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Contatti alieni, il fisico Grimaldi: “Ora abbiamo gli strumenti per trovarli ma c’è una strada da seguire”

Stiamo studiando il cielo con gli strumenti della fisica statistica per trovare prove di vita extraterrestre. L’obiettivo è intercettare le tecnofirme, segnali radio o altre emissioni nello spettro elettromagnetico di origine artificiale, con radiotelescopi sempre più avanzati. Per capire meglio a che punto siamo abbiamo intervistato Claudio Grimaldi, fisico teorico della materia.
Intervista a Claudio Grimaldi
Fisico teorico della materia
A cura di Elisabetta Rosso
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Los Alamos Lab, New Mexico, 1950. È ora di pranzo, Enrico Fermi è insieme a un gruppo di colleghi, stanno parlando di alieni. Deve esistere d'altronde qualcosa oltre la Terra in un universo che ha 13,8 miliardi di anni, dicono. Sì, "ma allora dove sono tutti?". La domanda di Fermi (diventerà il celebre paradosso che ha innescato una crisi esistenziale al personale del Search for Extraterrestrial Intelligence SETI) in quella pausa pranzo nel bel mezzo del deserto del New Mexico rimane attuale. Da secoli cerchiamo la vita oltre la Terra. E se nel 1820 scavavamo trincee giganti nel Sahara da incendiare con il cherosene per mandare ogni notte un segnale diverso, ora potremmo avere gli strumenti giusti per intercettare o ricevere una tecnofirma.

"In poco più di dieci anni, l'esplorazione dell'universo è passata da essere equivalente a un cucchiaio a una vasca idromassaggio. Questo è senza dubbio un progresso, ma siamo ancora agli inizi della nostra esplorazione", ha spiegato a Fanpage.it Claudio Grimaldi, fisico teorico della materia affiliato al Politecnico di Losanna e al Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma e autore di Cercare l'ago extraterrestre nel pagliaio cosmico. Al di là delle statistiche finora i cieli sono stati silenziosi, "potrebbero rimanere così ancora per un po'".

Cerchiamo segnali da moltissimo tempo, e non abbiamo ancora intercettato nulla. Citando Fermi: dove sono tutti quanti?

Partiamo con la domanda da un milione di dollari. La risposta può essere sia banale sia molto complicata. Nessuno lo sa. Potremmo non aver ricevuto nessun segno perché non ce ne sono o perché sono troppo lontani da noi e non riescono a contattarci.

Ecco, quanti segnali devono essere stati inviati nella galassia affinché almeno uno giunga sul nostro pianeta?

Questo dipende molto da quanto durano i segnali e se sono diretti verso il nostro pianeta. Diciamo che per ricevere un segnale la galassia stessa dovrebbe essere riempita per più della metà di questi segnali.

Uno studio che hai condotto nel 2018 mostra che potremmo ricevere segnali dagli alieni ma quando noi non esisteremo più. 

Chiaramente noi potremmo ricevere solo messaggi inviati anni fa se non secoli o migliaia di anni fa. Il sistema solare più vicino al nostro è già lontano quattro anni luce. La galassia ha un diametro di circa 100.000 anni luce, se pensiamo a un pianeta dall’altra parte della galassia dovrebbe inviare un segnale dell’ordine di 90.000 anni, per raggiungere il nostro.

E non ci sarebbe più nessun essere umano pronto a riceverlo. 

Sì. Allo stesso tempo un segnale che riceviamo oggi, magari trasmesso 90.000 anni fa, potrebbe arrivare oggi da una civiltà oramai estinta, o da un trasmettitore ora non più attivo.

In questo momento abbiamo la tecnologia e le risorse per scoprire se c'è vita oltre la Terra (vita intelligente e non)?

Viviamo in effetti in un momento particolare dell'umanità e della scienza perché cominciano a esserci gli strumenti necessari a poter rilevare tracce di vita sia microscopica, sia intelligente.

Partiamo dalla microscopica. 

L’astrofisica sta studiando le atmosfere dei pianeti extrasolari per rilevare tracce di molecole che riteniamo possano essere prodotte solo dal metabolismo di forme di vita. Per esempio l’ossigeno, o l'anidride carbonica, o il metano, se le troviamo nelle atmosfere ci sono buone possibilità che siano di origine biologica. Questa tecnica potrebbe in realtà funzionare anche per la ricerca di vita intelligente.

In che modo?

Beh per esempio se nell’atmosfera rilevassimo tracce di gas prodotto dall’industria, quindi prodotti di combustione che non si trovano naturalmente nell’atmosfera. Non è facile chiaramente ma è possibile farlo e ci sono diversi progetti di ricerca specialmente negli Stati Uniti che stanno studiando l’atmosfera. Questo metodo funziona da sette anni circa, ovviamente la ricerca della vita aliena risale agli anni ‘60.

Dopo cinquant’anni (circa) di studi, abbiamo trovato una strategia “giusta” per cercare gli alieni?

Non saprei perché brancoliamo in effetti nel buio. Noi sappiamo che siamo capaci di cercare. Continuiamo a farlo con le onde radio e microonde perché possono attraversare grandi distanze senza essere assorbite e viaggiano alla velocità della luce. Abbiamo radiotelescopi, che possono ricevere segnali anche provenienti da grandi distanze.

Facciamo un esempio?

Sì, pensiamo a una società appunto a 1.000 anni luce dalla Terra con una tecnologia simile alla nostra, potremmo captare i loro segnali. Abbiamo gli strumenti per farlo.

A proposito di strumenti, l’intelligenza artificiale può tornare utile?

Beh sì. Ecco, parlavamo di segnali radio, il cosmo è pieno di segnali di questa natura che sono emessi da fenomeni naturali o anche umani. Per cui diciamo che potremmo utilizzare l'intelligenza artificiale per analizzare terabyte di dati in modo da poter identificare quelli che sono di interesse. È un passo avanti molto importante. Non è l’unico.

Spiegati meglio. 

Un grande telescopio può studiare solo una piccolissima parte del cielo per cui dobbiamo sapere dove puntarlo. Ora stiamo cominciando a usare un array di telescopi cioè questa serie di telescopi che funzionano in parallelo che hanno la possibilità sia di osservare una grande porzione di cielo, sia di puntare tutte queste parabole verso un'unica direzione per avere un segnale molto più potente.

Detta così mi viene in mente la copertina di Contact. 

In quel caso il contatto era avvenuto proprio con segnali radio.

A proposito. Il confine tra scienza e fantascienza, soprattutto se parliamo di alieni è sottile, c’è un romanzo o un film che ti ha colpito?

Già da quando ero bambino e adolescente ci sono stati dei film e dei romanzi che in effetti mi hanno segnato. Diciamo che io ero del team Incontri ravvicinati del terzo tipo, l’ho preferito a Guerre stellari.

Secondo te potremmo non essere i primi nell'Universo? 

Certo! L’universo ha 13,8 miliardi di anni al contrario il sistema solare si è formato 4,5 miliardi di anni fa. In mezzo sono passati miliardi di anni e si sa che il tasso di formazione di pianeti ha avuto un picco e ben prima della nascita della Terra circa 8 miliardi di anni fa. Quindi è possibile che esistano civiltà aliene più antiche della nostra.

Però la strategia più sicura per qualsiasi civiltà sarebbe rimanere nascosta. Quindi penso, e se gli alieni ci stessero evitando o si stessero nascondendo? È possibile?

Sì, esiste anche una teoria sul caso, si chiama l'ipotesi dello zoo, noi saremmo le bestie nella gabbia che vengono osservate da un’altra civiltà più avanzata che ha deciso di non interferire con noi.

E questa potrebbe essere una spiegazione al silenzio cosmico.

Potrebbe, anche se un recente articolo sulla zoo ipotesi pubblicato su Nature Astronomy ha messo in luce un aspetto interessante. Secondo i ricercatori noi stiamo avanzando tecnologicamente e sarà sempre più difficile per loro nascondersi.

Ora tocchiamo derive complottiste: e se gli alieni fossero già tra di noi?

Ti direi che vedo già molti alieni tra noi (scherzo ovviamente). Penso sia improbabile, non abbiamo nessuna prova o evidenza scientifica che suggerisca una cosa simile.

Su incontri alieni è uscita la serie "Il problema dei tre corpi" tratta dal libro di Liu Cixin. L’hai vista?

Sì, ma solo le prime puntate.

Ecco non voglio farti spoiler ma questo incontro non lascia prospettive rosee per il futuro. È una buona idea quindi contattare gli alieni?

Ci sono diverse posizioni. Per alcuni è una cattivissima perché se entriamo in contatto con una civiltà aliena, molto probabilmente si tratta di una civiltà molto più avanzata.

E sarà così?

Non è semplice dirlo. Il livello tecnologico è una variabile casuale. Da un lato quelle meno avanzate sarebbero più difficili da scoprire. Dall’altro noi siamo agli albori della tecnologia galattica. Infine dobbiamo anche considerare che le civiltà molto avanzate sono in generale molto più rare.

Quando si parla di un incontro alieno mi viene sempre in mente la Guerra dei Mondi e l'esperimento in radio di Wells, e mi chiedo, ma guardando il problema dall’altra parte: siamo pronti a incontrare gli alieni? 

Guarda qua c'è tutta una una parte nella ricerca SETI che si pone questa domanda e cerca di capire quali possono essere le conseguenze di un contatto. Per esempio capire quale tipo di protocollo bisognerebbe utilizzare.

Già solo per comunicarlo. 

Sì è un problema e infatti viene studiato. Ma prima ancora si sta studiando un protocollo da seguire nel caso si scoprisse un segnale, una tecnofirma. Comunque questi aspetti sociologici vengono studiati attentamente per prepararsi a un possibile contatto con gli alieni.

Come te li immagini?

Non come noi, non umanoidi. Almeno quattro braccia dai! Insomma completamente diversi dalla rappresentazione filmica o fantascientifica.

Non so se l'ha visto, ma io avevo trovato molto affascinanti gli alieni del film Arrival. 

Sì è vero, quelli che non hanno una forma chiara e vedi solo i tentacoli, molto interessante anche il modo in cui comunicano.

A proposito. Se dovesse lasciare un messaggio a un alieno che in futuro arriverà sulla Terra, quale sarebbe?

Eh. Non facile. Forse sai che invece di un messaggio gli farei sentire un po’ di musica, magari musica rock, magari anche un’opera, un quadro. Un po’ come dirgli ecco, questo è quello che possiamo fare.

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