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Intelligenza artificiale (IA)

A tempo record DeepSeek ha già problemi di privacy: “Rischio per i dati di milioni di persone”

Il Garante della Privacy ha deciso di chiedere più informazioni sul trattamento dei dati personali di DeepSeek, l’intelligenza artificiale nata in Cina che nel giro di due giorni ha sconvolto i mercati finanziari mettendo in dubbio il primato degli Stati Uniti in questo settore. Ora le società che gestiscono il chatbot hanno 20 giorni per rispondere.
A cura di Valerio Berra
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Come avevamo anticipato, DeepSeek è finito sotto la lente del Garante per la protezione dei dati personali. Nel tardo pomeriggio del 29 gennaio il Garante ha diffuso un comunicato stampa in cui annuncia di aver chiesto più informazioni sulla gestione dei dati personali da parte dell’intelligenza artificiale cinese che ha sconvolto il mercato delle Big Tech. Secondo le prime informazioni che abbiamo il suo fondatore è Liang Wenfeng.

Nello specifico il Garante ha spiegato che al momento esiste un “possibile rischio per i dati di milioni di persone in Italia”. E per questo ha inviato una richiesta di informazioni alle due società che sono coinvolte nello sviluppo di DeepSeek: Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence.

Cosa chiede ora il Garante della Privacy

I segnali erano parecchi. Le informazioni sul portale di DeepSeek non spiegavano chiaramente dove venivano conservati i dati raccolti dagli utenti che si connettevano dall’Italia. Il Garante infatti chiede più informazioni non solo sui dati personali raccolti ma anche sul tipo di trattamento e sui server dove vengono conservati.

Non solo. Il Garante ha chiesto di specificare anche quali dati sono stati utilizzati per addestrare il sistema di intelligenza artificiale. Un sistema che, come abbiamo già dimostrato, presenta anche una certa attenzione alla censura del governo di Pechino, visto che oscura completamente alcune domande.

Da oggi le due società che gestiscono DeepSeek hanno 20 giorni di tempo per rispondere al Garante della Privacy. Il rischio è quello di seguire lo stesso percorso di ChatGPT nel 2023: allora l’intelligenza artificiale di OpenAI era stata bloccata in Italia in attesa di spiegazioni sull’uso dei dati degli utenti.

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