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Completato il reattore di fusione più grande al mondo: per accenderlo ci vorrà ancora molto tempo

Il progetto ha subito diversi ritardi e il suo budget è aumentato di oltre 22 miliardi di dollari. D’altronde non è semplice riprodurre le condizioni che si trovano all’interno delle stelle e mantenere le bobine di plasma surriscaldate abbastanza a lungo da consentire la fusione nucleare.
A cura di Elisabetta Rosso
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ITER | Il reattore a fusione
ITER | Il reattore a fusione

C'è una data. Il più grande reattore a fusione del mondo è stato completato, ma per attivarlo serviranno altri 15 anni. L'International Fusion Energy Project (ITER) sarà il primo dispositivo di fusione a generare più calore di quello utilizzato per avviare la reazione di fusione. Dopo vent'anni sono stati completati i magneti superconduttori, che compongono il cuore del reattore. Il progetto sperimentale userà il confinamento magnetico per imitare la reazione che alimenta le stelle e il Sole.

"La fusione è un'opzione promettente a lungo termine per un approvvigionamento energetico globale sostenibile e senza emissioni di carbonio. Sfruttare la potenza della fusione è l'obiettivo di ITER, che è stato progettato come passaggio sperimentale chiave tra le attuali macchine di ricerca sulla fusione e le centrali elettriche a fusione di domani", spiega il portavoce di ITER. Il reattore a fusione è composto da 19 enormi bobine avvolte in più magneti toroidali in grado di generare energia magnetica pari 41 gigajoule: in questo modo il campo magnetico di ITER sarà circa 250 mila volte più forte di quello della Terra.

“Il completamento e la consegna delle 19 bobine di campo toroidali di ITER rappresentano un risultato monumentale. Ci congratuliamo con i governi membri, le agenzie nazionali ITER, le aziende coinvolte e le numerose persone che hanno dedicato innumerevoli ore a questo straordinario sforzo”, ha dichiarato Pietro Barabaschi, Direttore generale di ITER, durante una conferenza stampa. Secondo le previsioni degli scienziati il progetto entrerà in funzione nel 2039.

Gli obiettivi di ITER

ITER è il più grande reattore nucleare del mondo e contiene un magnete in grado di produrre un campo magnetico 280.000 volte più forte di quello che scherma la Terra. L'accordo sul progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) è stato firmato formalmente nel 2006 da Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, India e Corea del Sud presso l'Eliseo di Parigi. "In un certo senso, è come un laboratorio nazionale, una grande struttura di un istituto di ricerca", aveva spiegato il portavoce di ITER, a Euronews Next. "Ma si basa sulla convergenza dei laboratori nazionali, in realtà, di 35 paesi",  (l'Italia partecipa come partner primario).

La fusione avviene all'interno di una macchina chiamata tokamak, una camera a forma di ciambella. Dentro i nuclei atomici leggeri verranno fusi per formarne atomi più pesanti, e liberare un'enorme quantità di energia grazie alla reazione di fusione. L'obiettivo del progetto è realizzare un plasma di fusione in grado di produrre più potenza rispetto a quella richiesta per riscaldare il plasma e in grado di sostenere la fusione nucleare per un tempo superiore ai pochi secondi.

I problemi del progetto

Il progetto ha subito diversi ritardi e il suo budget è aumentato di oltre 22 miliardi di dollari. D'altronde non è semplice riprodurre le condizioni che si trovano all'interno delle stelle e mantenere le bobine di plasma surriscaldate abbastanza a lungo da consentire la fusione nucleare.

Uno dei principali ostacoli è la infatti gestione di un plasma che deve essere abbastanza caldo da fondersi. I reattori a fusione richiedono temperature molto elevate, più calde del Sole, perché devono funzionare a pressioni più basse di quelle che si trovano all'interno dei nuclei delle stelle.

I vantaggi della fusione

Dagli anni '50 esistono già le centrali nucleari che sfruttano la reazione di fissione, in cui l'atomo viene diviso in un reattore, liberando un'enorme quantità di energia. La fissione è un metodo collaudato ma non privo di rischi, e produce rifiuti radioattivi che devono essere smaltiti. Come spiega l'ITER la fusione permette di creare energia partendo da pochi grammi di idrogeno. 

"Gli effetti sulla sicurezza non sono nemmeno paragonabili. Hai solo 2 o 3 g di materiale. Inoltre, il materiale in un impianto di fusione, deuterio e trizio, e il materiale che ne esce, elio non radioattivo e un neutrone, sono tutti sfruttati. Quindi non c'è un avanzo, per così dire, e l'inventario di materiale radioattivo è estremamente, estremamente piccolo", ha spiegato Laban Coblentz, responsabile comunicazioni di Iter.

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