Clearview Ai, la storia dell’app che ha rubato le nostre foto ai social per darle alla polizia
Il software è talmente potente che sembra uscito dal peggiore scenario immaginato dagli autori di Black Mirror. Clearview Ai promette di trovare chiunque partendo da una singola immagine. O meglio. Chiunque abbia lasciato delle tracce nei social nel corso della sua vita. Basta una foto per risalire a tutto. Nome, cognome, immagini correlate e qualsiasi altro tipo di informazione.
Kashmir Hill è una giornalista del New York Times. Negli ultimi anni ha seguito la storia di Clearview Ai per capire i modi in cui è stato usata dalla polizia degli Stati Uniti. Alla fine del 2023 ha pubblicato un libro dal titolo Your Face Belong To Us, tradotto in Italia come La tua faccia ci appartiene. Fanpage.it l’ha intervistata per capire quale può essere l’impatto di una tecnologia del genere.
Come hai iniziato a lavorare su Clearview Ai?
È successo una sera, quando ero a casa. Avevo in mano lo smartphone. Era mezzanotte e mi è arrivata una mail da una fonte con un allegato. Era un report di 26 pagine proveniente da un Dipartimento di Polizia in cui Clearview Ai veniva presentato come un Google per volti. Digiti un nome o inserisci un volto e lui risale alla sua identità.
Quante fotografie ci sono nel database di Clearview Ai.
Miliardi. Più di quante persone ci siano al mondo.
Da dove arrivano queste immagini.
Non possiamo dire con precisione quante immagini arrivino dai social network. Secondo una stima probabile, il database di Clearview AI è fatto da 40 miliardi di fotografie. Include immagini provenienti da Facebook, da Instagram e anche da altri piattaforme. Anche Flickr è diventata una buona base di raccolta.
Quante sono invece le persone ritratte in queste immagini?
Parliamo di centinaia di milioni di persone. Ho fatto una prova con me stessa. Solo del mio volto ci sono 200 foto.
Siamo coinvolti tutti?
Dipende dai Paesi. In Europa Clearview Ai non ha mai completato tutti i passaggi per essere in regola con il Gdpr, il regolamento che definisce le norme sulla privacy. Da qui non potete accedere a questo sistema per verificare se fra questi immagini c’è anche il vostro volto.
Tecnicamente i metodi di ricerca di questo tipo di file si chiamano processi di scraping.
Si, gli algoritmi che vengono usati vengono chiamati in gergo spider. Funzionano esattamente come quelli di Google, si muovono da soli attraverso processi automatici per cercare le immagini dei volti. Passando profilo dopo profilo.
Ci sono casi in cui Clearview Ai è stato usato dalle forze dell’ordine?
Sì, negli Stati Uniti è già stato usato per diversi tipi di crimini. Andiamo da quelli finanziari alle molestie verso i minori. Grazie a questo software gli investigatori sono stati usati anche per risalire a persone che avevano lasciato gli Stati Uniti.
In Italia è mai stato usato?
Non so se è stato usato dalle forze dell’ordine in Italia ma ho seguito il caso di un criminale di origini italiane. È stato ricercato per molti anni e poi è stato trovato in una pizzeria in Francia. Il sistema aveva trovato le foto che pubblicava dalla pagina della pizzeria.
Qual è il confine tra privacy e sicurezza?
La risposta a questa domanda è abbastanza semplice. Per fidarti della tecnologia devi fidarti delle persone che la usano. Questo strumento dovrebbe servire per certi crimini ma non sappiamo quale può essere la sua evoluzione, un giorno i governi potrebbero usarlo per identificare chi partecipa ad attività non gradite. In diverse parti del mondo c’è già chi manifesta solo indossando una maschera.
Dopo il tuo lavoro è cambiato qualcosa nel rapporto tra ClearView Ai e le forze dell’ordine?
Dalle prime inchieste qualcosa è cambiato. Ora ClearView Ai si sta concentrando solo sul mercato degli Stati Uniti.
Nel tuo libro parli anche di Hoan Ton-That, il fondatore di questa start-up.
C’è molto da dire su di lui. È molto concentrato sul suo progetto e sicuramente vuole diventare famoso. Nella sua visione tutti gli ufficiali di polizia useranno Clearview AI.
In passato aveva lanciato Trump Hair, un’app dove si poteva caricare una foto e vedersi con i capelli di Donald Trump.
Sì, prima di Clearview AI sviluppava quiz su Facebook e giochi per iPhone. Non so se con Trump Hair volesse già collezionare i dati degli utenti.
Come facciamo a tenere le nostre foto private?
Non mettetele su internet. Se proprio dovete farlo, almeno tenete il profilo privato sui social.