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Come hanno ringiovanito i cattivi di Spiderman: No Way Home

Le “vecchie conoscenze” di Spider-Man che appaiono in questa pellicola non mostrano i segni del tempo: la tecnica è nota, ma è stata perfezionata solo ultimamente.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Alfred Molina e il suo Doctor Octopus in Spider-Man: No Way Home (Foto: Getty Images, Marvel)

Le prime recensioni di Spider-Man: No Way Home stanno incuriosendo i fan dei supereroi in tutto il mondo per le motivazioni più svariate, e tra queste c'è sicuramente la comparsa sullo schermo delle vecchie nemesi dell'Uomo Ragno. Anticipata già nel materiale promozionale dalla stessa casa di produzione, la presenza di "vecchie conoscenze" cinematografiche come Doctor Octopus, Goblin ed Electro è inscenata dagli stessi attori che hanno contribuito al successo delle precedenti incarnazioni di Spider-Man sul grande schermo.

Il punto è che gli attori che interpretano i tre antagonisti – rispettivamente Willem Dafoe, Alfred Molina e Jamie Foxx – non sembrano invecchiati di un giorno rispetto alla prima volta che hanno ricoperto il loro ruolo, nel 2002, nel 2004 e nel 2014.

I precedenti

L'arte di ringiovanire gli attori per farli apparire sullo schermo più giovani di quanto in realtà non siano ha un nome preciso: si chiama de-aging o ringiovanimento digitale, è basata principalmente sull'utilizzo di effetti grafici generati al computer che vengono applicati al volto degli attori registrati in carne e ossa. La tecnica viene utilizzata ampiamente fin dall'inizio degli anni 2000: Il curioso caso di Benjamin Button con Brad Pitt fa di queste alterazioni proprio il suo fulcro narrativo, mentre uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni – The Irishman di Martin Scorsese – mostra i personaggi di Robert De Niro, Al Pacino, e Joe Pesci come tre uomini di mezz'età.

Gli altri eroi Marvel ringiovaniti

Ultimamente i Marvel studios hanno fatto ampio ricorso a questa tecnica, che ha permesso agli sceneggiatori di raccontare più agevolmente storie che si protraessero lungo l'arco di decenni. In alcuni casi è avvenuto per mettere in scena flashback credibili: è successo ad alcuni personaggi del mondo di Ant-Man come Hank Pym, Mitchell Carson e Janet van Dyne, interpretati da Michael Douglas, Martin Donovan e Michelle Pfeiffer e Lawrence Fishbourne. In altre occasioni il de-aging era richiesto dall'ambientazione stessa dei film: è il caso del Nick Fury di Samuel L. Jackson, mostrato giovane e alle prime armi nel film dedicato a Captain Marvel ambientato negli anni '90.

Come funziona il de-aging

Non esiste una singola ricetta per ottenere l'effetto di ringiovanimento digitale degli attori sul grande schermo, ma tutte passano da un elemento preciso: la fusione tra le immagini degli attori catturate dalla cinepresa e un elemento di filtro che li fa sembrare più giovani. Il processo è simile a quello che oggi sugli smartphone applica effetti grafici al volto degli utenti, ma più complesso: innanzitutto gli attori recitano con una fitta griglia di punti dipinti sul volto, o con altri elementi che aiutano i software grafici a tenere traccia dei movimenti dei singoli muscoli facciali.

Anziché applicare filtri generici come avviene su TikTok, Snapchat e Instagram, i tecnici utilizzano tecniche più sofisticate, tra le quali una delle più diffuse è realizzare un modello 3D dettagliato dell'attore, che viene fatto poi "recitare" con gli esatti movimenti dell'originale in modo che le due performance siano perfettamente sovrapponibili. I due strati sovrapposti così ottenuti vengono trattati fotogramma per fotogramma per fare in modo che dal risultato traspaiano sia l'identità e l'espressività dell'originale, sia i tratti somatici ringiovaniti del modello sintetico. Vien da sé a questo punto che con con il progredire degli avanzamenti tecnologici a disposizione sia diventato possibile ricreare modelli via via più sofisticati e fotorealistici: non è un caso che le "trasformazioni" più eclatanti siano emersi negli ultimi anni.

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