Caso Margaret Spada, il chirurgo: “Cosa ci deve insospettire quando prenotiamo un intervento”
Il 7 novembre Agata Margaret Spada, 22 anni, ha perso la vita dopo un intervento di rinoplastica. Aveva trovato il centro di medicina estetica su TikTok e prenotato l'operazione al naso. Sulla morte sta indagando la Procura della Repubblica, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di due medici, padre e figlio, Marco Procopio e Marco Antonio Procopio. Le cause della morte non sono ancora chiare, tra le opzioni, una cardiopatia congenita, possibili allergie alle sostanze somministrate, e una rianimazione tardiva. Per avere risposte bisognerà aspettare i risultati degli accertamenti medico legali.
Il caso Spada è diventato un punto di partenza per riflettere sulla chirurgia plastica low cost sponsorizzata sui social e sui centri irregolari che mettono a rischio la salute dei pazienti. Stando ai dati condivisi dai carabinieri del Nas nel 2022 sono state controllate 793 strutture, tra centri estetici e studi medici estetici, le autorità hanno sanzionato 110 strutture. Su 125 studi di chirurgia estetica e plastica controllati nel 2024 in Italia la metà sono risultati irregolari. Per capire meglio i rischi degli interventi estetici e soprattutto come riconoscere cliniche autorizzate e affidabili abbiamo parlato con Maurizio Ressa, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE).
Il caso Margaret Spada apre nuovi dubbi sui rischi della chirurgia plastica, sono interventi sottovalutati dai pazienti?
Diciamo che analizzando alcuni casi e le relative conseguenze sembra che la chirurgia estetica sia percepita come “estetica” e non come “chirurgia”. Proprio per questo come SICPRE ricordiamo sempre che si tratta di interventi chirurgici veri e propri, da affrontare senza leggerezza e con la stessa serietà con cui si approccerebbero altri tipi di chirurgia. In tutto questo, anche la comunicazione ha ovviamente il suo ruolo.
Si spieghi meglio.
Scelte lessicali come “punturine” e “ritocchini” contribuiscono a diffondere l’immagine di procedure non invasive e senza rischi, alla stregua di una piega dal parrucchiere.
I social hanno un ruolo in questo processo?
Sicuramente, anche se non vanno demonizzati. In Italia e nel mondo, i social sono utilizzati da istituzioni ufficiali e professionisti seri e competenti e in generale sono ormai un media imprescindibile nella comunicazione attuale. Chi fruisce i contenuti dovrebbe fruire anche contenuti relativi alla medicina e chirurgia estetica con la giusta dose di senso critico: chi mi sta trasmettendo questo messaggio? A quale scopo lo fa? È una fonte attendibile?
Al contempo, ovviamente, i medici che comunicano sui social si devono attenere ai principi che devono regolare la loro comunicazione in tutti gli ambiti: decoro, etica, prudenza, serietà… un insieme di valori che abbiamo esplicitamente espresso in un addendum del Codice Etico della SICPRE.
A proposito di social, il centro scelto da Spada era proprio comparso su TikTok, quali sono i pericoli di scegliere interventi così delicati sulle piattaforme?
I social sono una vetrina, ma non ci si deve fermare lì. Il consiglio della SICPRE è sempre di incontrare il professionista prima dell’intervento e approfondire tutti i dettagli: la sua preparazione ed esperienza, le caratteristiche della struttura in cui avverrà l’intervento, le possibili complicanze e il modo in cui il professionista le affronterà. Dopo questo incontro, il potenziale paziente deve aver modo di riflettere e se lo desidera fare uno o più incontri per chiarire ulteriori ed eventuali dubbi. Assolutamente no, quindi, alla visita eseguita poco prima dell’intervento.
Come bisognerebbe scegliere un intervento del genere?
Dicevamo prima del “difetto” di considerare la chirurgia estetica come una non chirurgia. Ritornando a questo concetto, il primo passo è sicuramente quello di parlare con il proprio medico, esponendo il problema e ascoltandone i consigli.
Ci sono tanti centri in Italia non autorizzati o che mettono a rischio la salute dei pazienti?
Qui direi che parla la cronaca. Sì, evidentemente ci sono.
Ci sono dei dati?
No, noi non abbiamo dati ufficiali su questi centri.
Come si fa a riconoscere una clinica affidabile da un centro potenzialmente pericoloso?
Una struttura affidabile, sia questa un ambulatorio chirurgico, un day hospital o una clinica privata, è innanzitutto in possesso della regolare autorizzazione regionale. Ricordiamo infatti che è ogni singola Regione a stabilire i requisiti e le caratteristiche per ogni singola struttura (ovviamente, però, le differenze non sono macroscopiche). E questo perché l’autorizzazione viene rilasciata quando ci sono tutti i dispositivi, i farmaci e il team necessario per garantire il massimo della sicurezza.
E invece quali sono i segnali di pericolo? Per esempio una clinica non attrezzata.
Quando si parla di “scorciatoie”, per esempio interventi realizzati in pochi minuti, senza cicatrici, a basso costo. Tutto questo deve insospettire, dicevamo. Per definizione, la chirurgia comporta incisioni e suture, quindi cicatrici. Per quanto riguarda il prezzo, il paziente deve sapere che una struttura autorizzata, e quindi sicura, ha dispositivi, materiali, farmaci, personale. Tutto questo ovviamente incide sul costo finale. Il desiderio di risparmiare può quindi portare a correre rischi molto, molto gravi.
Cosa consigliate a un paziente che vuole fare un intervento di chirurgia plastica?
Rivolgersi sempre a uno specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, cioè al medico che dopo la laurea si è formato per altri cinque anni frequentando la Scuola di Specializzazione in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Chi ha questa preparazione padroneggia le tecniche e ha tutte le competenze per affrontare le possibili complicanze.
Non avere fretta, da entrambe le parti. Il paziente deve avere il tempo per recuperare tutte le informazioni, confrontare, riflettere, perché la chirurgia estetica è una chirurgia d’elezione, quindi non presenta di per sé un carattere d’urgenza. Il professionista che ha fretta di operare deve pertanto insospettire. Infine controllare sul sito della Federazione dei medici, FNOMCEO, i titoli di studio.