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C’è un modo per parlare con te stesso nel futuro grazie all’intelligenza artificiale

Una ricerca ha dimostrato che parlare con la versione sessantenne di noi stessi potrebbe aiutarci a cambiare il nostro comportamento. Gli studiosi del Massachussets Institute of Technology hanno sviluppato un chatbot che simula il nostro sé del futuro. E i volontari che lo hanno sperimentato hanno vissuto un senso di consolazione e di riduzione dell’ansia.
A cura di Velia Alvich
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Se incontrassi te stesso del futuro, cosa gli diresti? Probabilmente nulla che non sappia già: i ricordi che hai tu saranno gli stessi che ha anche il clone del domani. A separarvi ci sono gli anni che ancora non hai compiuto, le esperienze che ancora non hai vissuto, le memorie che ancora non hai formato. Più che dirgli qualcosa, gli chiederesti un assaggio del tuo futuro. La carriera andrà nella direzione che desideri? Troverai l'amore della tua vita? Avrai malattie o sarai in salute?

La vera domanda è cosa faremmo se potessimo incontrare la nostra versione futura. Cambieremmo le nostre abitudini? Quale sarebbe la nostra reazione? È quello che hanno studiato alcuni scienziati del Massachussets Institute of Technology (MIT). I ricercatori hanno sviluppato un'intelligenza artificiale (IA) che simula come saremo da grandi e se questo incontro può cambiare il nostro presente.

Come funziona l'intelligenza artificiale che ti fa parlare con la tua versione futura

Per mettere alla prova l'IA che hanno sviluppato nel loro laboratorio, i ricercatori del progetto Future You del Media Lab del Mit hanno chiesto a 344 volontari, con un'età fra i 18 e i 30 anni, di condividere con il modello alcune informazioni su di sé e sul futuro che immaginano. L'algoritmo parte da questi dati per elaborare dei ricordi sintetici, che a loro volta vengono dati in pasto al large language model (LLM), in questo caso basato su GPT3.5, che farà "parlare" il clone. Prima di conversare con il chatbot, i volontari hanno caricato un'immagine che è stata invecchiata automaticamente da un'altra IA.

A quel punto gli utenti sono stati messi di fronte alla versione sessantenne di se stessi. Alle domande sul proprio futuro, il chatbot risponde con le memorie di qualcosa che non è effettivamente successo, ma che riflette i desideri e le aspirazioni della persona reale. Per esempio, nel caso di una giovane volontaria con l'aspirazione di diventare insegnante di biologia, il chatbot-clone ha raccontato il momento più soddisfacente della propria carriera: "Quando sono riuscita ad aiutare uno studente in difficoltà a cambiare i propri voti e a superare l'esame di biologia. È stato così gratificante vedere il suo viso illuminarsi di orgoglio e di soddisfazione".

Qual è il risultato della ricerca

Sì, la conversazione è sembrata "artificiale" alla maggior parte dei volontari che hanno preso parte allo studio, ma non per questo meno autentica. E le sensazioni che hanno lasciato nelle persone sono soprattutto positive: un senso di consolazione, calore, sollievo ma anche una riduzione dell'ansia.

Non solo: la maggior parte degli utenti che hanno partecipato all'esperimento hanno detto di sentirsi soddisfatti del sé futuro. Anche quando hanno percepito che la propria versione sessantenne vive un'esistenza lontana da quella attuale, i valori fondamentali sono rimasti gli stessi.

"Il nostro obiettivo è promuovere riflessioni di lungo respiro e cambiamento nel comportamento", ha detto Pat Pataranutaporn, uno dei ricercatori. "Potrebbe motivare le persone a fare scelte migliori nel presente, che a loro volta potrebbero ottimizzare il benessere sul lungo termine e le scelte di vita".

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