Come ha fatto Microsoft ad accumulare 28,9 miliardi di dollari di tasse non pagate
Con tutte le multe, le sanzioni e le tasse in arretrato di cui viene data notizia non è esattamente chiaro come le Big Tech possano avere ancora una qualche stabilità finanziaria. L’Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti ha annunciato che Microsoft deve 28,9 miliardi di dollari in tasse arretrate. Una cifra enorme, a cui gli esattori sono arrivati sommando anche le sanzioni e gli interessi maturati nel corso degli anni. Il tesoretto nasce da un indagine condotta sulle tasse versate dall'azienda tra il 2004 e il 2013. Ad essere finito sotto accusa, secondo l’Associated Press, è il sistema con cui Microsoft avrebbe distribuito il carico fiscale nei Paesi in cui opera. Nello specifico avrebbe segnalato profitti più alti nei Paesi con la tassazione più bassa e profitti più bassi nei Paesi con la tassazione più alta.
Uno degli esempi più noti è il caso dell’Irlanda, un Paese che ha stretto più volte accordi con le Big Tech per costruire le sedi europee delle aziende garantendo una tassazione molto agevolata. Questa pratica viene definita Dumping Fiscale ed è il motivo per cui buona parte delle Big Tech in Europa ha scelto di avere la sua sede a Dublino. Microsoft per ora ha negato ogni accusa: "Crediamo fermamente di aver agito in conformità con le norme e i regolamenti dell’IRS e che la nostra posizione sia supportata dalla giurisprudenza”.
Il caso dei 13 miliardi di euro che Apple doveva all'Ue
Il problema principale di questo tipo di accuse o di queste indagini riguarda l’esito. Prima di arrivare al pagamento di una sanzione di questa portata di solito passano anni e a volte può capitare anche che tutto finisca con un nulla di fatto. Famoso il caso dell'Unione Europea contro Apple. Nel 2016 la Commissione europea ha chiesto a Apple di pagare 13 miliardi di euro di tasse. Anche qui un tesoretto, costruito con le tasse non versate tra il 2003 e il 2014. Più gli interessi. La Commissione europea aveva accusato Apple di aver ricevuto un trattamento fiscale troppo agevolato nell’Unione Europea grazie agli accordi con Dublino. Apple ha fatto ricorso e nell’estate del 2020 è riuscita a vincere il processo alla Corte di Giustizia europea: alla fine di quei 13 miliardi di euro non ne è stato versato nemmeno uno.