C’è un modo per dire a Facebook di non usare le nostre foto per l’intelligenza artificiale
Da quasi quindici anni il messaggio è lo stesso: "Non autorizzo Facebook a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post né in passato né in futuro". Piccole variazioni sul tema, ma la sostanza era sempre uguale: "è severamente vietato" utilizzare le informazioni del profilo dell'utente che pubblica quel messaggio sul proprio profilo.
Un semplice post su Facebook che non ha mai avuto un valore. Il trattamento dei dati, infatti, dipende dal consenso che si dà la prima volta che viene utilizzata la piattaforma ed è regolato dal General data protection regulation (GDPR). Chissà se tornerà di moda la popolare catena di Sant'Antonio in cui vietiamo l'uso dei nostri dati ora che Meta ha diffuso un modulo per negare il consenso ad accedere alle nostre informazioni su Facebook per addestrare un'intelligenza artificiale (IA).
Come si può negare il consenso all'IA di Meta
Prima arriva una notifica su Facebook: "Abbiamo in serbo nuove funzioni IA per te. Scopri come utilizziamo le tue informazioni". Cliccando sul messaggio, l'utente viene indirizzato a una pagina che spiega come l'IA sta per arrivare anche "nella nostra area" (quindi probabilmente in Italia), ma che per poterla utilizzare si affideranno "alla base giuridica denominata interesse legittimo". "Ciò implica che godi del right to object (cioè del diritto di opporsi, ndr) al trattamento delle tue informazioni per tali finalità".
Per negare il proprio consenso basta cliccare sull'espressione inglese "right to object". Così si apre un modulo in cui viene spiegato all'utente che le sue informazioni, cioè i post, le foto e le didascalie e i messaggi inviati a un'IA, possono essere utilizzati "per sviluppare e migliorare l'intelligenza artificiale su Meta".
Di solito le informative sulla privacy prevedono un semplice tasto per confermare o negare il consenso al trattamento dei dati. In questo caso, invece, l'utente deve compilare un modulo indicando il Paese di residenza, un indirizzo mail e scrivendo poi qual è l'impatto del trattamento dei dati sull'utente stesso. Una modalità insolita per chiedere (o negare) il consenso.
Non passa neanche un minuto prima di ricevere la conferma via mail che il nostro rifiuto è stato accettato. "Abbiamo esaminato la tua richiesta e accogliamo la tua obiezione". In un lampo la nostra richiesta espressa in una ventina di parole è stata accettata dalla piattaforma social. "La tua richiesta verrà applicata da questo momento in poi". C'è da sperare, insomma, che prima del modulo non siano mai state utilizzate le nostre informazioni per addestrare un'IA che è già usata in altri Paesi.
Meta AI: l'intelligenza artificiale sviluppata per Facebook, Instagram e WhatsApp
Da mesi ormai Meta sta concentrando le proprie forze sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale sui propri social. Innanzitutto con lo sviluppo di un proprio modello di large language model. L'ultima versione, Llama 3, è stata annunciata a metà aprile e come le precedenti è disponibile in open source per tutti gli sviluppatori. Sulla base proprio di questo modello è arrivato anche Meta AI, il chatbot che inizialmente è stato rilasciato solo negli Stati Uniti e che dovrebbe aiutare gli utenti con le sue funzioni da assistente virtuale e da generatore di immagini.
Per addestrare un'intelligenza artificiale, però, ci vogliono grandi quantità di dati. Non solo da fonti pubbliche, ma anche "le informazioni condivise nei Prodotti e servizi di Meta, ad esempio post, foto e relative didascalie", come precisano e come è diventato evidente dopo la diffusione del modulo per esprimere il consenso al trattamento dei dati per addestrare l'IA. Una semplice rassicurazione: "Non utilizziamo i contenuti dei messaggi privati che scambi con familiari e amici per addestrare le nostre intelligenze artificiali".