Come uccide Sarco, la macchina per il suicidio assistito stampata in 3D
La capsula per il suicidio assistito automatico Sarco sta continuando a far parlare di sé ormai da settimane. Il suo inventore — il medico australiano e attivista per il diritto all'eutanasia Philip Nitschke — ha infatti anticipato che il dispositivo potrebbe entrare nella fase di produzione in serie a partire dall'anno prossimo per essere impiegato in Svizzera.
Nelle anticipazioni del dottore non c'è nulla di definitivo, ma le reazioni alle sue ultime dichiarazioni non si sono fatte attendere. Come hanno descritto già in passato i suoi i suoi inventori e progettisti, la macchina ideata da Nitschke mira infatti a eliminare parecchi degli attuali requisiti per il suicidio assistito: dalla presenza di un medico all'acquisto di farmaci controllati.
Le componenti della macchina
Il dispositivo è composto di due elementi. Il primo è una base che contiene le componenti elettroniche e meccaniche per l'avviamento oltre a una bombola nella quale è contenuto il gas che serve per il funzionamento; il secondo elemento, poggiato direttamente sopra la base, è l'involucro nel quale dovrà sdraiarsi chi desidera utilizzare il dispositivo. Quest'ultima componente è provvista di ampie finestre in vetro, per dare a chi è all'interno l'occasione di rimanere in contatto con il mondo esterno fino all'ultimo momento; dal momento che il meccanismo si basa sulla sostituzione tra due gas, affinché funzioni la capsula deve infatti essere sigillata in modo ermetico, e con una finestra trasparente. Inoltre l'idea dei progettisti è che Sarco possa essere posizionato in un luogo ameno, o comunque che abbia un significato per l'utilizzatore, in modo che la vista possa trasmettere un senso di pace negli ultimi momenti di vita.
Come funziona la capsula (e i dubbi degli esperti)
Il principio di funzionamento di Sarco è già noto: la macchina è pensata per sostituire gradualmente l'ossigeno presente nell'ambiente con dell'azoto fornito dall'esterno. Una volta che quest'ultimo gas ha sostituito l'ossigeno, chi si trova all'interno della capsula sigillata perde conoscenza fino alla morte, che sopraggiunge senza però essere accompagnata dalle sensazioni di panico tipiche del soffocamento. Per gli inventori anzi il processo è preceduto da una leggera sensazione di euforia, ma a questo riguardo già diversi esperti si sono detti dubbiosi — dal momento che la procedura non è mai stata messa alla prova con rigore.