Come è nata la fake news sulla nube radioattiva che dall’Ucraina si muove verso l’Europa
La notizia ha iniziato a circolare ieri: "Una nube radioattiva si è sollevata dopo il bombardamento di un deposito di armi con uranio impoverito e si sta dirigendo verso l’Europa". La prima paura, o il primo ricordo per chi c’era, è quella del disastro della centrale nucleare di Chernobyl. Nell’aprile del 1986 la catena di incidenti provocata da un test sbagliato al reattore nº 4 ha generato una nube radioattiva che si sollevata sull’Europa dell’Est. Allora Chernobyl era Unione Sovietica, oggi è Ucraina. Ma questa volta non c’è nessuna nube, solo propaganda russa.
La prima fonte della notizia sulla nube tossica è la Tass, un’agenzia di stampa russa filogovernativa allineata sulle posizioni del Cremlino. Il suo orientamento non è solo un’indiscrezione, la proprietà di Tass è gestita proprio dal governo russo. Il comunicato stampa viene pubblicato alle 14:15 del 19 maggio. A corredo dell’informazione ci sono anche una serie di dichiarazioni attribuite a Nikolay Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia.
L’attacco al deposito di munizioni all’uranio impoverito
Secondo Patrushev, la nube radioattiva sarebbe nata dopo l’attacco delle truppe di Mosca a un deposito in Ucraina dove erano conservate munizioni che contenevano uranio impoverito. Queste le sue parole: “I capi dei Paesi occidentali stanno fornendo all’Ucraina munizioni all'uranio impoverito. La loro eliminazione ha provocato una nube radioattiva che ora si sta spostando verso l'Europa occidentale. Un aumento dei livelli di radiazioni è già stato registrato in Polonia”.
Questa storia è costruita tenendo conto del contesto. Il richiamo alla nube radioattiva non è casuale. In questi giorni infatti si sta tenendo il G7 a Hiroshima, la città nel Sud del Giappone che il 6 agosto del 1945 è stata distrutta dalla bomba atomica Little Boy, causando un numero di morti che secondo alcune stime (tra impatto diretto e conseguenza delle radiazioni) è arrivato a 166.000. Un evento che è stato citato direttamente da Patrushev:
“Gli americani non si sono scusati! E non si scuseranno per quello che hanno fatto. Continuano a fare il lavaggio del cervello ai giapponesi per fargli credere che sia stata l'Unione Sovietica, non gli Stati Uniti, a usare le armi nucleari contro di loro”.
La smentita delle nube radioattiva
Non è stato difficile smentire la notizia. Le prime dichiarazioni sono arrivate dalla Państwowa Agencja Atomistyki, l’agenzia atomica della Polonia. Sul suo canale Twitter ha scritto (traduzione fornita da Google da polacco): “Attualmente non vi è alcuna minaccia per la salute e la vita umana o per l'ambiente nel territorio della Repubblica di Polonia. Non abbiamo registrato alcuna indicazione di disturbo dell'apparato di misurazione”.
Ma non solo. L’assenza di ogni tipo di nube radioattiva si può leggere anche dal Joint Research Centre, un portale messo a disposizione dal Commissione Europea in cui vengono mostrati tutti i risultati registrati dalle stazioni di monitoraggio distribuite soprattutto dal territorio europeo, ci sono però anche stazioni che monitorano Russia, Stati Uniti e Turchia. Come si può vedere anche adesso, tutti i livelli registrati per la radioattività sono inseriti nelle soglie più basse.
La teoria impossibile della nube nata dall’uranio impoverito
Prima della smentita della Polonia e dell’analisi dei dati sul portale della Commissione Europea c’è però un problema di fondo che rendeva già inconsistente la tesi di Patrushev: l’origine della nube tossica. L’uranio impoverito è un sottoprodotto dell’arricchimento dell’uranio, un procedimento che serve per rendere questo metallo pronto a processi che prevedono la produzione di energia nucleare. È un metallo molto resistente, sopratutto se combinato con altre leghe, e per questo viene utilizzato anche in ambito militare. Uno dei casi di utilizzo è quello delle munizioni anticarro.
L’uranio impoverito è radioattivo, ma le radiazioni emesse registrano dei livelli deboli. Non solo. La struttura dell’uranio impoverito rende del tutto improbabile il suo trasporto in aria attraverso una nube tossica. Anche in caso di esplosione di un deposito tutte le particelle ricadrebbero nei chilometri attorno l’area colpita.