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Che fine hanno fatto i droni di Amazon per le consegne?

Vi sono diverse voci contrastanti, soprattutto su un tema importante quale la sicurezza. Tutto ciò rende ancora nebuloso e rischioso il programma droni su cui Amazon desidera puntare da quasi dieci anni.
A cura di Lorena Rao
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Era il 2013 quando Jeff Bezos, ora ex CEO di Amazon, annunciava per la prima volta le consegne via drone in trenta minuti. Tuttavia, a quasi dieci anni di distanza, di consegne con i droni non v'è traccia, nonostante l'approvazione della Federal Aviation Administration (FAA) nel 2020. Un rapporto di Bloomberg descrive nel dettaglio quali problematiche attanagliano Amazon, che riguardano la rotazione dei dipendenti e i rischi per la sicurezza. In base al rapporto, durante i quattro mesi di test presso Pendleton (Oregon), sono stati registrati cinque arresti anomali.

A maggio scorso, un drone ha perso l'elica. Amazon ha dunque ripulito il luogo dell'incidente prima che potesse indagare la FAA. L'azienda, tramite il portavoce Av Raichura Zammit, ha poi affermato di avere eseguito gli ordini del National Transportation Safety Board (NTSB) per documentare l'evento e rimuovere il drone. Il mese successivo un altro incidente: durante un cambio di traiettoria, il motore di una drone si è spento, causandone la caduta da un'altezza circa di 48 metri. L'incidente ha poi provocato un incendio in un'area di 25 acri, poi sedato dai vigili del fuoco locali. In questo caso l'episodio è stato registrato dalla FAA. La situazione sembra complessa anche nel Regno Unito. Un rapporto di Wired risalente al 2021 dimostra che i droni di Amazon hanno riscontrato le stesse problematiche viste negli Stati Uniti. In più emergono episodi di negligenza da parte dei lavoratori addetti a far partire i dispositivi di consegna, tra alcol sul posto di lavoro e comandi inviati erroneamente.

Ad oggi, diversi dipendenti di Amazon hanno riferito a Bloomberg che l'azienda ha come priorità il lancio del programma droni a discapito della sicurezza. Cheddi Skeete, un ex project manager di droni di Amazon, ha dichiarato di essere stato licenziato il mese scorso per aver parlato con il suo superiore di problemi di sicurezza. Entrando più nel dettaglio, Skeete si era espresso riluttante a proseguire i test su un drone già schiantatosi cinque giorni prima. L'azienda ha risposto affermando di aver ispezionato 180 motori su 30 droni diversi. Un'affermazione che lo stesso Skeete trova irrealistica, dato che il processo d'ispezione è lungo e complesso. Gli esempi non finisco qui: David Johnson, un ex assistente di volo per droni Amazon, ha dichiarato che l'azienda a volte eseguiva i test senza una squadra di volo completa e con attrezzature inadeguate. Johnson ha inoltre affermato che Amazon ha spesso assegnato più ruoli a una persona. Una dichiarazione che, secondo Bloomberg, è stata confermata da altri due ex dipendenti.

Tramite The Verge, Zemmit ha però dichiarato che le affermazioni di Johnson sono false. "La sicurezza è la nostra massima priorità" ha riferito il portavoce di Amazon. "I membri dell'equipaggio sono assegnati a un solo ruolo per volo. Prima di ogni test di volo, i membri dell'equipaggio vengono informati sul loro ruolo individuale" ha poi spiegato Zammit. "Non fissiamo limiti di tempo per il completamento di alcun aspetto dei nostri test di volo e il nostro team può prendersi il proprio tempo per completare i propri ruoli in sicurezza". In breve, vi sono diverse voci contrastanti, soprattutto su un tema importante quale la sicurezza. Tutto ciò rende ancora nebuloso e rischioso il programma droni su cui Amazon desidera puntare da quasi dieci anni.

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