Twitter ora ha solo un dipendente per moderare tutti i contenuti pedopornografici dell’Asia
La moderazione di Twitter è saltata. I licenziamenti decisi da Elon Musk, le dimissioni di massa davanti alla richiesta di lavorare “in modalità hardcore” e l’esaltazione della libertà di parola hanno inaugurato una nuova stagione della piattaforma. Ora i contenuti che si scontrano con le linee guida della community sono liberi di muoversi nel flusso dei tweet. “È come aprire le porte dell’inferno” ha detto Alejandra Caraballo, ricercatrice di diritto informatico alla Harvard University.
Dalle indiscrezioni che stanno emergendo negli ultimi giorni l’origine del problema sarebbe proprio l’assenza del personale. Partiamo dai contenuti pedopornografici. Su Twitter la pornografia è concessa, infatti questa piattaforma viene utilizzata spesso dai creator che lavorano nel settore dei film per adulti. Questa decisione risale a prima dell’inizio dell’era di Elon Musk ed è un unicum tra le grandi piattaforme che invece dai loro primi anni di vita hanno lavorato per togliere il nudo dai loro palinsesti.
Non tutto, ovviamente, è concesso. Le linee guida della community non ammettono la pedopornografia. Morgan Meaker, giornalista di Wired.com, ha svelato che per gestire la moderazione di tutti questi contenuti nella sezione del social network che copre tutta l’aria asiatica è rimasta solo una persona. Un unico dipendente, che lavora nella sede di Singapore, per un territorio in cui vivono 4,3 miliardi di persone. Senza contare che per Twitter il Giappone, dopo gli Stati Uniti, è il Paese con il numero più alto di utenti: 59 milioni.
Non è possibile accedere a uno storico delle informazioni su questo team e conoscere così il numero di dipendenti avuti in passato o il metodo di lavoro. Meaker ha trovato quattro persone che fino a novembre dichiaravano di lavorare in questo team su LinkedIn. Il lavoro di moderazione poi non era tutto in capo ai dipendenti: per coprire i contenuti pubblicati da tutti gli account, Twitter collaborava anche con agenzie esterne che si occupavano di sviluppare sistemi di filtraggio automatico.
Le fake news sul Coronavirus
Il problema della moderazione non riguarda solo i contenuti pedopornografici. Da 23 novembre l’azienda ha smesso di oscurare, etichettare o rimuovere i contenuti che vanno contro le linee guida sul Covid. Solo negli ultimi tre mesi sono stati sospesi 11.000 account per temi collegati al Coronavirus.
Rachel Schraer, giornalista della BBC esperta di salute ha spiegato che il rischio ora è che ritornino anche gli account già oscurati: “La domanda è se questi account torneranno o quelli nuovi saranno incoraggiati a condividere informazioni errate, che potrebbero influenzare le decisioni che le persone prendono sulla loro salute”.
I video del massacro di Christchurch
Nel marzo del 2019 a Christchurch in Nuova Zelanda un uomo è entrato armato prima in una moschea e poi in un centro islamico. Ha causato 50 morti, firmando il più grande mass shooting nella storia recente del Paese. L’attentatore si chiamava Brenton Harrison Tarrant, arrivava da ambienti neofascisti e ha trasmesso tutto in diretta su Facebook.
Il fatto che quelle immagini siano state viste da migliaia di persone ha aperto un dibattito sulla sicurezza dei sistemi di moderazione dei social. Nei giorni scorsi un account Twitter ha ricaricato tutte le immagini sulla piattaforma: i video sono passati indenni dalla moderazione della piattaforma ed è stato necessario l’intervento del governo della Nuova Zelanda per rimuoverli.
L'immagine di copertina creata dall'intelligenza artificiale di Midjourney