e il suo team lavorano anche con i migranti. In Brasile hanno sottoposto il progetto a comunità di persone provenienti dalla Corea del Nord, dalla Bolivia e dall’Argentina. “È stato impressionante e molto difficile”, racconta, “La comunità coreana ci ha spiegato come hanno attraversato l’oceano, il viaggio che hanno fatto e il giorno in cui sono entrati illegalmente in Brasile. Inizialmente nessuno voleva cercare di ricostruire i propri ricordi, volevano essere dimenticati. Invece io credo che quello che hanno vissuto vada documentato”.
Il team ha incominciato con un piccolo esperimento che consiste nel mostrare come funziona la tecnologia. I partecipanti hanno inizialmente creato un’immagine di un sogno o di un pensiero generale con i tool di AI. Successivamente, i ricercatori hanno posto la domanda di rito: “Qual è il tuo primo ricordo?”, da questo input ci si focalizza su diversi momenti della vita dei partecipanti e poi si passa a uno specifico, si crea la prima immagine e poi si passa a quella successiva. Ci vuole circa un’ora per ogni persona e si possono creare sei memorie sintetiche.
Il ricordo di un giorno in carcere
“C’è una storia che mi ha colpito più di tutte le altre", dice Garcia. “Una donna mi ha raccontato di essere stata in carcere perchè era entrata illegalmente nel Paese. Non poteva vedere i suoi figli e mi ha detto che i suoi ricordi erano l’unico modo per sfuggire alla situazione di prigionia in cui si trovava, così abbiamo iniziato a costruire le sue memorie sintetiche sulla base di quello che lei ricordava mentre era detenuta. Ha descritto un giorno in cui era andata a fare un picnic con tutta la sua famiglia e poi mi ha parlato della prima volta in cui da bambina suo padre le preparò il caffè. Infine, mi ha raccontato di un episodio avvenuto in carcere. Era in bagno e stava piangendo, quando un piccione con un ramo di foglie in bocca si è avvicinato alla finestra. Nella banalità è stato un momento importante perchè quell’uccello è stato il segno che le ha dato la forza di andare avanti. Abbiamo creato insieme questa bellissima immagine del piccione e nel momento in cui l’ha vista è scoppiata a piangere, perchè sembrava un’istantanea”.
Il futuro delle memorie sintetiche
Come per ogni progetto che coinvolge persone fragili e intelligenza artificiale, anche Memorie Sintetiche ha dei limiti etici. Per quanto riguarda i malati di demenza e di Alzheimer, il team di Domestic Data Streamers lavora solo con persone che stanno vivendo le prime fasi della malattia, capaci di capire in che cosa consiste il progetto, attraverso il supporto di mediatori, assistenti sociali e sanitari. Vengono utilizzati i primi modelli di AI per la ricostruzione dei ricordi che generano immagini imperfette e non iperrealistiche, come dei sogni. Per garantire la privacy dei partecipanti, invece, le memorie sintetiche prodotte non vengono conservate, almeno che non ci sia un’esplicita richiesta di qualcuno.