ChatGPT torna in Italia? Il Garante della Privacy ha incontrato i vertici di OpenAi
L’incontro è stato in videoconferenza. Il 5 aprile, i componenti del Garante della Privacy e i vertici di OpenAi si sono incontrati per una prima riunione sul blocco di ChatGPT, il software di intelligenza artificiale che ha sorpreso il mondo e che il 31 marzo è stato fermato in Italia dal Garante della Privacy. I risultati dell'incontro non sono ancora stati comunicati. L’incontro potrebbe aver aperto a un disgelo, visto che OpenAi ha già detto di essere disponibile a collaborare con le autorità italiane, come ha comunicato lo stesso Garante:
“La società ha risposto al Garante per esprimere la propria disponibilità immediata a collaborare con l'Autorità al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati in merito al trattamento dei dati”.
Il Ceo di OpenAi: “L’Italia è uno dei miei Paesi preferiti”
Il Ceo di OpenAi Sam Altman aveva già lanciato messaggi concilianti dal suo profilo Twitter. Dopo il blocco imposto dal Garante aveva scritto: “Ovviamente seguiamo le indicazione del governo italiano e così abbiamo smesso di offrire ChartGPT in Italia (anche se pensiamo di aver seguito tutte le leggi sulla privacy). L'Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vedo l'ora di tornarci presto!”.
Il rischio del blocco in altri Paesi europei
L’attenzione al caso italiano però non riguarda solo l’attaccamento di Sam Altman al nostro Paese. L’Italia è stata la prima nazione nel mercato occidentale in cui il software è stato bloccato ma potrebbe non essere l’ultima. Stephen Almond, direttore Information Commissioner’s Office del Regno Unito ha citato la decisione dell’Italia.
Almond ha spiegato che le aziende che stanno sviluppando bot basati sull’intelligenza artificiale devono sempre tenere conto delle indicazioni sulla privacy degli utenti: “Non ci possono davvero essere scuse per sbagliare le indicazioni sulla privacy dell'IA generativa. Lavoreremo per assicurarci che le organizzazioni lo facciano bene”.
Dichiarazioni simili sono state annunciate anche Ulrich Kelber, commissario per la protezione dei dati della Germania. Al quotidiano Handelsblatt ha spiegato che dopo il blocco in Italia, ha aperto un canale di comunicazione con il Garante della Privacy: “Stiamo seguendo il regolatore italiano per comprendere le basi della loro azione e ci coordineremo con tutte le autorità per la protezione dei dati dell'UE in relazione a questa questione”.