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Conflitto Israelo-Palestinese

Come un gruppo WhatsApp di madri israeliane è riuscito a salvare vite durante un attacco di Hamas 

Il 7 ottobre il kibbutz di Be’eri viene attaccato, la chat sull’app di messaggistica diventa un avamposto per tracciare i movimenti dei soldati, chiedere aiuto e offrire strategie di sopravvivenza.
A cura di Elisabetta Rosso
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Usavano la chat per scambiarsi consigli, o informazioni sui loro figli, era un normale gruppo di WhatsApp creato dalle madri di Be'eri, un kibbutz israeliano situato nel Distretto Meridionale. Poi sono arrivati i soldati di Hamas. È il 7 ottobre ed è appena sorto il sole quando su tutti i cellulari arriva un messaggio "Dio non voglia. Abbiamo un terrorista sulle scale". Da quel momento la chat diventa un avamposto per tracciare i movimenti dei soldati, scambiarsi consigli di sopravvivenza, chiedere notizie di padri, madri, figli, offrire soccorso ai vicini. In silenzio, rannicchiate negli angoli nascosti delle loro case insieme alle famiglie, le madri del kibbutz cominciano a scrivere freneticamente su WhatsApp. Dopo qualche ora il nome del gruppo cambia, diventa: "Be'eri Mothers Emergency".

La chat è stata condivisa con la Bbc, che ha riportato i messaggi scritti dalle madri. Li abbiamo letti. "Come si fa a chiudere una serratura d'emergenza?". "Non c'è nessuno, esci e vieni a casa mia". "Resisti e respira". "Non aprire sono soldati travestiti". "Dov'è l'esercito? Perché ci mette così tanto tempo?". Sono solo alcuni dei messaggi inviati il 7 ottobre. Nel gruppo ci sono 200 persone, molti hanno smesso di rispondere, sono stati rapiti, uccisi o feriti da Hamas. I sopravvissuti per 19 ore hanno descritto il rumore dei bombardamenti, delle urla, si sono scambiati parole di conforto, chiesto aiuto, e spiegato come chiudere la porta di casa con corde e mazze da baseball. D'altronde è stato questo per anni lo spirito del gruppo WhatsApp, uno spazio creato dalle madri di Be'eri per confrontarsi, sostenersi e aiutarsi.

L'arrivo di Hamas

"Di solito c'è un allarme e un boom della cupola di ferro (il sistema di difesa missilistico israeliano). Questa volta non c'è stato alcun allarme. È un suono che non siamo riusciti a identificare", ha spiegato alla Bbc Dafna Gerster, 39 anni, in visita dalla Germania per stare insieme alla famiglia di origine. "Sono andata nella stanza di mio fratello e gli ho chiesto ‘che cos'è questo rumore?‘"

La famiglia si precipita nel mamad, una stanza fatta di cemento armato con porte e finestre in acciaio ermetiche progettate per resistere agli attacchi missilistici. Aprono il gruppo Whatsapp e scoprono che non si tratta di razzi, ma di uomini armati che sparano colpi per le strade, nella chat si diffonde anche la notizia di un uomo ferito. "Si sentono degli spari nelle vicinanze. Spero che sia la prima squadra di intervento a sparare", ha scritto una donna sul gruppo. "Non sapevi cosa stava succedendo, sentivi solo spari in continuazione, bombe, una rissa", ha aggiunto Dafna. Sulle chat cominciano anche a circolare immagini e video tutorial per chiudere le porte, in modo tale da impedire ad Hamas di entrare. Per esempio Michal Pinyan, 44 anni, ha spiegato come suo marito ha costruito un serratura con corde e una mazza da baseball.

Chi bussa alla porta

A un certo punto le madri dicono di sentire qualcuno che "bussa freneticamente" alle loro porte. "Non stanno bussando" si legge in un messaggio, "sono spari". Tutte cominciano a descrivere quello che vedono e sentono chiuse nelle loro camere. "Abbiamo capito che si trattava dei terroristi", ha spiegato Michal. "In ogni quartiere del kibbutz hanno scritto ‘sono qui, sono qui' quindi erano ovunque e nello stesso momento." Gli abitanti capiscono che quello è un attacco massiccio da parte di Hamas.

Michal poco dopo legge sulla chat di famiglia che suo padre è gravemente ferito, poi arriva una richiesta di aiuto da parte della madre, lei e suo fratello continuano a scrivere per capire cosa sta succedendo ma a un certo punto i genitori smettono di rispondere. Sono stati uccisi entrambi dai soldati di Hamas.

Le case in fiamme

Hamas dopo aver perlustrato il villaggio comincia a tirare granate contro le case che prendono fuoco. "L'intera casa è piena di fumo", scrive un utente sul gruppo. "Cosa dovrei fare… dimmi cosa fare." Rispondono: "Prova a metterti un panno bagnato sul viso." Altri scrivono: "Sta andando a fuoco la stanza di sicurezza, la finestra è diventata tutta nera". E poi: "Non riesco a respirare in casa, penso che qui ci sia un incendio aiutatemi urgentemente".

"Restate nella stanza sicura, non uscire e mettetevi un pezzo di stoffa sul naso", rispondono i vicini. Un altro invece manda le foto dell'appartamento sotto il suo, sta bruciando: "Esci adesso e vieni nel mio rifugio, non vedo nessuno, è un buon momento", poi aggiunge. "Siamo una grande famiglia. Se avremo bisogno di aprire la nostra porta quando fuori ci sono terroristi e lasciare entrare i vicini in modo che possano sopravvivere, lo faremo. Senza nessuna esitazione."

I rapimenti e i morti

Alle 12.09 sul gruppo WhatsApp cominciano ad arrivare le prime notizie dei rapimenti e delle morti. Ci sono diversi messaggi vocali. Non li abbiamo sentiti ma Shir Gutentag, anche lei residente di Be'eri, ha detto alla Bbc: "Ho sentito audio terribili. C'era una donna che diceva che la sua bambina era morta. Stava gridando aiuto. Un'altra ha visto sua madre uccisa, e stava aspettando nella stanza sussurrando aiuto dicendo ‘salvami, non voglio morire'."

Altri messaggi WhatsApp descrivono ferite orribili. Shir ha chiamato i vicini che avevano pubblicato messaggi dicendo sottovoce respira con me. "Ho scritto messaggi incoraggianti come sono sicura che l'esercito è qui, sono sicura che stanno arrivando. Sii paziente. Respira", dice. Diversi messaggi sul gruppo WhatsApp offrono invece consigli su come mantenere calmi i bambini. "La paura è normale, calmate i bambini con un abbraccio".

I soldati travestiti

Verso le 15.30 arriva un altro messaggio: "I soldati ora stanno combattendo… Altre due forze stanno arrivando". Diverse madri del gruppo però consigliano di muoversi in modo prudente, è vero, fuori sentono gridare "IDF, IDF", acronimo di Israel Defense Forces, ma potrebbero essere gli stessi soldati di Hamas che cercano di convincere i residenti a uscire dalle case. "Ho mandato un messaggio ai miei vicini dicendo che non pensavo fosse IDF, avevano un accento strano e non si vestivano in modo appropriato,  indossavano le uniformi, ma non le indossavano bene", ha spiegato Golan Abidbol, 44 anni, e padre di quattro figli. Non è l'unico a nutrire sospetti, e infatti anche altri residenti su WhatsApp scrivono. "Sono travestiti da soldati, non rispondete a nessuno fuori".

Il salvataggio dell'esercito

"Stanno iniziando il processo di evacuazione", scrivono sul gruppo alle 18:08. Diversi residenti confermano, dicono di essere stati salvati. Le madri cominciano a condividere le parole in codice che i soldati avrebbero dovuto usare, in modo tale che i cittadini si fidassero e fossero portati in salvo. "Ci hanno detto si stare tranquilli che e ad un certo punto avremmo dovuto coprire gli occhi dei vostri figli perché c'erano molti corpi fuori‘. I residenti sono stati portati su camion dell'esercito in una città vicina, prima di essere trasferiti in un albergo sul Mar Morto.

"Abbiamo camminato per il villaggio ed era davvero silenzioso. Ci sono voluti credo 15 minuti per uscire dal kibbutz dove si erano radunate tutte le persone. I soldati sono andati da ogni famiglia, quindi c'è voluto molto tempo", ha spiegato Michal alla BBC. Lei ha tenuto gli occhi aperti durante il tragitto: "Volevo guardare. Ho visto i  corpi", dice. Shir invece ha detto: "Stavo guardando in basso. Penso che questo abbia salvato la mia anima."

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