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Cosa rischia chi diffonde il nome della vittima dello stupro a Palermo: la posizione del Garante

Il Garante della Privacy ha pubblicato due provvedimenti per chiarire cosa può succedere a chi condivide il video della violenza o il nome della vittima dello stupro di Palermo.
A cura di Valerio Berra
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Due provvedimenti d’urgenza firmati del Garante della Privacy. Uno per la piattaforma di messaggistica Telegram e uno per gli utenti che negli ultimi giorni stanno usando questa piattaforma per diffondere nome e profili social della ragazza che il 7 luglio è stata vittima di una violenza sessuale di gruppo a Palermo. Non solo. Con questi provvedimenti il Garante vuole fermare anche tutte le persone che in questi giorni hanno provato a unirsi ai gruppi Telegram che promettevano il video della violenza di gruppo, una lunga sequenza di immagini registrata da uno degli aggressori e ora agli atti delle indagini.

Secondo il Garante condividere questo tipo di informazioni può avere conseguenze gravi, anche penali: “Il Garante ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali”.

I provvedimenti del Garante

Il primo provvedimento riguarda Telegram FZ-LLC, la società che si occupa di supportare la piattaforma di messaggistica. Qui si parla anche di conseguenze di “carattere sanzionatorio” ma i rapporti con Telegram, come ormai noto, sono parecchio complessi. La società ha sede a Dubai, non ha uffici in Italia e non sempre si è dimostrata in grado di collaborare con le autorità italiane. Una circostanza che ha portato la piattaforma a diventare una specie di zona franca per diversi tipi di materiali. Le ultime azioni rilevanti intraprese dalla piattaforma, complice la continua diffusione di dati personali, sono state le chiusure forzate dei gruppi No Green Pass durante l’emergenza pandemica nel 2021.

Il provvedimento rivolto agli utenti invece specifica che diffondere anche solo i dati personali della vittima può portare a conseguenze, anche qui di tipo sanzionatorio. Su questa piattaforma, ma anche su altri social, ci sono utenti che stanno sviluppando un’intessesse morboso per l’identità della vittima. Gli utenti chiedono e si scambiano informazioni, si linkano profili social e si scambiando fotografie. Il risultato è che i profili pubblici della ragazza vittima di violenza si stanno riempiendo di commenti.

"Il Garante avverte i potenziali utilizzatori dei dati personali della vittima, con particolare riferimento alla condivisione del video sopra descritto, evidenziando che l’eventuale trattamento degli stessi possa verosimilmente configurare una violazione delle disposizioni del Regolamento, con tutte le conseguenze, anche di carattere sanzionatorio, ivi previste".

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