Arriva la prima app pornografica per iPhone: il caso di Hot Tub e il ruolo dell’Europa
La storia di Hot Tub è un caso interessante di come siano imprevedibili gli effetti delle decisioni. Il Digital Market Act (DMA), è uno dei regolamenti decisi dall’Unione Europea per definire il mercato delle Big Tech. Tra gli effetti di questo regolamento c’è stato l’obbligo per Apple di aprire i suoi sistemi a store alternativi all’App Store, spazi in cui i clienti possono installare nuove app. Una conseguenza che ha aperto la strada a Hot Tub, la prima app di pornografia esplicita mai comparsa su uno smartphone Apple. Almeno in via ufficiale.
L’app sarà disponibile su AltStore PAL, uno degli store alternativi che gli utenti iOS, principalmente proprietari di iPhone, possono scaricare. Di solito in questi store trovano rifugio tutte le app che non rispettano i criteri ufficiali di App Store. Quindi app che presentano modifiche alle app ufficiali o, appunto, app con contenuti pornografici. Nello specifico Hot Tub si presenta come un motore di ricerca di contenuti per adulti.
Come ha preso Apple l’arrivo di Hot Tub
Nelle ultime ore la notizia si è diffusa presentando Hot Tub come la prima app dedicata alla pornografia esplicita che in qualche modo riesce a superare le regole di Apple. Peter Ajemian, un portavoce di Cupertino, ha usato queste parole per commentare la notizia al magazine The Verge:
“Siamo profondamente preoccupati dei rischi per la sicurezza che creano queste app, soprattutto per i bambini. Non approviamo questa app e non la offriremo nel nostro App Store. Siamo tenuti dalla Commissione Europea a consentire la sua distribuzione”.
Curiosità. Fra le app ospitate da AltStore PAL c’è anche Fortnite, l’arcinoto videogame di Epic Games. La sua collocazione qui non è un caso. Il dibattito sul monopolio dell’app store nasce proprio da una lunga lotta commerciale tra Epic Games e Apple, con tanto di spot infarciti di citazione. Nel 2020 Epic Games aveva rimosso Fortnite dall’App Store in polemica con la politica di Apple di applicare il 30% di commissioni sugli acquisti in app.