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Intelligenza artificiale (IA)

Benifei (Pd) a Fanpage.it: “Con l’AI Act sapremo se un video è creato dall’intelligenza artificiale”

Classe 1986, Brando Benifei è un parlamentare europeo. Negli ultimi mesi ha lavorato all’AI Act, il primo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Entrerà in vigore, anche in Italia, nei prossimi due anni.
Intervista a Brando Benifei
Europarlamentare
A cura di Valerio Berra
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I negoziati sono stati lunghi. Molto più di quanto previsto. Alla fine il Parlamento Europeo e i rappresentati dei governi che fanno parte dell’Unione Europea sono riusciti a trovare un accordo per l’AI Act, il primo regolamento sull’intelligenza artificiale. Il testo è pronto, nei prossimi due anni verrà applicato interamente da tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea. Gradualmente. Entro sei mesi entreranno in vigore i divieti, entro 12 mesi le regole per i modelli più potenti e entro 24 mesi tutto il resto.

Uno dei relatori dell’AI Act è stato Brando Benifei, europarlamentare eletto nelle liste del PD. Ora questo regolamento deve essere votato da tutti i governi. Il passaggio in Parlamento è previsto a febbraio ma dovrebbe essere solo una formalità. Benifei ha spiegato a Fanpage.it cosa cambierà dall’applicazione dell'AI Act.

Cosa cambia con l’AI Act?

Sono due le cose che cambieranno. La prima è che ci saranno controlli su tutti i sistemi di intelligenza artificiale più potenti, a partire da GPT. È il motore di ChatGPT. I contenuti creati con l’intelligenza artificiale avranno un watermark, una filigrana che può essere riconosciuta.

Come è possibile riconoscerla?

Attraverso sistemi automatici. Questo watermark potrà essere letto dai social o dai sistemi operativi degli smartphone. Così verrà segnalato subito il contenuto fatto con l’intelligenza artificiale. Sarà un ottimo aiuto per capire quali video sono deepfake.

E la seconda cosa che cambierà?

L’AI Act cambierà il rapporto fra questi sistemi e chi produce contenuti, dai pittori ai giornalisti. I modelli di intelligenza artificiale vengono allenati su migliaia di testi, video e quadri. Ora sarà possibile per chi crea contenuti impedire a chi produce software di intelligenza artificiale di prendere dati dal loro lavoro. Non solo. Potranno sapere anche se qualcuno ha già preso i loro contenuti.

È un sistema retroattivo? Vale anche per i software che già esistono?

Questo è più difficile. Ma sarà possibile sapere quali contenuti sono stati usati per allenare l’intelligenza artificiale.

Uno dei temi più caldi per questo dossier è stato il riconoscimento biometrico.

Buona parte dei negoziati sono stati dedicati a questo. Ci sarà il divieto di usare il riconoscimento biometrico su larga scala. Per capirci, non verrà usato dalle telecamere di sicurezza nei luoghi pubblici. Succederà solo per crimini gravi che vanno dal terrorismo all’omicidio volontario.

Il riconoscimento può essere fatto dalle registrazioni delle telecamere di sicurezza oppure in tempo reale nelle telecamere più avanzate.

Esatto. Le forze dell’ordine potranno usare il riconoscimento in tempo reale solo per i crimini di cui abbiamo parlato prima. E solo con l’autorizzazione di un magistrato.

Non c’è il rischio che i tempi per l’applicazione siano troppo lunghi? Questa è una tecnologia che si sviluppa molto velocemente.

I divieti più importanti entreranno in vigore entro sei mesi. Per tutto il resto c’è bisogno di tempo, sia per le aziende che si devono adeguare, sia per i governi che devono definire la struttura di controllo.

Fra cinque giorni Instagram Threads arriva in Europa, con mesi di ritardo rispetto agli altri mercati. Non c’è il rischio che l’AI Act rallenti l’innovazione?

Non penso proprio. Nessuno, come abbiamo visto, vuole rinunciare all’Europa. Essere un mercato unico è fondamentale per negoziare con queste multinazionali. Io ho parlato anche con i legislatori del Sudamerica. Lì il mercato è frammentato, le aziende si impongono ed è impossibile far rispettare un regolamento unico.

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