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Vermi “alieni” scoperti nelle acque italiane: due specie nel Lazio e una in Romagna

In Italia sono state identificate oltre 3.500 specie aliene diverse, che rappresentano una significativa minaccia per le specie autoctone e gli equilibri ecosistemici. Durante recenti operazioni di monitoraggio delle acque marine sono stati individuati vermi alieni innanzi alle coste del Lazio e della Romagna.
A cura di Andrea Centini
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I vermi scoperti nelle acque italiane. Credit: Mediterranean Marine Science
I vermi scoperti nelle acque italiane. Credit: Mediterranean Marine Science

Durante una serie di indagini scientifiche volte a monitorare la biodiversità marina gli scienziati hanno scoperto tre specie di vermi policheti "alieni" in Italia, due innanzi alla costa del Lazio e uno al largo di Ravenna, in Romagna. In realtà una delle tre specie – Paraprionospio coora – è stata definita criptogenica dagli esperti; ciò significa che in base ai dati attualmente disponibili non è ancora chiaro se si tratti di una specie alloctona (o aliena), come era classificata fino a qualche tempo fa, oppure autoctona, dunque facente parte dei nostri ecosistemi. Ciò che è certo è che siamo innanzi alla prima segnalazione in Italia.

Paraprionospio coora, la specie di verme criptogenica scoperta in Italia. Credit: Andrea Bonifazi
Paraprionospio coora, la specie di verme criptogenica scoperta in Italia. Credit: Andrea Bonifazi

Le specie aliene rappresentano una delle principali minacce alla biodiversità, essendo spesso molto più resistenti, aggressive e adattabili di quelle autoctone. Non essendosi co-evolute nello stesso ambiente, possono soppiantare rapidamente le specie locali in vari modi, ad esempio occupandone la medesima nicchia ecologica, facendo strage di esemplari giovanili o magari trasmettendo malattie mortali. Tra i casi più emblematici balzati agli onori della cronaca nazionale vi sono sicuramente quelli relativi a scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis); granchio blu (Callinectes sapidus); gambero della Lousiana conosciuto anche come “gambero killer” (Procambarus clarkii); e calabrone dalle zampe gialle (Vespa velutina), ma ve ne sono moltissime altre. Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in Italia ve ne sono almeno 3.500. Alcune di esse non rappresentano "solo" una minaccia per i delicati equilibri ambientali, ma anche per la salute umana, come nel caso della caravella portoghese (Physalia physalis) e del pesce scorpione (Pterois miles).

Credit: Andrea Bonifazi
Credit: Andrea Bonifazi

Fortunatamente i due vermi policheti alieni e quello criptogenico recentemente rinvenuti in Italia non dovrebbero rappresentare un grandissimo problema. A confermarlo è l'ecologo marino Andrea Bonifazi, che ha trovato una delle specie nel Lazio e ha collaborato alla stesura dell'articolo scientifico sui nuovi “intrusi”. Nel 2023, durante un’indagine scientifica dell’ARPA Lazio, aveva documentato la presenza di alcuni esemplari di un altro polichete alieno, Laonome triangularis, scoperto nei pressi del porto di Civitavecchia.

Lo scienziato, che è anche fondatore della pagina di divulgazione scientifica “Scienze Naturali”, in un post su Facebook ha sottolineato che i tre vermi policheti sono di pochi centimetri e il loro impatto sulla biodiversità "non è particolarmente disastroso". Ha comunque aggiunto che la loro scoperta non è da sottovalutare, perché amplia le nostre conoscenze sulla presenza di specie aliene nelle acque italiane, “andando ad arricchire l'elenco già fin troppo lungo di quelle nel Mar Mediterraneo”. “Ad oggi – sottolinea l'esperto – sono oltre 1100 gli alieni nel Mare Nostrum e circa 300 hanno trovato condizioni adeguate lungo le nostre coste”.

Ma chi sono esattamente i tre vermi policheti alieni appena scoperti? Innanzitutto i policheti sono una classe di anellidi, di cui fanno parte anche i lombrichi. I policheti sono tutte specie marine caratterizzate dalla presenza di molteplici setole sul corpo segmentato. L'etimologia greca del loro nome significa proprio “molte setole”. Ne esistono migliaia di specie in tutto il mondo; alcuni sono predatori attivi o saprofagi, come il vermocane di cui si è parlato molto lo scorso anno, altri – come gli spirografi – sono dei filtratori (spesso bellissimi) e hanno ad esempio ispirato anche la fauna di Pandora, il mondo alieno della saga cinematografica di Avatar.

Le tre specie identificate in italia si chiamano Paraprionospio coora, Polydora cornuta e Prionospio pulchra, di cui la seconda e la terza sono originarie rispettivamente delle coste americane e giapponesi. Il dottor Bonifazi ha spiegato a Fanpage.it che gli esemplari sono stati trovati durante campagne di monitoraggio condotte tra il 2021 e il 2024, ma la pubblicazione dello studio è stata fatta quest'anno. “In tutto abbiamo trovato alcune decine di esemplari, quindi non si parla di numeri particolarmente elevati, sebbene si tratti di specie che possono diventare invasive, almeno stando ai dati in letteratura”, ci ha spiegato lo scienziato. “In particolare, Paraprionospio coora, specie criptogenica segnalata per la prima volta in Italia, l'ho trovata in due differenti stazioni sulla costa nord e sulla costa sud del Lazio; Polydora cornuta, trovata dal mio collega Emanuele Mancini, rappresenta la prima segnalazione per il Mar Tirreno (in particolare è stata campionata a Civitavecchia) ed è una specie aliena; analogamente, è aliena anche Prionospio pulchra, trovata da Marco Lezzi a largo di Ravenna, il cui record rappresenta una conferma della sua presenza in acque italiane”.

Credit: Andrea Bonifazi
Credit: Andrea Bonifazi

Siamo dunque innanzi a una scoperta affascinante e significativa; al momento, come indicato, i vermi alieni e la specie criptogenica non sembrano comunque rappresentare una particolare minaccia al nostro patrimonio naturalistico, pur tenendo presente la loro potenziale invasività. Sicuramente la loro identificazione continua ad allungare l'elenco delle specie aliene registrate in Italia, magari trasportate nelle acqua di sentina delle navi e favorite nell'adattamento dal cambiamento climatico. I dettagli della ricerca "New records of introduced species in the Mediterranean Sea" sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Mediterranean Marine Science.

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