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Vermocane, cos’è, come è arrivato in Italia e quanto è pericoloso

Il vermocane sarà uno dei protagonisti della stagione estiva. È un anellide, fa parte dei policheti e possiamo definirlo come un parente marino dei lombrichi. Sta risalendo verso nord nei mari italiani, soprattutto il Mar Tirreno. È carnivoro ma si nutre soprattutto di carcasse. In questo articolo risponderemo a tutte le domande sulla sua presenza nei mari e i rischi per l’uomo.
A cura di Valerio Berra
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Il vermocane è un animale noto da tempo ai biologi che si occupano del Mar Mediterraneo. Come ha spiegato l’ecologo Andrea Bonifazi nella sua intervista a Fanpage.it, il suo nome scientifico è Hermodice carunculata ed è conosciuto anche come verme di fuoco. È un anellide e fa parte dei policheti. Ci scusino i biologi per l’approssimazione ma vuol dire che in qualche modo è una sorta di cugino di mare del lombrico.

Sono animali carnivori. Mangiano soprattutto i resti di altri animali: hanno una funzione da spazzini. Le setole con cui sono ricoperti hanno un effetto urticante anche sull’uomo. Nelle ultime settimane sono aumentati gli avvistamenti, tanto che i biologi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) hanno pubblicato un comunicato in cui avvisano di come sta crescendo la loro presenza. Anche l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha alzato la soglia di attenzione anche se, si specifica nel comunicato, non c’è allarme.

Cos'è vermocane e come riconoscerlo

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Un esemplare di vermocane può essere lungo tra i 30 e i 50 centimetri. Negli scorsi giorni sono emerse informazioni che parlano di esemplari lunghi anche 70 centimetri o addirittura 1 metro. Misure forse un po’ troppo generose per la letteratura scientifica. L’aspetto del vermocane è facile da riconoscere. Ha una colorazione che in biologia viene definita aposematica: è molto accesa, fatta da colori in contrasto con l’habitat in cui si trova.

Di solito questo tipo di colorazione viene utilizzata in natura dagli animali che vogliono comunicare ai predatori di essere tossici. Il vermocane è cosparso di setole che possono avere un effetto urticante, anche per l’uomo. Proprio per questo aspetto così acceso l'animale è conosciuto anche come verme di fuoco.

Dove vive e di cosa si nutre il vorace verme di fuoco

Il vermocane è un animale molto vorace. Non è raro vederne anche diversi avvolti attorno alla stessa preda. Di solito si nutrono di carcasse ma possono anche colpire direttamente le reti dei pescatori, mangiando i pesci raccolti. L’habitat preferito dal vermocane è il fondale di tipo roccioso. È questo il motivo per cui sarà più probabile vederli nel Mar Tirreno invece che nel Mar Adriatico, dove il fondale è più sabbioso.

Come è arrivato il vermocane nel mare del Sud Italia

Il vermocane non è una specie aliena come il granchio blu. Fa parte della fauna del Mar Mediterraneo. L’unico problema è che prima era radicato nei mari più a Sud, ora invece sta risalendo verso Nord a causa di un fenomeno noto come Meridionalizzazione dei mari. Il riscaldamento globale porta la temperatura dei mari ad alzarsi e quindi anche la fauna e la flora marina cambiano nel tempo.

Cosa provoca la puntura di un vermocane

Le setole del vermocane sono urticanti e il loro contatto provoca una reazione sulla pelle umana. In genere si parla di dermatiti. Le reazioni non sono particolarmente violente, di solito la sostanza urticante prodotta dal vermocane provoca dermatiti e gonfiori che possono durare alcuni giorni. Secondo l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale le tossine del vermomcane provocano anche "dolori, bruciori, edemi, pruriti e intorpidimento".

Le setole di questi animali hanno anche un altro problema: si conficcano nella pelle come fossero piccoli aghi, un po’ come succede quando si maneggiano i fichi d’India senza precauzioni. Rimuoverle è difficile: un consiglio è quello di staccarle attaccando una striscia di scotch.

Cosa fare in caso di contatto

Negli ultimi anni è nata la pagina Facebook Monitoraggio Vermocane, un progetto legato all’UniMore (Università di Modena e Reggio Emilia) che si occupa di raccogliere segnalazione sulla presenza di questa animali nei mari italiani. Qui viene spiegato nel dettaglio cosa fare in caso di contatto con uno di questi animali:

“La raccomandazione è quella di non sfregare la zona punta, neanche se sotto un flusso d’acqua. Se si sfrega, buona parte delle chete penetrate nella cute si rompono, inducendo una risposta infiammatoria molto più forte e il resto si disperde in zone adiacenti o no, tramite la mano usata per sfregarsi. La letteratura medica suggerisce di rimuovere le setole senza spezzarne la punta, seppur il rimedio suggerito non è sempre applicabile”.

Perché e quanto è pericoloso per l'uomo e l'ecosistema marino

Il vermocane non è un animale pericoloso per l’uomo. O almeno, può dare qualche fastidio ma in letteratura non si trovano facilmente casi di esseri umani deceduti dopo aver toccato un vermocane. I problemi più grossi sono legati al pescato: nei mari dove stanno proliferando più velocemente si sta attivando un sistema di trappole per catturarne il più possibile.

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