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Conflitto Israelo-Palestinese

Cosa sono le bombe anti-bunker usate da Israele a Beirut: pesano tonnellate e penetrano nel cemento

Secondo un report pubblicato da The Jerusalem Post le bombe scagliate su Beirut sarebbero simili alle GBU-28. Si tratta di bombe anti-bunker che sono in grado di penetrare nel terreno e nel cemento per distruggere le strutture sotterranee.
A cura di Valerio Berra
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Mancano ancora molti dettagli sull’attacco lanciato su Beirut dall’esercito di Israele il 27 settembre. Dopo il discorso del primo ministro Benjamin Netanyahu all’Onu, gli F 15 della Israel Defense Force (Idf) hanno sganciato su Beirut, capitale del Libano, un numero ancora non noto di ordigni. L’obiettivo principale era il quartier generale di Hezbollah, la milizia paramilitare sciita legata all’Iran. Nel raid, operazione Nuovo Ordine, è stato ucciso anche Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah dal 1992. Un'escalation molto rapida che segue di pochi giorni l’attacco con cercapersone esplosivi.

Il numero delle vittime civili non è ancora noto. Un comunicato stampa di Medici Senza Frontiere (MSF) ha spiegato cosa sta succedendo a Beirut dopo l’attacco: “La situazione è disperata e i team di MSF stanno lavorando senza sosta fornendo acqua, kit igienici e coperte. Migliaia di persone sono in fuga, oltre 500 scuole sono piene di civili”. L’impatto delle esplosioni è stato forte: nell’operazione Nuovo Ordine sono state usante bombe anti bunker.

Come funzionano le bombe anti-bunker usate da Israele

La tipologia di bombe utilizzata in questa attacco è stata descritta dal The Jerusalem Post, quotiamo israeliano in lingua inglese. Le bombe anti-bunker o bunker-buster utilizzate nell’operazione Nuovo Ordine sono in dotazione da tempo all’esercito israeliano, almeno dagli anni ’90. È qui infatti, durante la Guerra del Golfo, che per la prima volta gli Stati Uniti hanno cominciato a utilizzare la GBU-28, un ordigno da oltre due tonnellate in grado di penetrare per oltre 30 metri di terra o in 6 metri di calcestruzzo. A volte, per aumentare la loro efficacia, vengono utilizzate in sequenza, così da indebolire ancora di più l’obiettivo.

Il principio dietro queste bombe è quasi sempre lo stesso. Si tratta di ordigni che hanno una testata rinforzata, un rivestimento che consente loro di penetrare a fondo nel terreno prima di esplodere. In molti casi è possibile anche ritardare l’esplosione, in modo da innescarla non al primo contatto con l’obiettivo ma quando l’ordigno ha raggiunto il massimo della profondità a cui può arrivare.

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