Come il social di Elon Musk sta alimentando le fake news sulla guerra tra Israele e Hamas
"Per molte ragioni, questo è il momento più critico. Non è mai stato così difficile coprire una crisi", scrive su X Justin Peden (il suo nickname è Intel Crab), è un ricercatore OSINT dell'Alabama, e sta cercando con il suo team di raccontare la guerra tra Israele e Hamas. Hanno sempre usato Twitter, (adesso X), eppure ora il social è una sabbia mobile che risucchia i contenuti reali e sputa fuori disinformazione. "I link credibili ora sono foto. Sul campo i notiziari faticano a raggiungere il pubblico senza il segno della spunta blu che costa. Gli scagnozzi xenofobi vengono potenziati dal CEO della piattaforma. Fine del gioco, gente."
Peden aveva già raccontato l'esclation a Gaza nel 2021, e due anni fa, le fonti recuperare sul social erano una risorsa da utilizzare. "Sta diventando incredibilmente difficile trovare persone che vivono effettivamente in Palestina o nel sud di Israele", ha spiegato Peden a Wired Us. “È stato arduo trovare le informazioni preliminari e condividere video e foto. C'è questa tempesta perfetta in cui sul campo le fonti preliminari non vengono amplificate, soprattutto quelle che forse non parlano inglese", la maggior parte degli utenti che abita nella zona di guerra.
"Le modifiche apportate da Elon Musk alla piattaforma funzionano interamente a vantaggio dei terroristi e dei propagandisti di guerra", ha spiegato Emerson Brooking, ricercatore presso l'Atlantic Council Digital Forensics Research Lab a Wired US. "Chiunque può acquistare una di quelle spunte blu e cambiare la propria immagine del profilo in qualcosa che sembri un media. Ci vuole un bel po’ di lavoro per verificare chi dice la verità e chi no”. Oltre alle spunte blu c'è poi l'algoritmo, progettato per promuovere i contenuti che ottengono un alto tasso di coinvolgimento, spesso associato alla disinformazione. Le immagini drammatiche vengono premiate, anche se sono false, vecchie di anni, o create da un software.
Il problema delle spunte blu
La certificazione è arrivata solo dopo la decisione di Elon Musk di cambiare l’assetto del social e introdurre Twitter Blue, l’opzione a pagamento per certificare gli account. La spunta non solo dà lustro al profilo ma, come ha spiegato Musk, permetterà di avere anche maggiore visibilità su Twitter, sia nel feed, sia nella ricerca. Senza nessun tipo di selezione dei contenuti. Peden ha aggiunto che lui e i suoi colleghi devono superare migliaia di post falsi, vecchi, fuorvianti, prima di verificare e condividere filmati reali del conflitto.
Non solo, Elon Musk ha pubblicato anche un post controverso. "Per seguire la guerra in tempo reale, @WarMonitors e @sentdefender sono ottimi". Non è esattamente così, visto che entrambi gli account hanno diffuso il falso allarme di un'esplosione al Pentagono a maggio. Non solo @WarMonitors, ha anche condiviso post antisemiti e commentato i tweet di Kanye West che accusata i media e le banche di essere sionisti. Ora il post di Musk non c'è più, l'ha cancellato poco dopo la pubblicazione, eppure è stato visto da 11 milioni di account. Il miliardario ha poi aggiunto: "Come sempre, per favore cerca di rimanere il più vicino possibile alla verità, anche per le cose che non ti piacciono".
Il precedente in Ucraina
Già il gruppo di ricerca Reset aveva rintracciato sul social account che facevano propaganda al Cremlino utilizzando il nuovo sistema di verifica pensato da Elon Musk per ottenere più credibilità e visualizzazioni su Twitter. “I russi stanno liberando un Paese”, “L’Ucraina è nazista”, “Solo l’Occidente vuole la guerra”, “Gli ucraini razzisti credono che gli asiatici sono una razza selvaggia”, “Zelensky è un assassino”, "Faccio la mia parte per fermare il sostegno occidentale alla macchina da guerra ucraina, un contribuente alla volta". Sono solo alcuni dei post sbucati su Twitter durante il conflitto.
Gli account segnalati da Reset "condividono apertamente contenuti dai media statali russi, disinformazione allineata al Cremlino sul conflitto in Ucraina e propaganda di guerra totale", aveva spiegato il gruppo di ricerca, e sono certificati da una spunta blu, nonostante diffondano fake news e contenuti fuorvianti. In realtà non dovrebbero proprio esserci account russi sui social, dato che il Paese ha richiesto ai suoi provider internet di bloccare l’accesso a Twitter, nonostante la direttiva del Cremlino il social è rimasto un zona franca dove alimentare dibattiti, spesso anonimi, sulla guerra.