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Apple deve restituire un tesoro da 13 miliardi di euro: risveglio amaro dopo il lancio di iPhone 16

Secondo le informazioni rivelate dalla Commissione Europea dal 2003 al 2014 l’aliquota pagata da Apple in Unione Europea è stata minima. Come riporta Politico parliamo di percentuali che vanno dall’1% allo 0,005%. Gli accordi erano stati firmati con il governo irlandese, dove la Big Tech aveva deciso di mettere la sua sede europea. La Corte di Giustizia Europea non ha ritenuto validi questi accordi: ora Apple deve restituire tutti gli arretrati.
A cura di Valerio Berra
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Il tempismo non è dei migliori. A poche ore dal lancio di iPhone 16, Apple si è trovata sulla scrivania dei suoi legali una sentenza attesa da tempo. La Corte di Giustizia Europea ha deciso: Apple dovrà pagare 13,8 miliardi di tasse arretrate in Irlanda. Il motivo? I giudici hanno ritenuto non validi gli accordi fiscali stipulati da Dublino con la Big Tech californiana, accordi che prevedevano una serie di sconti in cambio della scelta dell’Irlanda come sede europea dell’azienda.

Questa decisione arriva da un contenzioso lungo dieci anni. Un contenzioso che a lungo è stato condotto da Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza. È lei a commentare questa decisione della Corte di Giustizia: “È stata una vittoria che mi ha fatto piangere perché è molto importante. È molto importante mostrare ai contribuenti europei che ogni tanto si può fare giustizia fiscale”.

Il problema del dumping fiscale: la guerra delle tasse

All’origine di questo contenzioso c’è un problema noto da tempo nell’Unione Europea: il dumping fiscale, una politica di agevolazione che viene condotta da alcuni stati a scapito di altri. I due governi spesso coinvolti in queste controversie sono quello dell’Irlanda e quello del Lussemburgo. In pratica vengono concessi trattamenti fiscali di favore per conquistare le sede delle grandi aziende e tutto l’indotto diretto e indiretto che portano sul territorio. I dati delle tasse pagate da Apple diffusi dalla Commissione Europea sono in effetti minimi. Come scrive Politico, nel 2003 l’azienda dichiarava una aliquota fiscale dell’1% e nel 2014 dello 0,005%. Secondo Julien Trosdorf, portavoce di Apple, il problema non è se l’azienda paga le tasse ma dove:

“Questo caso non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma il governo a cui siamo tenuti a pagarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c'è mai stato un accordo speciale. Apple è orgogliosa di essere un motore di crescita e innovazione in Europa e nel mondo e di essere sempre uno dei maggiori contribuenti al mondo. La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole, ignorando che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti. Siamo delusi dalla decisione odierna, poiché in precedenza la Corte di Giustizia aveva riesaminato i fatti e annullato categoricamente il caso”.

Apple resta al momento l’azienda più capitalizzata al mondo. Secondo il portale Companies Market Cap il suo valore si aggira sui 3.358 miliardi di dollari. Con un prezzo per azioni di 220 dollari. Oltre 300 miliardi di dollari da Microsoft, azienda che si piazza seconda in questa classifica. Il caso è stato commentato anche dal governo irlandese che ha difeso le posizioni di Dublino: "La posizione irlandese è sempre stata che l'Irlanda non concede un trattamento fiscale preferenziale a nessuna società o contribuente. Il caso Apple ha riguardato una questione che ormai ha solo rilevanza storica: l'Irlanda ha già introdotto modifiche alla legge in materia di norme sulla residenza aziendale e sull'attribuzione degli utili alle filiali di società non residenti che operano nello Stato".

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