Come è messa l’industria dei videogame in Italia: chi gioca usa soprattutto il telefono

In un momento storico in cui il settore videoludico è in crisi, la game industry italiana è in buona salute. È quanto emerge dal rapporto IIDEA relativo ai videogiochi in Italia nel 2024. Cresce il giro d’affari, pari a circa 2,4 miliardi di euro. Crescono anche le imprese, gli addetti ai lavori e il posizionamento degli studi di sviluppo. Buone notizie anche per il pubblico: sono 14 milioni le persone che giocano ai videogiochi. Principale dato negativo, il calo di vendite degli hardware, cioè piattaforme di gioco. Discorso differente per i software, cioè i titoli videoludici, le cui vendite registrano una crescita. Ecco nel dettaglio i numeri e le dinamiche che caratterizzano il Made in Italy legato ai videogiochi.
Il pubblico di gamer in Italia
Sono 14 milioni le persone che giocano ai videogiochi in Italia, un milione in più rispetto al 2023. Il 59% è composto da gamer uomini, mentre il 41% da gamer donne (una crescita del +14%). C’è pure uno 0,1% di pubblico non binario. I dati raccolti coinvolgono persone dai 6 ai 64 anni. Le fasce più attive sono quelle 15-24 anni (3,5 milioni) e 45-64 (3,4 milioni). In generale, i mobile games sono i prodotti più diffusi nella community di gamer nostrana (10,4 milioni), in particolare app e giochi improntati sui puzzle, seguiti dai giochi console (6,2 milioni) principalmente sportivi, e giochi pc (4,8 milioni), soprattutto strategici.
Tra i titoli più venduti e giocati in Italia figurano, come di consueto, EA Sports FC 24 e 25, e GTA V. Due titoli calcistici e uno uscito del 2013, a dimostrazione che siamo un popolo amante del calcio e del caos. La media di tempo spesa dal pubblico italiano in videogiochi è di circa 7,5 ore a settimana, ma rientrano nel report anche persone che giocano almeno una volta al mese e in un anno. Parliamo quindi di giocatori occasionali, che comunque rappresentano complessivamente 8,5 milioni di utenti, contro i 9,6 milioni di gamer assidui.
L’industria dei videogiochi in numeri
Rispetto al 2023 altalenante, nel 2024 l’industria dei videogiochi in Italia ha registrato una crescita del giro d’affari pari a +3%, per un totale di circa 2,4 miliardi di euro. Tale cifra è trainata dalla vendita dei giochi, arrivando a +11% rispetto al 2023. In termini di fatturato si parla di circa 1,8 miliardi di euro, tra giochi per pc e console e app per dispositivi mobile. Queste ultime rappresentano il ramo della game industry più remunerativo e diffuso, come vedremo poi nell’analisi del pubblico videoludico italiano. Il resto del giro d’affari è rappresentato dalla vendita degli hardware (548 milioni di euro), che però registra un -18%. Comprensibile: l’attuale generazione di console è ormai sul mercato da 8-5 anni, quindi gli acquisti si sono stabilizzati.
Per quanto riguarda gli addetti ai lavori in Italia, ossia professioniste e professionisti del settore videoludico, sono circa 2.800. È un aumento pari al 17% rispetto al 2022 (nel caso delle figure professionali, IIDEA raccoglie i dati su base biennale, non annuale come accade per hardware e software). Tra gli addetti, cresce anche la componente femminile, attestabile al 23%, in linea con la media europea. Le industrie videoludiche presenti sul territorio italiano sono più di 200.
Il pubblico di riferimento dei videogiochi prodotti in Italia è europeo (42%), seguito da quello Nord Americano (37%). Nel 2024, si è registrato un aumento del pubblico nazionale (12%), più avvezzo ad acquistare e a giocare prodotti made in Italy. Si tratta di un dato molto positivo, nonostante il videogioco sia il medium internazionale per eccellenza: a differenza di cinema, libri e fumetti, che possono diventare successi commerciali anche solo tramite il pubblico nazionale, i videogiochi si rivolgono sempre a un’audience globale per la riuscita effettiva. Tuttavia, la crescita del pubblico italiano testimonia una maggiore presa di coscienza sulla game industry.
C'è da tenere in considerazione anche il maggiore peso che il videogioco italiano sta acquisendo all'estero. Nel 2024, Stormind Games, che ha sede in Sicilia, ad Acireale (CT), ha collaborato con Paramounts per rendere videoludica la proprietà intellettuale di A Quiet Place. Sempre nel 2024, Mediterranea Inferno, visual novel del game designer milanese Lorenzo Redeaelli, ha vinto il premio Excellent in Narrative all'Independent Games Festival di San Francisco. È la prima volta che un titolo italiano vince un premio del genere. Il gioco parla di tre giovani di Milano ritrovatisi in Puglia nell'estate del 2022. Dietro la pubblicazione c'è stato uno studio, sempre milanese, che è Santa Ragione. Non sono eccezionalità legate al 2024. A tal proposito, vale la pena menzionare Star Overdrive, il videogioco Sci-Fi dello studio romano Caracal Games da poco uscito su Switch, che ha ottenuto l'approvazione direttamente da Nintendo.
Al di là di specifici esempi, è evidente una maggiore presenza della game industry italiana nei palcoscenici internazionali, come dimostrano le partecipazioni sempre più diffuse ad eventi come la Game Developers Conference di San Francisco, la Gamescom di Colonia in Germania, il Tokyo Game Show in Giappone.
A rovinare in un certo senso la scia positiva, i dati sui finanziamenti. L’88% degli studi italiani pubblica attraverso l'autofinanziamento. C’è un aumento di chi riesce ad andare sul mercato tramite i publisher, cioè aziende come Nintendo o Microsoft che investono sullo sviluppo di un prodotto e lo distribuiscono sulle varie piattaforme, ma parliamo pur sempre del 38%. Vero è che, con l’attuale crisi del settore, è più difficile trovare finanziamenti all’estero, come emerso in un’intervista di Fanpage.it a Gerardo Verna di Trinity Team, lo studio che ha creato i videogiochi su Bud Spencer e Terence Hill. Tuttavia quel 38% resta un dato amaro.
Le sfide della game industry italiana
Il quadro emerso dal rapporto IIDEA testimonia un’industria non più acerba ma in cerca di stabilizzazione e maggiore supporto istituzionale. Dopo gli anni in calo in seguito al boom della pandemia, lo stato dei videogiochi in Italia appare promettente. Resta necessario un maggiore supporto statale, oltre al già fondamentale Tax Credit introdotto nel 2014, ma non è abbastanza. Se però prima del Covid-19 era difficile sperare in una maggiore strutturazione della game industry, i dati ci dimostrano che non è più così. I videogiochi ormai stanno penetrando sempre più nella società.
Resta inoltre il problema dei finanziamenti e del maggiore supporto istituzionale. Anche in questo caso l’Italia offre meno risorse rispetto a Paesi come Francia, Polonia e Paesi Bassi, eppure la crescita del settore nostrano durante il 2024, dimostra una vitalità che fa bene alla cultura e alla società. Quello videoludico è infatti un settore creativo, che riunisce artisti, designer, programmatori, esperti di marketing, social media manager, localizzatori, giornalisti, critici, divulgatori, cyber-psicologi.
Secondo Luisa Bixio, CEO di Milestone, una delle aziende più rinomate del videoludo in Italia, in futuro saranno sempre più richieste figure professionali legate al management, all’organizzazione, in altre parole producer. In generale, per quanto il videogioco sia strettamente legato al progresso tecnologico, rappresenta un settore al cui centro ci sono l’arte e la creatività. Non quella dell’intelligenza artificiale, ma quella umana.