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Intelligenza artificiale (IA)

Adamo, l’artista che dipinge con l’intelligenza artificiale: “Ora è il mio lavoro, questa è arte”

Il caso delle immagini di Drangon Ball create con Midjourney ha sollevato nuovi dubbi sulla possibilità di fare arte con l’intelligenza artificiale. Abbiamo parlato con un illustratore per capire meglio il nuovo ruolo dei software nel panorama creativo.
Intervista a Adamo Romano
AI artist
A cura di Elisabetta Rosso
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ADAMO ROMANO | Illustrazione generata con IA
ADAMO ROMANO | Illustrazione generata con IA
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È arte, o no? Una domanda vecchia che va sempre a braccetto con la paura viscerale che qualcosa sostituisca qualcos'altro. Nasce la fotografia e la pittura urla, poi arriva l’impressionismo. Il ‘900 inaugura l’era della riproducibilità tecnica tutto diventa replicabile, e l’arte per sopravvivere cambia pelle, rifiuta i canoni estetici e partorisce il dadaismo, l’arte nonsense, la performative art. La lista è lunga. L'ultimo casus belli nasce per colpa di Drangon Ball. Per omaggiare la scomparsa del maestro Akira Toriyama, gli utenti hanno pubblicato sui social immagini di Goku, Vegeta, Majin Bu generate con l'intelligenza artificiale (IA). Sotto, tra i commenti, si è scatenato un colorato dibattito che ci riporta alla domanda iniziale: è arte o no? E la discussione travalica anche Drangon Ball, si parla soprattutto di intelligenza artificiale, accusata, tra le altre cose, di uccidere l'arte.

In mezzo agli utenti che hanno preso parte al dibattito c'è anche Adamo Romano. Si definisce sulla sua biografia Instagram "il primo AI artist italiano", ha un passato come content creator con la pagina Maledizioni, e ora realizza opere visive e testuali con l'intelligenza artificiale generativa. Lo abbiamo chiamato per capire meglio quale ruolo ha l'IA nel mondo dell'arte, e le prospettive di una nuova professione creativa.

Partiamo propio da Drangon Ball. Cosa ne pensi di queste immagini?

Non mi sono piaciute. La mia critica non è tanto alle immagini create con l’intelligenza artificiale, anzi. Sono più che altro rimasto deluso dai prodotti, perché con i software di adesso si possono raggiungere risultati davvero precisi e esteticamente belli. C’erano disegni con nove sfere del drago al posto di sette, c’erano dettagli che mi hanno lasciato spaesato. Poi stona ancora di più se lo fai per omaggiare un maestro come Toriyama.

Però molti si sono proprio scagliati contro l’intelligenza artificiale.

Sì, e sono quelli che vengono a criticare poi anche me.

Ecco, tu ti definisci un "AI artist".

Esatto.

Cosa vuol dire essere un artista di intelligenza artificiale oggi?

Ti faccio una premessa, a me non piacciono queste definizioni o usare “artist” per definire una professione, però era il miglior modo per far comprendere alle persone cosa faccio.

E tu cosa fai?

Io genero contenuti con l’intelligenza artificiale. Il mio obiettivo è lasciare sentimenti positivi e di prospettiva, diciamo spunti di riflessione su diversi temi.

I tuoi follower sono incuriositi da quello che fai?

Sì, diversi utenti mi fanno molte domande perché è ancora un territorio inesplorato. Mi contattano, mi chiedono come funziona in generale l’IA, se è vero che ruberà il lavoro, che strumenti utilizzo, ma questo non glielo dico.

Non lo dici nemmeno a noi?

Eh no, poi non è una sola, ma sono almeno una decina che uso contemporaneamente.

Tu ti definisci il primo AI artist italiano, pensi davvero di essere il primo? 

Non lo so, sono stato sicuramente il primo a scriverlo nella biografia.

Andiamo al cuore della questione: si può fare arte con l’IA?

Si può fare arte con tutto. C’è questa citazione bellissima di Picasso che dice: “C’è gente che vede nel sole una macchia gialla e poi c’è gente che in una macchia gialla vede il sole”. Credo sia il senso dell’arte, soprattutto quella concettuale.

Ma ecco a proposito di arte concettuale. Ormai da tempo la tecnica si è sganciata dall’arte a favore dell’idea. Altrimenti non sarebbero opere l'orinatoio di Duchamp o i tagli di Fontana, quindi mi chiedo, su che basi si critica l’IA se il concetto alla fine resta?

Sono assolutamente d’accordo. Siamo di fronte a un significante che può essere rappresentato benissimo con l’intelligenza artificiale. L’artista IA disegna con le parole, i software sono uno strumento, e come tutti gli strumenti dipende come li usi. Non sanno cosa fare, devi saperli guidare tu con le parole appunto, e si può fare anche arte.

C’è però un problema. Per funzionare questi strumenti usano le opere di altri artisti, quindi parliamo di violazione del copyright. 

Sì, e il problema, se non sbaglio, è emerso con Midjourney un anno e mezzo fa. Si scoprì che alcune foto con cui era stato addestrato avevamo il watermark di shutterstock. Diciamo che per funzionare non deve essere possibile rappresentare un’immagine nello stile di un’artista o usare il volto di una celebrità, o di personaggio politico come Giorgia Meloni o Donald Trump.

Però qua a me viene un altro dubbio. Gli artisti spesso si sono ispirati a celebrità, penso banalmente alle Marilyn Monroe di Andy Warhol, ecco se si vuole fare arte con l’IA questo potrebbe essere un altro problema. 

Si questo è vero, perché da un lato c’è il copyright che è un problema, dall’altro vai a limitare le possibilità. E infatti il rischio è di tutelare sono una parte di artisti, ovvero i disegnatori che usano forme di disegno classico e non chi usa l’intelligenza artificiale. Il problema è che quei dati sono stati presi senza il consenso, forse potrebbe essere questa la chiave. Un artista deve decidere se concedere o meno l’autorizzazione.

Al momento diciamo che è ancora una terra selvaggia.

Come tutte le tecnologie disruptive va regolamentata.

Secondo te prenderà piede? Si creerà una corrente artistica legata all’intelligenza artificiale?

Credo sia già successo e che in parte stia succedendo. Ci sono già artisti clamorosi.

Per esempio? Qualche artista che ti piace e segui?

Ma per esempio Gaudism, o Fabio Comparelli, adoro le sue distopie e il modo in cui usa l'IA per realizzare mondi surreali. Mi evoca suggestioni che mi riportano a Magritte.

Mi racconti invece la prima volta che hai usato l’IA per creare un’immagine?

Un po’ di tempo fa. È stata una rivoluzione, non immaginavo che i software si sarebbero sviluppati in così poco tempo.

Ma hai subito pensato che sarebbe potuto essere uno strumento per fare arte?

No, era l’ultima cosa che ho pensato in quel momento, ho creato qualche sgorbio, ma perché quando ti approcci a qualcosa di nuovo sei sempre un po’ scettico.

Te la ricordi la prima immagine che hai creato?

Forse un volto, ma non ne sono sicuro.

E invece quella più strana o inquietante che hai generato?

Questa me la ricordo. Avevo usato Midjourney 4, doveva generare degli amici in un pub che bevono vino e questa cosa si è trasformata in una copertina dei Cannibal Corpse. Ha creato teschi che si sbranavano tra di loro. Abbastanza disturbante.

Prima di tutto questo, cosa facevi?

Tante cose. Sono stato e sono ancora un creatore di contenuti online, ho realizzato copertine divertenti su quello che attualmente è il mio profilo, Maledizioni.

Adesso porti avanti entrambi i progetti?

No, ora mi occupo soltanto di generare contenuti con l’intelligenza artificiale ed è diventato il mio lavoro principale.

Quindi l’AI artist è già un lavoro. 

Lo diventerà a tutti gli effetti, al momento mi permette di vivere, poi come ogni professione artistica non mi piace definirlo come un lavoro, più come passione. Credo che sarà uno strumento molto utile per chi ha delle idee ma non sa realizzarle perché gli mancano le capacità tecniche.

Comunque anche per usare bene l’IA bisognerà studiare e acquisire nuove competenze.

Sì, ma la soglia di apprendimento è più bassa e imparare è molto più veloce. Partiamo sempre dal presupposto che qualcosa abbia un valore solo se è faticata, che da un lato è vero, però non è la regola generale.

Non hai voluto dirci che strumenti usi, ma da AI Artist puoi condividere un trucco con i lettori per creare immagini milgiori con l’intelligenza artificiale?

Credo che un consiglio prezioso sia quello di non tralasciare la conoscenza classica. Già sapere la differenza tra uno stile e un altro aiuta a comprendere dove vuoi andare. Ed è fondamentale. Io per esempio ero affascinato dallo stile commerciale anni ‘50 e ‘60, mi ci sono voluti mesi per capire che quella corrente che mi piaceva si chiamava “stile commerciale anni ‘50 e ‘60”, un illustratore che ha studiato non avrebbe avuto questo problema.

Ma quindi possiamo dire che niente è facile, nemmeno l’intelligenza artificiale? 

Sì, ha difficoltà diverse che portano a prospettive diverse. Tra queste c'è anche l'arte.

Adamo Romano, AI Artist
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