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Blackout Microsoft, spunta un responsabile: “Ho solo lanciato un aggiornamento”. Ma qualcosa non torna

Vincent Herregat, alias Vincent Flibustier, è un giornalista satirico e dubunker belga. In un post su X si è finto il responsabile del blackout informatico di venerdì 18 luglio, spacciandosi per un neoassunto di CrowdStrike, l’azienda di antivirus che ha causato il bug nei pc Microsoft. In realtà, il suo era un esperimento sociale per dimostrare come nasce una fake news di successo: “Le persone volevano un colpevole e io gliel’ho dato”.
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X | Foto dai post di Vincent Flibustier
X | Foto dai post di Vincent Flibustier

"Primo giorno a CrowdStrike, ho lanciato un piccolo aggiornamento e mi sono preso il pomeriggio libero". Poco conta se il selfie è chiaramente modificato, la faccia divertita e il tono ironico, nell'arco di qualche ora dalla pubblicazione del post incriminato su X, per milioni di utenti Vincent Flibustier è diventato il responsabile del blackout informatico di Microsoft che venerdì 19 luglio ha mandato in tilt i principali servizi in quasi tutto il mondo.

Il post in cui ha finto di essere un dipendente di CrowdStrike e di aver causato il bug nell'antivurus che ha mandato in crash 8,5 milioni di pc in tutto il mondo è stato visto da 45 milioni di utenti. Moltissimi, come si legge nei commenti, ci sono cascati. Flibustier, che dopo qualche altro post ingannevole, è uscito allo scoperto, ha spiegato perché in tanti hanno creduto al suo post: "Ci sono diverse cose che lo rendono un buon falso in grado di funzionare".

Chi è Flibustier e perché si è finto il responsabile del blackout informatico

Tra la sensibilizzazione e la trovata di marketing, Flibustier ha sfruttato l'occasione del caos di questi giorni per creare l'esempio perfetto di fake news. D'altronde lo fa di lavoro: Vincent Herregat – Flibustier è il suo nome d'arte, oltre al suo nome utente – è uno scrittore satirico belga e dubunker di professione, esperto in fake news e social network. Oltre a vendere corsi di formazione su come diventare esperti in fact-checking, dal 2014 dirige il sito di giornalismo satirico Nordpresse.be.

Un po' come fa sul suo blog – in cui trasforma spunti di attualità in storie di fantagiornalismo dai toni chiaramente satirici – Flibustier ha dato a tutti quello di cui avevano più bisogno in quel momento: una spiegazione, ma soprattutto un colpevole.

La storia del finto post

Tutto è iniziato con poche righe e un selfie – tra l'altro pieno di prove che si trattasse di un fake – poi Flibustier ha continuato ad alimentare la storia che intanto aveva cominciato a girare sul web. Poco dopo la pubblicazione del post, in un commento ha scritto: "Licenziato. Del tutto ingiustamente".

Non contento, Flibustier ha pubblicato un video in cui raccontava di come l'azienda che lo aveva appena assunto avesse deciso di licenziarlo. "Mi hanno detto che non avrei dovuto lanciare un nuovo aggiornamento senza prima testarlo, soprattutto di venerdì. Ma io lo avevo provato sul mio pc e funzionava", dice nel video, trattenendo a fatica il sorriso. Poi, la ciliegina sulla torta, Flibustier scrive un messaggio in cui chiede a Elon Musk, taggandolo, se avesse un lavoro per lui.

Perché è l'esempio perfetto di fake news

A guardarlo dall'inizio alla fine, il teatrino messo in scena da Flibustier fa sorridere. Ma in realtà il successo di diffusione che ha avuto il suo post non è altrettanto divertente: è la prova del potere delle fake news e della loro forza di diffusione, nonostante le chiare prove che siano dei falsi.

Lo ha spiegato in un video lo stesso Flibustier: "È pazzesco quanto questo post sia diventato virale, l'ho visto ovunque. Infatti il punto è proprio questo: quando qualcosa riesce a diffondersi così tanto e così velocemente, a prescindere da quanti errori ci siano, le persone continueranno a crederci".

Il segreto: dare un colpevole alla folla

Nel post, il debunker belga spiega perché il suo post aveva tutti gli ingredienti per diventare una fake news di successo. E così è stato, nonostante gli indizi della sua falsità, per primi gli errori nel selfie, come la mano sproporzionata rispetto al corpo, o una specie di corono presente sulla sua testa, dovuti a un uso volutamente frettoloso di Photoshop, ha spiegato Flibustier.

Innanzitutto – si legge nel post – le persone in quel momento volevano un colpevole, "io gliel'ho servito sul piatto d'argento", offrendo una risposta in un momento in cui le persone ne avevano fortemente bisogno. Il fatto che sembrasse "completamente stupido" – tanto da prendersi il pomeriggio libero dopo il caos che aveva creato – ha aiutato molto.

L'averlo scritto in inglese ha permesso una sua diffusione a livello mondiale, inoltre anche se molte persone l'hanno condivisa inizialmente solo per scherzo, avendo capito benissimo che si trattasse di una fake news, questo ha contribuito a farla girare, amplificandola fino a farla diventare una sorta di "leggenda metropolitana".

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