Come è stato recuperato il corpo di Alfredino Rampi un mese dopo la caduta nel pozzo
Ci sono voluti 28 giorni prima di riuscire a tirare fuori il corpo di Alfredino dal pozzo in cui era caduto. La storia del piccolo Alfredo Rampi è rimasta scolpita nella memoria italiana come la prima tragedia trasmessa in televisione ora dopo ora. La caduta nel pozzo artesiano a Vermicino, una località vicino a Frascati, è avvenuta l’11 giugno 2024. E dopo oltre 60 ore di tentativi, nessuno andato a buon fine a causa di una serie di errori di valutazione, Alfredino è morto.
La difficoltà di recuperare il corpo quando era ancora vivo si è trasformata poi nel problema di recuperare la salma. Per conservarla e quindi rallentare il processo di decomposizione, si scelse di versare nel pozzo del fluido criogenico, cioè dell'azoto liquido. E nei lunghi giorni che seguirono, i soccorritori prepararono un piano per tirare fuori il corpo dal pozzo in cui era rimasto intrappolato.
Come è stato recuperato il corpo del bambino e chi lo ha portato fuori
La missione di recupero, quella che alla fine ha riportato il corpo di Alfredino fuori dal pozzo che è stato la sua condanna a morte, è stata organizzata da un gruppo di 21 minatori delle miniere di Gavorrano, una località in provincia di Grosseto dove si trova una delle miniere più importanti in Europa di pirite.
L'intuizione che il team di soccorso aveva avuto quasi un mese prima, cioè quello di scavare in maniera parallela rispetto al pozzo artesiano dove era caduto Alfredino non era sbagliata. Ma quello che gli ingegneri non avevano contato era che le vibrazioni degli escavatori avrebbero potuto fare scivolare il bambino ancora più in basso. E così era accaduto: dai 36 metri iniziali, Alfredino è slittato fino ai 60 metri.
I minatori non erano soccorritori professionisti ma conoscevano alla perfezione i segreti del sottosuolo. Forti della loro esperienza, sapevano di non poter ripetere l'errore fatto il mese precedente dall'altra squadra di soccorso. Così cominciarono a scavare a circa 15 metri rispetto all'imboccatura originale del pozzo artesiano, creando un'apertura di 80 centimetri, cioè la larghezza sufficiente per fare passare i minatori. Arrivati quasi ai 60 metri di profondità, grazie a un tunnel sono riusciti a raggiungere il punto in cui il corpo di Alfredino, conservato grazie all'azoto liquido, era rimasto incastrato.
Quanti giorni ci sono voluti per scavare il tunnel
Grazie a uno stetoscopio calato quasi fino in fondo al pozzo, alle 9 del mattino del 13 giugno i medici presenti sul luogo sono riusciti a capire che Alfredino era morto. Solo dopo quasi un mese sono stati chiamati in causa i minatori di Gavorrano, che sono arrivati a Vermicino il 4 luglio e che subito si sono messi a lavoro per recuperare il corpo del bambin0.
Ma il terreno non era facile da scavare, come avevano scoperto i primi soccorritori che hanno cercato di costruire un pozzo di servizio parallelo a quello artesiano. A un primo strato più morbido seguiva uno strato roccioso di peperino, una roccia magmatica che aveva già rallentato il primo tentativo e che aveva creato problemi anche ai minatori arrivati per recuperare il corpo.
In totale ci sono voluti sette giorni per scavare il pozzo e il tunnel per arrivare fino alla profondità prevista e recuperare il corpo. Solo nella notte del 10 luglio i minatori sonoriusciti a entrare in contatto con una parte di quel terreno ghiacciato dove era rimasto incastrato Alfredino. Proprio lì, la mattina seguente, i lavoratori videro la gamba del bambino. E il suo corpo fu recuperato dal minatore Spartaco Stacchini nel pomeriggio dell'11 luglio, 31 giorni dopo l'incidente.
Dove è sepolto oggi Alfredino Rampi
A riportarlo in superficie è stato il minatore Spartaco Stacchini, che risalì lungo il pozzo di servizio che insieme ai suoi colleghi aveva costruito in una settimana. Pochi giorni più tardi, si svolsero i funerali presso la basilica di San Lorenzo fuori le mura, a Roma. E nella stessa città è stato poi sepolto. La sua tomba si trova al Cimitero del Verano, proprio accanto alla stessa chiesa dove si sono svolti i funerali.